Referendum di giugno 2025 su lavoro e cittadinanza: cosa votano gli italiani nei giorni 8 e 9 giugno
A giugno 2025, gli italiani voteranno su cinque referendum abrogativi riguardanti lavoro e cittadinanza, toccando temi come licenziamenti illegittimi, contratti a termine e requisiti per la cittadinanza italiana.

A giugno 2025 gli italiani voteranno su cinque referendum abrogativi riguardanti lavoro e cittadinanza, con temi chiave come il reintegro dopo licenziamento illegittimo, i contratti a termine, la responsabilità negli infortuni sul lavoro e la riduzione dei requisiti per la cittadinanza. - Unita.tv
A giugno 2025 gli italiani saranno chiamati a esprimersi su cinque referendum abrogativi, tutti riguardanti aspetti cruciali del lavoro e della cittadinanza. Le scelte coinvolgono temi come il diritto al reintegro dopo un licenziamento illegittimo, la gestione dei contratti a termine, la responsabilità per infortuni sul lavoro e i requisiti per ottenere la cittadinanza italiana. La posta in gioco riguarda non solo normative specifiche ma il modello sociale e il riconoscimento dei diritti fondamentali dentro e fuori dal mondo del lavoro.
I quesiti referendari: focus su lavoro e cittadinanza
Gli elettori dovranno esprimersi su cinque quesiti distinti, ognuno dei quali punta a modificare o abrogare parti di leggi già in vigore.
Primo quesito: Jobs Act e licenziamento illegittimo
Il primo riguarda il Jobs Act e le norme sul licenziamento illegittimo introdotte dal decreto legislativo n. 23/2015. Oggi la legge prevede per il lavoratore ingiustamente licenziato solo un indennizzo economico, a prescindere dal reintegro. Il referendum propone di cancellare queste norme per far tornare il reintegro nel posto di lavoro come regola, ristabilendo una protezione più forte per il lavoratore.
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Il secondo quesito riguarda le indennità di licenziamento nelle piccole imprese, cioè quelle con meno di 15 dipendenti. Attualmente la legge limita l’indennizzo massimo a sei mensilità. Si chiede di eliminare questo tetto, lasciando al giudice del lavoro la libertà di valutare e determinare l’importo, senza limiti predefiniti.
Il terzo quesito si concentra sui contratti a termine. La normativa vigente consente di stipulare contratti fino a 12 mesi senza dover specificare alcuna causale. Il referendum chiede di abrogare questa libertà, imponendo l’obbligo di indicare una motivazione precisa per ogni contratto a termine, in modo da limitare la precarietà e garantire più diritti ai lavoratori che accettano rapporti temporanei.
Il quarto quesito tratta la responsabilità solidale negli appalti riguardo agli infortuni sul lavoro. Ora la normativa esclude la responsabilità del committente in caso di infortuni dei lavoratori delle imprese appaltatrici o subappaltatrici. Il referendum vuole estendere questa responsabilità anche al committente, aumentando così la tutela del lavoratore e la possibilità di vedersi riconosciuto un risarcimento diretto.
L’ultimo quesito riguarda la cittadinanza italiana. Si propone di ridurre da dieci a cinque anni il periodo minimo di residenza legale richiesto agli stranieri extracomunitari maggiorenni per poter fare domanda di cittadinanza. La novità riguarderebbe anche i figli minorenni, che acquisirebbero automaticamente lo stesso diritto, mentre rimarrebbero invariati gli altri requisiti di legge.
La tutela del lavoro nella costituzione italiana
La legge fondamentale del nostro Paese protegge il lavoro come fondamento della società con articoli precisi fin dall’articolo 1 sulla dignità umana e l’uguaglianza sociale, fino agli articoli 4 e 36 che garantiscono diritti e trattamenti equi. La Costituente del 1946 volle assicurare ai lavoratori condizioni non solo materiali, ma anche di libertà e dignità, come sottolineò l’onorevole Dossetti nel dibattito parlamentare.
Nel corso degli anni la Corte costituzionale ha ribadito il valore della protezione contro i licenziamenti ingiustificati, mettendo in evidenza che il reintegro non è solo un privilegio ma una tutela che dà equilibrio tra imprese e lavoratori. La recente sentenza 128 del 2024 ha confermato questo principio nel quadro delle modifiche legislative al Jobs Act.
Anche la cittadinanza trova tutela indiretta nella Costituzione, in particolare negli articoli 10 e 22, che demandano però alla legge ordinaria il compito di regolare le modalità di acquisto. La cittadinanza rappresenta un passaggio fondamentale: da semplice presenza a pieno titolo di diritti e doveri civili e politici, uno status che caratterizza il legame tra individuo e Stato. La legge italiana ne definisce le condizioni, con particolare riferimento alla residenza legale decennale per gli stranieri.
La Corte costituzionale ha scelto di ammettere il referendum sulla riduzione del periodo di residenza, richiamando precedenti storici sul requisito dei cinque anni come standard minimo già presente nel passato ordinamento italiano.
Il ruolo della dottrina sociale della chiesa nel dibattito referendario
I referendum che coinvolgono lavoro e cittadinanza possono essere approfonditi anche alla luce della Dottrina sociale della Chiesa, che offre principi chiave sull’etica del lavoro e l’inclusione sociale. L’enciclica Rerum Novarum firmata da Leone XIII alla fine del 19° secolo rimane un riferimento per la difesa dei diritti inviolabili del lavoratore, affermando l’indisponibilità di tali diritti, cioè che nessuno può rinunciare alla propria dignità umana accettando condizioni di sfruttamento o schiavitù.
Rerum Novarum sottolinea inoltre la necessità di un limite alle ore di lavoro per tutelare la salute e il benessere del lavoratore e mette in luce l’importanza di aggregazioni e associazioni per difendersi collettivamente, richiamandosi persino a testi biblici per avvalorare questi diritti.
Quanto alla cittadinanza, Papa Francesco nella sua enciclica Fratelli tutti ha posto l’accento su una cittadinanza sostanziale, cioè un vero senso di appartenenza, al di là della mera formalità legislativa. L’enciclica evidenzia il rischio che persone regolarmente titolari della cittadinanza siano trattate come estranei dentro il proprio Paese, specie se percepite come minoranze. Per questo invita a superare pratiche che creano discriminazioni e a costruire società più accoglienti e inclusive.
Il nodo del quorum e le sfide del referendum nel sistema italiano
Il successo o meno dei referendum nei prossimi giorni dipenderà molto dal raggiungimento del quorum, cioè dalla partecipazione di almeno metà più uno degli aventi diritto al voto. In Italia questo traguardo si è dimostrato estremamente difficile da raggiungere negli ultimi anni: soltanto un referendum su nove ha superato questa soglia. Servirebbe l’affluenza di almeno 25 milioni di elettori su circa 50 milioni.
Questa soglia elevata si giustifica perché il referendum è uno strumento di democrazia diretta che limita in qualche modo la rappresentanza elettiva. Ma l’esperienza italiana mostra come il quorum possa scoraggiare la partecipazione, soprattutto di chi è contrario ai cambiamenti.
Alcuni Paesi europei scelgono di non richiedere una soglia così alta, considerandola un ostacolo al giudizio popolare. Si discute anche la possibilità di abbassare la soglia in Italia o di adottare criteri variabili basati sull’affluenza delle ultime elezioni politiche.
I temi trattati, spesso specifici e tecnici, rischiano di non mobilitare grandi masse di votanti, a differenza di referendum su temi di più ampia portata sociale e morale del passato. Questo aumento dell’astensionismo potrebbe influenzare la validità del voto e il destino delle modifiche proposte.
Questo appuntamento rappresenta comunque un momento rilevante per richiamare l’attenzione dei cittadini sul peso delle leggi del lavoro e della cittadinanza, invitandoli a partecipare attivamente al processo democratico che definisce diritti e ruoli nella società italiana.