Segnali allarmanti nel mercato del debito Usa: tensioni crescenti e rischi emergenti per la liquidità e il credito privato

Segnali di stress nel mercato del debito statunitense, con un aumento dello spread sul Sofr a 30 anni e preoccupazioni per il credito privato, mentre l’oro guadagna terreno.
Il mercato del debito statunitense mostra segnali di stress con spread in aumento, tensioni nel credito privato e crescente sfiducia nel dollaro, mentre le autorità finanziarie cercano interventi per stabilizzare la situazione. - Unita.tv

Negli ultimi giorni, si stanno manifestando segnali preoccupanti nel mercato del debito statunitense. Lo spread sul Sofr a 30 anni ha raggiunto livelli mai visti da tempo, un indicatore chiaro di scarsità di collaterale e deterioramento del credito. A questo si aggiunge un movimento anomalo della Term Premium della Fed di New York, che cambia direzione rispetto all’ultimo decennio, evidenziando una domanda di compensazione più che di durata negli investimenti obbligazionari. Intanto, l’oro continua a salire, a sottolineare una riduzione della fiducia nelle risorse in dollari. In mezzo a queste dinamiche, le manovre del Tesoro e della Fed fanno capire che c’è tensione a più livelli, mentre crescono i timori per il credito privato, considerato l’anello debole prossimo a scoppiare.

La situazione attuale del mercato del debito e i segnali di stress

Il Sofr spread a 30 anni ha superato quota 90, un valore che indica difficoltà nel reperire collaterale affidabile e un generale peggioramento delle condizioni di credito. Questa variazione è significativa soprattutto se paragonata al 2020, quando il mercato si muoveva secondo dinamiche opposte. Il passaggio da Term Premium negativi a nettamente positivi secondo la Fed di New York segnala che gli investitori richiedono una maggiore remunerazione per il rischio, evitando le long duration.

L’oro e la fiducia nel dollaro

L’oro, tradizionalmente rifugio sicuro, ha avuto un incremento marcato nei mercati asiatici riaperti all’inizio della settimana. Questo trend indica un ridimensionamento dell’interesse verso asset denominati in dollari, frutto della crescente sfiducia nel biglietto verde. La situazione a Hong Kong, con l’intervento della banca centrale per sostenere il peg del dollaro locale su quello Usa, rafforza la percezione di un cambio profondo e destabilizzante, paragonabile a una vera e propria scossa tettonica per la finanza globale.

Le dichiarazioni del segretario al tesoro Scott Bessent e le implicazioni per il debito pubblico

In un contesto già teso, le parole di Scott Bessent, segretario al Tesoro, hanno acceso ulteriormente i riflettori sulle criticità in corso. Durante un incontro in Svizzera con le controparti cinesi, ha sottolineato la necessità di eliminare il rischio di credito collegato al governo Usa per far scendere i tassi d’interesse. “Un’affermazione che implica l’ammissione di un problema ben presente, considerato il debito da rifinanziare: 7 trilioni di dollari entro fine anno e una crescita fino a 9 trilioni nei dodici mesi successivi.”

Bessent ha parlato anche di possibili potenziamenti del programma di buyback del debito Usa, misura destinata a stabilizzare il mercato delle obbligazioni. La sua ipotesi di una Fed ombra, che possa influenzare il mercato e alleggerire le tensioni sul governatore Jerome Powell, apre ulteriori scenari politici e finanziari. Il nome fatto è quello di Kevin Warsh, ex membro del Federal Reserve Board e figura legata anche a periodi delicati per l’economia americana, come la crisi finanziaria post-Lehman Brothers.

Le dinamiche nel credito privato: il rischio della prossima crisi

Il mercato del credito privato emerge come il possibile focolaio di una nuova tensione finanziaria. Robert O’Leary di Oaktree Capital ha dichiarato di assistere a vendite di massa di titoli a metà del valore pagato. Si tratta di un fenomeno che può compromettere la capacità di questi fondi di garantire liquidità e rispettare i rimborsi agli investitori.

Questi fondi offrono finanziamenti alternativi alle imprese, soprattutto Pmi, in cambio di tassi di interesse più elevati rispetto all’obbligazionario tradizionale. Ma questo meccanismo regge solo fino a quando non si verifica un calo improvviso del valore degli asset, seguito da blocchi nelle richieste di rimborso . Il rischio è di creare un effetto domino, concentrato esternamente al sistema bancario tradizionale, ma comunque in grado di mandare onde d’urto sull’intero mercato finanziario.

Segnali preoccupanti dalle vendite di massa e impatti sul mercato

“Assistiamo a vendite di massa di titoli a metà del valore pagato,” afferma Robert O’Leary, segnalando come queste dinamiche possano generare forti tensioni sistemiche.

I segnali dagli organi di stampa internazionali e le mosse delle banche centrali

Diversi articoli recenti di Wall Street Journal, Financial Times e Bloomberg descrivono una crescente preoccupazione per il debito nascosto e per l’attacco ribassista al credito privato. In contemporanea, la Federal Reserve sta aggiornando i rating non pubblici delle banche americane, segnalando che dietro alle quinte la situazione resta complessa.

Sul fronte internazionale, la Banca centrale cinese ha avviato una serie di tagli ai tassi e ai requisiti delle riserve bancarie, misure volte ad alleggerire la pressione sul credito interno. Queste decisioni, insieme alla sensazione di una stasi apparente ma tesa sui negoziati commerciali e sui dazi, contribuiscono a creare un ambiente instabile che può produrre effetti a catena sui mercati globali.

Movimenti recenti e tensioni globali

In definitiva, i movimenti più recenti del mercato Usa e le reazioni degli asset di rifugio riflettono una fase delicata. Le autorità finanziarie e politiche sono già al lavoro, cercando di evitare che questa crisi nascente si ampli in modo incontrollabile. Resta da vedere come evolverà il quadro nelle prossime settimane, con particolare attenzione alle mosse sui buyback e alle pressioni sul credito privato, settori chiave per la stabilità finanziaria.