Quattro britannici scalano l’Everest in meno di una settimana grazie al gas xeno, il dibattito si accende
Quattro alpinisti inglesi hanno scalato l’Everest in meno di sette giorni grazie all’inalazione di gas xeno, suscitando preoccupazioni e indagini da parte del governo nepalese sull’uso della sostanza.

Quattro alpinisti inglesi hanno scalato l’Everest partendo da Londra e tornando in meno di sette giorni grazie all’inalazione di gas xeno, una tecnica innovativa ma ancora controversa, che accelera l’adattamento alle alte quote e ha suscitato dibattiti e indagini da parte del governo nepalese. - Unita.tv
Quattro uomini inglesi hanno completato la salita dell’Everest partendo da Londra e tornando in patria in meno di sette giorni. La loro impresa ha catturato l’attenzione internazionale, soprattutto per il metodo adottato: l’inalazione di gas xeno prima della scalata. Questo ha consentito di superare il lungo periodo di adattamento alle alte quote, da sempre indispensabile per chi affronta quell’altitudine estrema. Il loro risultato ha suscitato reazioni contrastanti, e il governo nepalese ha deciso di indagare sull’uso della sostanza durante l’ascesa.
L’uso del gas xeno per superare l’acclimatamento a quote estreme
Il segreto della rapida scalata è stato il gas xeno, una sostanza che i quattro alpinisti hanno inalato prima di iniziare la salita. Il gas avrebbe consentito una respirazione migliore e una maggiore capacità polmonare, facilitando l’adattamento alla condizione di bassa pressione e ossigeno ridotto tipica delle quote sopra gli 8.000 metri. Di solito, il corpo impiega settimane ad abituarsi a queste condizioni; però il gas avrebbe saltato questa fase critica. Alcuni ricercatori suggeriscono che il gas xeno attivi rapidamenti meccanismi fisiologici che replicano l’acclimatazione. Il New York Times riporta la dichiarazione di un esperto che conferma come lo xeno possa stimolare l’organismo ad adattarsi a un livello d’ossigeno molto basso.
Questa tecnica, però, solleva più di un dubbio. Gli effetti collaterali del gas rimangono poco chiari perché la sostanza, usata saltuariamente in ambito medico come anestetico, non ha mai ottenuto risultati certi in campo sportivo o alpinistico. Si ignora esattamente come possa migliorare la resistenza fisica in alto, e quali rischi comporta sul lungo termine. C’è il timore che possa aumentare la possibilità di overdose, con conseguenze gravi, anche fatali.
Leggi anche:
La reazione del governo nepalese e il confronto nella comunità alpinistica
La notizia dell’ascesa lampo ha fatto rapidamente il giro del mondo e non è passata inosservata in Nepal, paese dove si trova l’Everest. Le autorità nepalesi hanno avviato verifiche sull’uso di gas xeno durante le scalate, per capire se si tratti di una pratica ammissibile o se metta in discussione le norme attuali per l’accesso e la sicurezza sul monte. Non solo per motivi ambientali o turistici, ma anche per la sicurezza degli scalatori stessi, potrebbero esserci restrizioni future.
Nel mondo dell’alpinismo si è acceso un dibattito acceso. Da una parte ci sono gli alpinisti tradizionali che considerano l’uso di gas come un modo scorretto, quasi sleale, di affrontare l’Everest. Lukas Furtenbach, che ha organizzato questa spedizione “flash” e che parla apertamente con il New York Times, riconosce che la scelta provoca malumori tra chi rispetta i metodi classici. Eppure, lo stesso Furtenbach sostiene che la tecnica funziona, e annuncia nuove spedizioni analoghe da programmare dal 2026, compreso un progetto che sarebbe una vera e propria andata e ritorno in due settimane.
I pericoli e le incertezze dell’inalazione di gas xeno in alta quota
Salire sopra gli 8.000 metri significa affrontare una diminuzione drastica di ossigeno nell’aria. Questo fenomeno causa problemi fisici pesanti, come malessere generale, disturbi del sonno, cefalee, fino all’edema cerebrale e nei casi gravi, alla morte. Per questo, i scalatori usano bombole di ossigeno supplementare per sopravvivere e procedere. Il gas xeno si propone come acceleratore dell’adattamento dell’organismo, ma gli studi sul suo effetto reale sono pochi e contrastanti.
Gli esperti hanno lanciato avvertimenti precisi. Mike Shattock, cardiologo del King’s College di Londra, ha sottolineato che non esistono prove scientifiche solide sulla reale efficacia dello xeno in queste situazioni. Hugh Montgomery, esperto del University College di Londra, ricorda che il gas era stato usato anche in campo medico per supportare pazienti cardiaci, ma quell’uso non ha trovato larga applicazione perché i vantaggi risultavano limitati. La somiglianza dello xeno con agenti anestetici può esporre a effetti indesiderati gravi. Per queste ragioni sono necessarie ricerche più approfondite prima di diffondere l’uso del gas tra gli scalatori.
La preparazione della spedizione e le tecniche adottate prima della salita
Il gruppo britannico non si è affidato solo al gas xeno. Una parte fondamentale della preparazione ha incluso l’allenamento in tende ipossiche per circa dieci settimane. Queste tende simulano la pressione e la quantità di ossigeno presenti alle quote elevate, riducendo progressivamente la quantità di ossigeno respirato dagli alpinisti. Questo metodo crea un adattamento graduale al clima e all’altitudine dell’Everest, integrandosi con la somministrazione di gas prima della scalata.
L’inalazione del gas è stata gestita con precisione da un anestesista, per evitare rischi immediati e garantire una migliore funzionalità respiratoria durante l’ascesa. Secondo Lukas Furtenbach, lo xeno ha permesso agli scalatori di sentire una sensazione di maggiore capacità polmonare. Questi aspetti rendono la spedizione un esperimento importante per valutare innovazioni nel modo di affrontare l’alpinismo estremo.
Nel 2025 si attende di capire se questa esperienza sarà la base per un nuovo tipo di scalata, con tempi più ristretti e misure di sicurezza differenti. L’uso del gas xeno potrebbe modificare il modo in cui si pianificano le spedizioni sull’Everest, anche se la comunità scientifica e quella degli alpinisti restano cauti e in attesa di dati certi.