Tra le storie raccontate nella nuova puntata di Da noi a ruota libera, il programma di Raiuno condotto da Francesca Fialdini, spicca quella di Rose Pacatte. Suora e studiosa, Rose si dedica all’alfabetizzazione mediatica in ambito cattolico. Attraverso il racconto della sua esperienza personale e professionale, la puntata offre uno sguardo su un’attività poco conosciuta ma fondamentale all’incrocio tra fede e comunicazione.
Il percorso formativo e l’impegno di rose pacatte
Rose Pacatte è suora delle Figlie di San Paolo e ha costruito una carriera legata alla comunicazione religiosa e al cinema. La sua formazione inizia con una laurea specializzata in catechesi e comunicazione. Successivamente si sposta all’Institute of Education dell’Università di Londra per un master in Media Studies, esperienza che amplia la sua conoscenza dei media e della loro influenza culturale. Nel suo cammino si aggiunge anche un certificato in Comunicazione Pastorale conseguito all’Università di Dayton, che consolida il suo ruolo di educatrice e mediatrice culturale.
Il suo lavoro si concentra sull’alfabetizzazione mediatica, con l’obiettivo di aiutare catechisti e adulti a capire il linguaggio dei mass media in modo critico ma aperto. Pacatte conduce corsi, tiene seminari e organizza iniziative educative rivolte a diverse fasce di pubblico, mettendo in luce il rapporto tra fede e messaggi mediatici. L’impegno di Rose si inserisce nell’ambito di SIGNIS, l’associazione cattolica mondiale dedicata alla comunicazione, dove collabora attivamente per stimolare un dialogo che guardi con attenzione ai media contemporanei.
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Il ruolo di rose pacatte nel mondo del cinema e della cultura cattolica
Rose è conosciuta anche come critico cinematografico, ma con un taglio specifico: recensisce film pensando ai giovani e ai catechisti, offrendo spunti per un utilizzo consapevole delle immagini e dei contenuti. È fondatrice e direttrice del Pauline Center for Media Studies a Los Angeles, che si propone come punto di riferimento per chi vuole approfondire il rapporto tra fede e cinema.
La sua attività include un programma online di interviste e recensioni intitolato “The Industry with Sister Rose on the IN Network”, dove analizza uscite cinematografiche e televisive con uno sguardo informato e accessibile. Gestisce inoltre il blog “Sister Rose at the Movies”, da cui nasce la condivisione di riflessioni e consigli legati ai film.
Il lavoro di Rose l’ha portata a partecipare come giurata in molti festival cinematografici di rilievo, tra cui Venezia, Locarno, Berlino e Newport, anche in contesti ecumenici e cattolici. Ha così potuto osservare direttamente l’evoluzione dell’industria culturale, mettendo sempre l’attenzione sulle produzioni che promuovono valori e temi sociali importanti.
La produzione editoriale e l’impegno sociale di rose pacatte
Nel corso della sua carriera, Rose Pacatte ha scritto e curato quindici libri su vari aspetti del cinema, della scrittura e dell’educazione mediatica. Questi testi offrono risorse a chi cerca strumenti per lavorare con i media in ambito pastorale o educativo. I suoi scritti sono considerate un punto di riferimento per chi vuole studiare il modo in cui i contenuti audiovisivi possono influenzare le comunità e i giovani.
Rose si impegna anche nella diffusione di un messaggio che invita alla riflessione sul bene presente nel mondo, come dimostra l’intervista rilasciata a Radio Vaticana-Vatican News. Nel colloquio ha citato Madre Teresa di Calcutta, sottolineando l’importanza di riconoscere le piccole e grandi azioni positive che spesso passano inosservate.
L’attività di Rose va oltre il semplice insegnamento: è un invito a guardare ai media con occhi attenti, per comprendere le storie, le emozioni e i valori che trasmettono. Per lei, il legame tra fede e comunicazione non è un limite, ma un’occasione per costruire ponti culturali e recuperare dimensioni più profonde del dialogo sociale.
Con la sua presenza a “Da noi a ruota libera” Rose Pacatte porta al grande pubblico una testimonianza concreta di come la spiritualità e la cultura si intrecciano. La sua esperienza dimostra che anche figure religiose possono dialogare con il mondo moderno senza rinunciare alla loro identità, proponendo modelli di lettura critica ma aperta dei fenomeni mediali.