Romania al ballottaggio 2025, simion: restare in ue e nato contro le ingerenze russe
Il ballottaggio presidenziale in Romania del 18 maggio 2025 segna una sfida cruciale per George Simion e la destra, tra accuse di filorussismo e un crescente consenso popolare.

La destra di George Simion in Romania guadagna consensi in vista del ballottaggio presidenziale del maggio 2025, difendendo l’appartenenza a Ue e Nato e criticando l’élite burocratica europea, mentre respinge le accuse di filorussismo e denuncia interferenze esterne nel voto. - Unita.tv
Mentre la Romania si prepara al ballottaggio presidenziale di domenica 18 maggio 2025, la destra guidata da George Simion guadagna terreno, nonostante le accuse di filorussismo e estremismo. Il giovane leader di Alleanza Unita per i Romeni rilancia un messaggio chiaro: rimanere nell’Unione europea e nella Nato è fondamentale per difendere la libertà nazionale e respingere le ingerenze esterne, soprattutto russe. Il voto si presenta come un momento cruciale per definire la direzione politica del paese, segnando una sfida a Bruxelles e a Parigi che, secondo Simion, tentano di condizionare le elezioni con accuse e pressioni.
Le accuse contro la destra e il consenso crescente in romania
Nel corso delle ultime settimane la destra rumena ha risposto a durissime critiche, provenienti sia dall’interno del paese che dall’estero. Calin Georgescu prima, e poi George Simion sono stati etichettati come filo-fascisti, vicini alla Russia e contrari allo stato di diritto. Questi attacchi però non hanno frenato la crescita di consensi per AUR durante il primo turno delle elezioni presidenziali, in cui ha raccolto oltre il 40% dei voti, segnando così un chiaro segnale di cambiamento nel panorama politico. La mobilitazione degli elettori ha confermato il desiderio di rinnovamento, in particolare tra chi si sente rappresentato da un’“eurocritica” che reclama maggior spazio per le nazioni rispetto ai vertici burocratici di Bruxelles.
In un’intervista esclusiva rilasciata a “Quarta Repubblica”, Simion ha smentito con fermezza le accuse di filo-russismo, sottolineando come la sua posizione contro la Russia sia netta e senza mediazioni. Il politico rumeno ha definito inaccettabili le aggressioni militari di Mosca contro l’Ucraina e ha rivendicato con forza la necessità di restare nella Nato e nell’Unione europea per proteggere i valori di libertà e democrazia. Questo contrasto tra quanto viene detto pubblicamente sulle sue posizioni e il sostegno popolare emerso al voto racconta una tensione non ancora risolta nel dibattito politico nazionale.
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Il rapporto di simion con l’ue, la nato e la politica estera russa
George Simion respinge decisamente l’immagine che lo vuole come un burattino della Russia. Anzi, il leader di AUR ha denunciato le azioni aggressive del Cremlino, giudicandole un grave pericolo per la stabilità regionale e europea. Ha ribadito che di fronte all’invasione dell’Ucraina la Romania deve “difendere la libertà sociale e politica”, restando saldamente alleata nella Nato e nei patti europei. Per Simion, il mantenimento dell’unità della difesa comune rappresenta un baluardo contro tentativi di destabilizzazione, tanto che reputa la posizione degli Stati Uniti sotto Donald Trump favorevole a una tregua e a un negoziato di pace.
Il punto centrale della sua piattaforma politica non è avvicinarsi alla Russia, ma trovare una nuova forma di collaborazione tra i paesi europei che garantisca sovranità e rispetto reciproco. Simion prende come esempio il governo di centrodestra italiano guidato da Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. La critica è rivolta non all’Europa nel suo insieme, bensì ai funzionari non eletti che, secondo lui, soffocano la voce dei cittadini. Simion sostiene la necessità di rifiutare le politiche dell’“élite” burocratica, chiedendo una Europa più vicina ai popoli e meno dipendente da imposizioni da Bruxelles.
Temi sociali e culturali al centro del programma di aur
Il candidato di AUR si mostra contrario alle politiche ambientaliste del Green Deal, alle misure di riarmo, e alle correnti del politicamente corretto che riguardano questioni come il cambio di sesso nei minori. Invoca la centralità della famiglia, della patria e della libertà come valori da difendere per la Romania. Questi temi sono il fulcro dell’identità che la destra vuole riaffermare, con un approccio che si riconnette ad alcune correnti conservatrici presenti in vari paesi occidentali.
Simion mette in contrapposizione queste posizioni con le narrative imposte dalla sinistra, che vede come interlocutori politici principali da battere sia alle urne in Romania, sia in Europa. A suo giudizio, la destra deve lavorare per riportare ai valori tradizionali ciò che considera l’essenza dell’Occidente. Il confronto con altri leader politici, da Trump a Meloni, rispecchia la comune volontà di reagire contro quella che chiamano burocrazia eccessiva e imposizioni ideologiche.
Accuse di interferenze esterne nelle elezioni romene e la strategia di aur
Simion denuncia un presunto piano di interferenze da parte della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e del presidente francese Emmanuel Macron per influenzare il voto in Romania. Secondo lui, l’intento sarebbe quello di fermare l’avanzata delle forze di destra, considerate scomode per i poteri europei tradizionali. Questi attacchi, sempre secondo il leader di AUR, non si limiterebbero alla sola Romania ma sarebbero un “test” per ripetere manovre simili in altri paesi europei.
Il movimento MEGA , a cui AUR si rifà, richiama l’analogo gruppo di sostenitori di Trump negli Stati Uniti e si propone di difendere l’identità nazionale e il buon senso contro le pretese di cancellare i valori tradizionali europei. Simion sottolinea che la minaccia di uscire dalla Nato è una fake news diffusa per creare confusione, e ribadisce che la coalizione di destra mantiene come prioritario il ruolo dell’Alleanza atlantica per la difesa del paese. Critica poi la sinistra e l’“establishment” europeo per aver tentato di dipingere la sua candidatura in modo negativo e utilitaristico.
Il ballottaggio del 18 maggio rappresenta un passaggio fondamentale per la politica rumena e il rapporto con l’Europa. Le posizioni di Simion segnalano una rottura con le narrative dominanti, tentando di costruire un consenso su temi di sovranità, identità e difesa territoriale. Resta da vedere come evolverà il voto e quali ripercussioni porterà nei rapporti tra Bucarest, Bruxelles e i grandi protagonisti internazionali.