La questione delle pensioni che arrivano dalla Germania a cittadini italiani sta sollevando un tema delicato sulla tassazione. Deputati del Pd hanno chiamato in causa il governo italiano per affrontare un problema che rischia di far pagare due volte le imposte su una stessa pensione. Nel frattempo, dati Istat mostrano un fenomeno interessante: una quota di pensionati continua a lavorare dopo aver iniziato a ricevere il loro assegno. Scopriamo insieme tutti i dettagli di queste dinamiche che coinvolgono migliaia di persone nel nostro Paese.
La doppia tassazione sulle pensioni tedesche: la denuncia di guerra e ricciardi
Maria Cecilia Guerra e Toni Ricciardi, deputati del Partito democratico, hanno presentato un’interrogazione parlamentare per evidenziare un problema che riguarda le pensioni erogate dalla Germania a cittadini italiani residenti in Italia. Il nodo principale riguarda la difficoltà di ottenere un certificato dall’amministrazione tedesca, documento necessario per certificare la tassazione già effettuata in Germania sulla pensione percepita.
Questo certificato, però, tarda ad arrivare a causa dell’alto numero di richieste accumulate negli uffici tedeschi. In assenza di questo documento, le autorità fiscali italiane non possono riconoscere l’imposta già versata all’estero, costringendo il pensionato a ritrovarsi a pagare una tassa aggiuntiva in Italia. Guerra e Ricciardi chiedono quindi un intervento urgente al ministero dell’Economia e delle Finanze, per evitare che questa situazione provochi un ingiustificato aggravio fiscale su chi ha già versato tributi in Germania.
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Il caso riguarda numerose persone che, avendo versato contributi in Germania durante la loro vita lavorativa, ora beneficiano della pensione tedesca. La normativa italiana prevede il diritto a una detrazione fiscale per queste somme già tassate all’estero, ma senza la certificazione è impossibile applicarla correttamente. La lentezza nella burocrazia tedesca rischia così di trasformarsi in un ostacolo per il diritto dei contribuenti italiani. La questione coinvolge aspetti fiscali internazionali e aspetti pratici che impattano sulla quotidianità di molte famiglie.
Pensionati lavoratori, cosa dicono i dati istat e inps
Un dato che emerge dai recenti report Istat, che si riferiscono al 2023, rivela che il 9,4% dei pensionati in Italia ha mantenuto un’attività lavorativa nei primi sei mesi dopo aver iniziato a ricevere la pensione. Questa percentuale è leggermente inferiore rispetto alla media europea, che si attesta al 13%. I motivi alla base della scelta di continuare a lavorare sono diversi: più della metà lo fa per una questione di soddisfazione personale e per restare attivo nella società.
Il restante 29,7% invece riprende a lavorare soprattutto per motivi economici. Si tratta quindi di una realtà dove il lavoro post-pensione non rappresenta solo una necessità finanziaria ma anche una scelta di vita per molti. Questi pensionati sono principalmente coinvolti in lavori part-time. I settori più diffusi per chi continua a lavorare sono l’agricoltura e il commercio, ambiti che, spesso grazie a flessibilità e minor impegno orario, permettono di conciliare lavoro e pensione.
Tra i pensionati di età compresa tra i 50 e i 74 anni, il 6,3% risulta occupato. Significa che un’ampia fetta di persone mantiene un’attività lavorativa pur ricevendo un assegno pensionistico. Situazioni come queste mostrano quanto sia complessa la vita dei pensionati oggi, oltre ai normali aspetti legati al calcolo delle pensioni o alle tassazioni. Nel frattempo, l’Inps si prepara a riprendere il rimborso del bonus energia erogato nel 2022 a chi sostiene non ne avesse diritto, con verifiche in corso.
Le implicazioni socioeconomiche delle pensioni in italia nel 2025
L’attenzione intorno alla riforma delle pensioni nel 2025 si concentra su diverse sfide. Da un lato, la corretta tassazione di chi riceve anzianità contributiva estera, dall’altro lato, l’evoluzione del ruolo del pensionato nella società e nel lavoro. Le difficoltà burocratiche riguardanti la documentazione fiscale possono provocare disagi rilevanti, specie per chi non ha mezzi per affrontare lunghe attese o spese legali.
Parallelamente, mantenere un’attività lavorativa oltre il pensionamento racconta di un mondo del lavoro che coinvolge una platea ampia di persone. Per molti, la pensione non significa fine della carriera o del guadagno, ma una fase che si accompagna a un nuovo equilibrio tra lavoro e riposo. I dati Istat e Inps evidenziano aspetti concreti di questa realtà: oltre il 6% dei pensionati in età lavorativa continua a svolgere qualche forma di impiego.
Il bonus energia 2022 e i recuperi dell’inps
La gestione del bonus energia 2022 e la decisione di recuperare somme errate mostra quanto siano ancora tanti i passaggi amministrativi che riguardano pensionati e contribuenti, spesso poco visibili ma fondamentali per la corretta erogazione dei diritti. Nel 2025 queste tematiche restano calde nel dibattito pubblico, in attesa di interventi concreti da parte delle istituzioni competenti.
“È fondamentale che il governo prenda provvedimenti per garantire un equo trattamento fiscale ai pensionati italiani residenti all’estero e per sostenere chi decide di continuare a lavorare in età avanzata” sostengono alcuni esperti del settore.