Riforma pensioni 2025: turco critica il governo e la corte dei conti ue evidenzia le carenze dei sistemi complementari
La discussione sulle pensioni nel 2025 coinvolge governo, sindacati e Unione europea, con critiche sulla rivalutazione degli assegni e mobilitazioni per difendere i diritti sociali in un contesto di crescente malcontento.

L’articolo analizza il dibattito sulle pensioni nel 2025, evidenziando critiche politiche, proteste sindacali e le limitazioni delle pensioni complementari in Europa, con un focus sulle tensioni sociali e le pressioni istituzionali. - Unita.tv
La discussione sulle pensioni nel 2025 è tornata al centro del dibattito pubblico, coinvolgendo posizioni diverse tra politica, sindacati e istituzioni europee. A pochi mesi dall’entrata in vigore delle nuove misure, emergono critiche dall’interno del governo e raccomandazioni urgenti dall’Unione europea. La questione riguarda sia l’adeguatezza delle pensioni pubbliche sia i limiti delle pensioni complementari, mentre i cittadini si preparano a manifestazioni e scioperi per difendere i propri diritti.
Le critiche di marco turco sul potere d’acquisto dei pensionati
Marco Turco, senatore e vicepresidente del movimento 5 stelle, ha espresso un giudizio severo sull’intervento del governo nella gestione delle pensioni per il 2025. Turco sostiene che la rivalutazione degli assegni previdenziali, pensata per attenuare l’effetto dell’inflazione, in realtà non è sufficiente a proteggere il potere d’acquisto dei pensionati. Con il caro vita che non accenna a diminuire, molti anziani rischiano di vedere ridotti i loro standard di vita.
Il senatore ha anche denunciato una criticità legata al recupero da parte dell’Inps di un bonus contro il caro bollette, erogato nel 2022. Turco sottolinea che “se quel bonus risultasse non dovuto, il governo avrebbe la responsabilità di spiegare come intenderebbe gestire i recuperi, che potrebbero pesare ulteriormente sugli assegni pensionistici.” L’attenzione è puntata su un meccanismo che potrebbe portare a trattenute e penalità senza un adeguato supporto alle famiglie più fragili.
Leggi anche:
Mobilitazione e protesta sindacale
Questo scenario si intreccia con la protesta annunciata dall’unione sindacale di base, che ha proclamato uno sciopero generale il 20 giugno 2025. La mobilitazione, con una manifestazione prevista a Roma il giorno seguente, nasce da un malcontento verso una politica giudicata poco attenta alla tutela dei servizi pubblici, tra cui sanità e appunto pensioni. I sindacati contestano soprattutto il fatto che risorse ingenti vengano destinate alle spese per la difesa, a discapito dei diritti sociali fondamentali, in un contesto già segnato da difficoltà economiche per molte categorie di cittadini.
I limiti delle pensioni complementari nell’ue secondo la corte dei conti
La Corte dei conti europea ha presentato un’analisi approfondita sull’efficacia delle pensioni complementari negli stati membri, evidenziando difetti e opportunità mancate. La relazione, curata da Mihails Kozlovis, mette in luce come queste forme di previdenza integrativa abbiano un ruolo sempre più rilevante dato il quadro demografico negativo e le crescenti pressioni sui bilanci pubblici.
Kozlovis spiega che le pensioni complementari, promosse principalmente attraverso accordi tra datori di lavoro e lavoratori o in forma individuale, non hanno raggiunto i risultati sperati. Un punto critico riguarda soprattutto la gestione delle pensioni transfrontaliere, ovvero quei piani che dovrebbero funzionare oltre i confini nazionali dell’UE per i lavoratori che si spostano frequentemente tra paesi diversi.
Prodotti pensionistici paneuropei
La situazione mostra che, pur con l’introduzione dal 2022 dei Pepp — i prodotti pensionistici paneuropei —, il successo di queste iniziative resta limitato. L’adesione ai Pepp è scarso, e le aspettative di una maggiore diffusione e protezione si scontrano con una realtà fatta di scarsa fiducia, poca conoscenza e complessità burocratiche. Questi elementi hanno impedito che le pensioni integrative costituissero una vera alternativa o complemento efficace per tanti cittadini europei.
Alla luce di questa relazione, i governi nazionali e le istituzioni europee sono chiamate a intervenire per migliorare la comunicazione, snellire le procedure e soprattutto rendere più accessibili e vantaggiose queste forme pensionistiche. L’obiettivo è di costruire sistemi capaci di sopperire ai limiti delle pensioni pubbliche, colpite dalle attuali dinamiche economiche e demografiche.
Il contesto politico e sociale delle proteste di giugno 2025
Lo sciopero generale annunciato dall’unione sindacale di base per il 20 giugno 2025 rappresenta la risposta più visibile alle tensioni accumulate in questi primi mesi dell’anno. I sindacalisti hanno puntato il dito contro le scelte economiche del governo e quelle europee, che a loro avviso favoriscono la spesa militare a scapito degli investimenti in servizi sociali essenziali, tra cui la sanità e l’aria pensionistica.
La manifestazione prevista a Roma il 21 serve a concentrare l’attenzione mediatica e politica su un disagio crescente, che non riguarda solo le pensioni ma anche un quadro più ampio di disuguaglianze e difficoltà economiche. Tra gli slogan più diffusi si legge la richiesta di “un vero e proprio rilancio delle politiche sociali, in particolare per garantire una maggiore dignità agli anziani e alle fasce più deboli della popolazione.”
Le tensioni si inseriscono in un clima politico carico di incertezze. I dati di sondaggi pubblicati nello stesso periodo dipingono un quadro frammentato, con alcune forze politiche in crescita e altre in flessione. Il tema delle pensioni resta uno dei nodi principali da sciogliere, non solo per gli elettori ma anche per chi governa. La pressione delle piazze potrebbe costringere l’esecutivo a ripensare misure o stanziamenti, specie se le proteste dovessero coinvolgere un numero significativo di lavoratori e cittadini pensionati.
Tensioni e controlli antimafia nei grandi progetti
Intanto la situazione sui controlli antimafia legati ai grandi progetti infrastrutturali come il ponte sullo stretto alimenta ulteriori tensioni tra istituzioni e ministeri coinvolti, aggiungendo un elemento di complessità nel contesto politico nazionale, già influenzato da temi economici e sociali.
La mobilitazione e le analisi provenienti da varie istituzioni segnano un momento importante di confronto sulle pensioni in Italia ed Europa nel 2025, con il potenziale di influenzare decisioni cruciali nei prossimi mesi.