Sondaggi presidenziali in francia: le pen guida con il 31%, retailleau cresce ma resta distante dal centrodestra
In vista delle elezioni presidenziali del 2025, la politica francese è caratterizzata da una crescente polarizzazione, con Marine Le Pen in testa e un centrodestra in ripresa guidato da Bruno Retailleau.

I dati Toluna-Harris del 2025 mostrano una Francia politica polarizzata: Marine Le Pen guida con il 31%, il centrodestra di Bruno Retailleau cresce, mentre la sinistra resta divisa e debole in vista delle elezioni presidenziali. - Unita.tv
I nuovi dati raccolti dall’istituto Toluna-Harris e diffusi il 21 maggio 2025 dipingono una situazione politica francese molto tesa e polarizzata in vista delle prossime elezioni presidenziali. Marine Le Pen conferma il suo ruolo di protagonista assoluta, mentre il centrodestra tradizionale sembra riguadagnare terreno con Bruno Retailleau. La sinistra appare divisa e fatica a trovare una strategia unitaria per contrastare l’avanzata dell’estrema destra. Analizziamo nel dettaglio i vari movimenti e le dinamiche emergenti.
Marine le pen e la sua posizione di forza nel panorama politico francese
Marine Le Pen guida le intenzioni di voto con un solido 31%, nonostante il suo status di ineleggibile causato dalla vicenda giudiziaria legata a un presunto uso improprio di fondi europei. Il consenso verso il Rassemblement National cresce in misura tale da rendere evidente il suo peso nella nuova destra francese. La sua posizione incute preoccupazione a Parigi, visto che il suo elettorato si conferma numeroso e determinato. Le Pen punta molto a capitalizzare il malessere sociale, rivolgendosi soprattutto a chi si sente escluso e deluso dalle forze politiche tradizionali.
Un messaggio che mescola nazionalismo e politiche sociali
Il suo successo deriva in parte da un messaggio che mescola nazionalismo e politiche sociali orientate a proteggere i più fragili, ma fatica a superare la stigmatizzazione internazionale e interna dovuta alle sue posizioni sovraniste e al suo passato controverso. In ogni caso, Le Pen riesce a mantenere il sostegno di una base radicata, che continua a credere nella necessità di un cambio “forte” rispetto all’establishment politico.
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La crescita di bruno retailleau e il posizionamento del centrodestra
Bruno Retailleau, esponente dei Républicains, registra un notevole aumento nei consensi, salendo dal 7% al 16% in poco più di un mese. Questo salto indica un parziale recupero del centrodestra classico, che cerca di presentarsi come un’alternativa più stabile e istituzionale rispetto alle tensioni dell’estrema destra. Retailleau sembra intercettare quel segmento di elettori che guarda con diffidenza alle provocazioni di Le Pen e Zemmour, ma che preferisce un candidato ordinato e con esperienza parlamentare.
La sua ascesa si accompagna a una strategia tesa a rinsaldare l’asse conservatore e a offrire una risposta più tradizionale ai problemi sociali ed economici del paese. Non è da escludere che parte del centrosinistra moderato possa orientare i propri voti verso Retailleau nel tentativo di contrastare il Rassemblement National. Quest’ultimo resta però distante dalla candidatura di Le Pen, anche se gioca un ruolo importante nel frenare la crescita di Zemmour e nel posizionarsi come possibile argine a destra.
Il ruolo del centrista gabriel attal e la frammentazione della sinistra
Gabriel Attal, attuale primo ministro e esponente di spicco della maggioranza macroniana, si attesta al 15% delle preferenze, un dato che non evidenzia progressi significativi e sottolinea le difficoltà del campo centrista nel conquistare maggiori consensi. Macron e i suoi seguaci faticano a rilanciare la loro immagine, soprattutto di fronte a un elettorato stanco e diviso. Il centro politico sembra non riuscire a trovare un racconto convincente, capace di contrastare la polarizzazione che caratterizza il clima politico francese.
La sinistra radicale e la divisione interna
Nella stessa area politica, Jean-Luc Mélenchon raggiunge anch’egli il 15%, con un lieve aumento rispetto al mese precedente. Il leader di La France Insoumise consolida i suoi sostenitori senza però attirare nuovi voti fuori dalla base radicale. Mélenchon si presenta come portavoce dei più esclusi, rifugiandosi spesso nelle piazze e nei presidi operai, ma il suo messaggio non riesce a superare la divisione interna di tutta la sinistra.
Il quadro si completa con altri candidati della sinistra, ma questa appare profondamente frammentata e incapace di proporre un progetto politico unitario in grado di attirare una fetta significativa di indecisi o di astensionisti.
La divisione della sinistra e le difficoltà dei progressisti
Raphaël Glucksmann, che rappresenta una posizione più moderata e filo-europea, conquista l’11%, un risultato che attesta una certa quota di consenso ma evidenzia quanto il fronte progressista resti disperso. Yannick Jadot, con Europe Écologie-Les Verts e un sostegno ridotto al 3%, e Fabien Roussel del Partito comunista francese che si ferma anch’esso al 3%, confermano il lento declino delle forze minori della sinistra.
Nathalie Arthaud, esponente trotskista, raggiunge appena l’1%, ribadendo la marginalità della sinistra rivoluzionaria nel contesto attuale. La sommatoria di tutti questi voti colloca il blocco progressista attorno al 33%, ma senza una voce forte e condivisa.
Mancanza di leadership unitaria
L’assenza di una leadership unitaria pesa sulla capacità del campo di attrarre coloro che restano fuori dall’agone politico, in particolare gli astenuti e i disillusi, segmento decisivo nella battaglia elettorale.
La decrescita di eric zemmour e le dinamiche dell’estrema destra alternativa
Il partito di Éric Zemmour, Reconquête!, segna una flessione portandosi al 5%, suggerendo che molti suoi elettori si riallacciano a Marine Le Pen, vista come opzione più concreta rispetto all’estrema destra “alternativa”. Zemmour ha perso terreno forse a causa delle sue posizioni più provocatorie e di una comunicazione politica meno strutturata.
Dall’altro lato, la crescita di Retailleau segna un tentativo di riassestamento da parte dell’area conservatrice, offrendo una prospettiva meno radicale e più istituzionale. Questo cambiamento potrebbe portare a un rilancio del centrodestra come forza capace di contrastare la divisione sia del centro sia dell’estrema destra.
Il governo di Emmanuel Macron, che nel 2017 aveva fatto della novità il suo punto di forza, oggi appare meno efficace nel mantenere un “fronte repubblicano” compatto. La nuova stagione politica si profila come una sfida aperta tra le nuove forze sovraniste e un sistema politico tradizionale ancora in cerca di un’identità condivisa.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi in vista delle elezioni europee
Il 2025 si presenta come un anno decisivo per la francia in chiave politica. Le elezioni europee avranno un ruolo fondamentale per verificare la tenuta delle coalizioni, soprattutto rispetto al tema del sovranismo e dell’euroscetticismo. Questi appuntamenti rappresenteranno un banco di prova per misurare se il paese intende procedere verso una maggiore chiusura o se resterà aperto a un progetto riformista.
Il voto potrà chiarire la capacità delle forze progressiste o moderate di ritrovare una coesione. Dalla risposta degli elettori dipenderà il futuro corso della politica francese, in uno scenario in cui i toni si mantengono tesi e le divisioni sono particolarmente marcate.
La partita appare quindi aperta e difficile, con possibili svolte in grado di modificare il volto della nazione nei prossimi mesi.