Referendum 2025 in italia: affluenza prevista sotto il 40%, cresce il fenomeno dell’astensionismo

L’Italia si prepara a cinque referendum su lavoro e cittadinanza, ma l’affluenza prevista è bassa, evidenziando un crescente disinteresse politico e preoccupazioni per la democrazia nel Paese.
L'Italia si prepara a cinque referendum su lavoro e cittadinanza, ma l'affluenza prevista è bassa, evidenziando un crescente disinteresse e criticità nella partecipazione democratica. - Unita.tv

L’Italia si prepara a votare cinque referendum su temi centrali come lavoro e cittadinanza, ma già si registra un crescente disinteresse verso questa consultazione popolare. I dati raccolti da diversi istituti sondaggistici segnalano che l’affluenza sarà molto bassa, un segnale che fa riflettere sulla partecipazione politica e sulle possibili conseguenze per il sistema democratico.

I dati sull’affluenza e la situazione dei referendum

Secondo un sondaggio Ipsos, l’affluenza ai cinque referendum previsti per l’8 e 9 giugno 2025 oscillerà tra il 32 e il 38 per cento, ben al di sotto della soglia del 50 per cento che garantirebbe la validità delle consultazioni. Questa tendenza conferma un problema che si è rafforzato negli ultimi anni, con sempre meno cittadini disposti ad andare alle urne per i referendum. Le motivazioni dietro l’astensione sono varie, ma spesso riguardano una scarsa sensibilità verso le questioni proposte, percepite come lontane dalla vita quotidiana di molte persone. Il sociologo e sondaggista Ilvo Diamanti, intervenuto sulle pagine di Repubblica, sottolinea che questo trend si riscontra anche nelle elezioni politiche ed europee recenti.

Il coinvolgimento dei cittadini e la diversità tra elettori

La percezione diffusa è che i referendum non riescano a coinvolgere tutti i cittadini, soprattutto quando toccano argomenti complessi o poco chiari. Un altro elemento emerso nelle analisi è la differenza tra gli elettori dei vari partiti: secondo le rilevazioni, gli elettori di Pd e M5S si mostrano più propensi a partecipare rispetto ad altri schieramenti politici. Tale scenario amplifica la questione del quorum, creando un’incertezza rispetto all’effettiva legittimità del voto.

Posizioni critiche e interventi sindacali

Anche alcuni esponenti sindacali hanno espresso dubbi sull’efficacia dei referendum come strumento di cambiamento. Mauro Fumarola, della Cisl, ha annunciato pubblicamente che non prenderà parte alla votazione, definendo i referendum «strumento non adeguato» per rappresentare i nuovi scenari del lavoro. Fumarola afferma che le trasformazioni nel mondo del lavoro richiedono tutele aggiornate, basate su dibattiti più strutturati e concreti, piuttosto che su quesiti referendari che rischiano di non cogliere le reali esigenze.

Questa visione sottolinea un disagio diffuso tra categorie professionali e parti sociali, che sentono come insufficiente lo spazio di confronto e decisione offerto dalla consultazione diretta. La scelta di alcuni soggetti di astenersi diventa dunque un segnale politico di critica verso il funzionamento stesso della democrazia partecipativa in Italia.

Il peso dell’astensione nel contesto italiano

Il dato sull’astensione, ormai stabile nelle consultazioni elettorali italiane, assume particolare rilievo quando si tratta di referendum. Diamanti evidenzia che il non voto qui diventa una scelta più pesante, perché rappresenta un allontanamento da decisioni che potrebbero influenzare direttamente la legislazione. È un rifiuto verso i temi proposti, che spesso non coinvolgono la sensibilità degli elettori o non vengono percepiti come prioritari.

Nonostante ciò, non si possono ridurre le motivazioni dell’astensione a un’unica spiegazione. Chi non vota comprende persone molto diverse tra loro, con ragioni che variano dal disinteresse alla protesta, passando per la sfiducia nelle istituzioni. Questo rende impossibile identificare un blocco uniforme o costruire strategie politiche per recuperare questi elettori. Diamanti avverte che ignorare questo fenomeno rischia di indebolire la democrazia sia nella versione rappresentativa che in quella diretta.

Il dibattito politico e le dichiarazioni di ignazio la russa

Negli ultimi mesi si è acceso anche un dibattito politico legato alle parole di Ignazio La Russa, presidente del Senato, che ha evidenziato come l’astensione costituisca essa stessa una forma di voto, con significati diversi e implicazioni importanti. Diamanti sceglie di non entrare nel merito delle polemiche nate da queste dichiarazioni, ma segnala il valore di questa lettura.

A quel punto, La Russa ha ritrattato alcune sue affermazioni, in un tentativo di non legittimare chi sceglie di non votare, evitando di offrire motivazioni che possano incentivare questa decisione. Il confronto resta acceso e mostra il delicato equilibrio tra diritto al voto, libertà di scelta e responsabilità civile. L’astensione resta un segnale da affrontare con attenzione, perché può modificare profondamente il volto della partecipazione e la qualità del sistema democratico italiano in vista delle scelte politiche che attendono il Paese nel 2025.