Home Sciame sismico ai campi flegrei: 49 scosse e una forte magnitudo 4.4 a pozzuoli il 13 maggio 2025

Sciame sismico ai campi flegrei: 49 scosse e una forte magnitudo 4.4 a pozzuoli il 13 maggio 2025

Il 13 maggio 2025, i Campi Flegrei hanno registrato oltre quaranta scosse sismiche, inclusa una di magnitudo 4.4, causando disagi a Pozzuoli e riaccendendo l’attenzione sul bradisismo locale.

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Il 13 maggio 2025 i Campi Flegrei hanno registrato uno sciame sismico con oltre 40 scosse, la più forte di magnitudo 4.4, causando disagi a Pozzuoli e attivando l’emergenza. L’evento è legato al bradisismo e all’attività vulcanica della zona, monitorata dall’Osservatorio Vesuviano. - Unita.tv

Il 13 maggio 2025 il territorio dei Campi Flegrei ha vissuto una lunga serie di scosse sismiche, con oltre quaranta eventi registrati in poche ore. La più intensa ha raggiunto una magnitudo di 4.4, provocando disagi tra la popolazione di Pozzuoli, tra cui l’interruzione dei trasporti e l’evacuazione di scuole e strutture pubbliche. Il fenomeno ha riacceso l’attenzione sul bradisismo e sulle dinamiche vulcaniche di questa zona a rischio. Ecco una ricostruzione dettagliata dei fatti e le parole dell’esperto Mauro Di Vito.

La sequenza delle scosse e l’impatto sul territorio di pozzuoli

Tra le ore 12:06 e le 18:30 del 13 maggio 2025, l’area di Pozzuoli ha registrato 49 eventi sismici, uno sciame particolarmente intenso e prolungato. La scossa più forte, di magnitudo 4.4, si è verificata poco dopo mezzogiorno, scatenando un’immediata reazione delle autorità locali. Il sindaco ha diramato un comunicato alla cittadinanza per informare sugli sviluppi e sulle misure adottate.

Tra le conseguenze più evidenti c’è stata l’interruzione del servizio di trasporto ferroviario, inevitabile precauzione vista la natura e l’intensità dei fenomeni. Le scuole e gli edifici pubblici sono stati evacuati per garantire la sicurezza degli abitanti. L’evento ha provocato un clima di preoccupazione che ha coinvolto gran parte della popolazione locale, con segnalazioni di panico diffuso.

Questa serie di scosse sismiche, che ha superato il numero di eventi tipici registrati in più di una settimana, ha rappresentato una prova significativa per la gestione delle emergenze locali, richiedendo un lavoro coordinato tra le autorità comunali, la Protezione Civile e l’Osservatorio Vesuviano.

Le cause geologiche dello sciame secondo l’osservatorio vesuviano

Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano, ha fornito indicazioni precise sull’origine dello sciame sismico e della scossa più forte. La zona dei Campi Flegrei è caratterizzata da un fenomeno noto come bradisismo, che provoca il sollevamento e l’abbassamento del suolo in modo ciclico.

Negli ultimi mesi, la deformazione del suolo si è attestata intorno a un centimetro al mese, con punte che avevano raggiunto i tre centimetri tra febbraio e marzo. Questa pressione crescente ha generato uno stress nella crosta terrestre, culminato nei terremoti verificatisi tra due e tre chilometri di profondità. La scossa di magnitudo 4.4 è figlia di questa tensione accumulata.

Di Vito ha messo in evidenza l’importanza di osservare i dati di lungo termine, non limitandosi agli eventi più recenti. Dal 2005 la superficie ha subito un sollevamento totale di 1,45 metri, un segnale significativo di attività vulcanica latente. Il fenomeno interessa anche l’area di Solfatara Pisciarelli, nota per l’emissione di gas idrotermali, e si estende in parte alla zona marina, aggravando il quadro dei rischi geologici.

Il ruolo delle emissioni idrotermali nel contesto vulcanico flegreo

L’attività idrotermale che si registra nei Campi Flegrei rappresenta un elemento chiave per capire l’energia rilasciata in questa fase. L’Osservatorio ha osservato un incremento delle emissioni di gas, derivanti dal degassamento magmatico profondo. Questi gas modificano la pressione interna e contribuiscono a spingere la crosta verso l’alto.

Il rilascio di energia non si manifesta solo con i terremoti, ma anche attraverso queste emissioni, che forniscono un indizio sulla pressione accumulata sotto la superficie. Lo studio delle caratteristiche di questi fenomeni permette di valutare la probabilità di eventi futuri e di monitorare con attenzione la stabilità della zona.

La presenza di attività sia nei punti terrestri come a Solfatara Pisciarelli che in mare mostra la complessità del sistema vulcanico dei Campi Flegrei, un’area con un apparato idrotermale e un bradisismo che interagiscono in modo continuo, con conseguenze visibili anche sulla superficie.

Le operazioni dell’osservatorio e la risposta alla crisi

Subito dopo la forte scossa di magnitudo 4.4, l’Osservatorio Vesuviano ha adottato tutte le procedure di emergenza previste. Mauro Di Vito ha ringraziato il personale per la rapidità con cui sono state diffuse le comunicazioni ufficiali e per il lavoro svolto nelle ore successive alla scossa.

Il primo avviso è stato diramato pochi minuti dopo l’evento, seguito da ulteriori comunicazioni entro mezz’ora. La gestione degli eventi successivi ha richiesto attenzione e coordinazione, soprattutto per guidare la popolazione e le istituzioni coinvolte nelle zone più colpite.

L’intervento tempestivo ha limitato il panico e ha permesso di attuare le misure di sicurezza necessarie. Il personale dell’osservatorio ha dimostrato una prontezza che ha contribuito a contenere rischi maggiori e a gestire con precisione una situazione delicata.

I dati settimanali e le prospettive di monitoraggio futuro

Nel bollettino settimanale relativo al 5-13 maggio 2025, si annotavano 46 movimenti sismici, con una magnitudo massima di 2.3, dati che però sono stati mescolati con lo sciame del 13 maggio. Quello sciame ha superato il numero totale di terremoti registrati in una settimana con un solo evento.

Il terremoto di marzo 2025, di magnitudo 4.6, resta il più intenso della recente attività nel bradisismo dei Campi Flegrei, mentre la scossa di 4.4 di maggio potrebbe subire conferme o revisioni in base alle analisi più dettagliate dei dati sismici.

Il sollevamento del suolo, registrato con una media attuale di 1.5 centimetri al mese, sarà oggetto di verifica nei prossimi rapporti. Rimane da vedere se i nuovi eventi avranno modificato la velocità di sollevamento o la pressione sotto la superficie.

L’attenzione rimane alta. Le risorse economiche e scientifiche destinate allo studio del vulcano consentono un monitoraggio costante, finalizzato a migliorare le conoscenze e intervenire tempestivamente in caso di ulteriori incidenti.