Presidente del Consiglio nazionale psicologi critica educazione familiare su temi di genere e identità

Il dibattito sull’educazione sessuale e l’identità di genere si intensifica dopo le dichiarazioni di Maria Antonietta Gulino, presidente del CNOP, che critica il ruolo limitato delle famiglie nell’educazione dei giovani.
L'articolo riporta il dibattito sulle tensioni tra famiglia e scuola nell'educazione sessuale e di genere, con Maria Antonietta Gulino (CNOP) che sostiene il ruolo centrale di insegnanti e psicologi, criticando la circolare ministeriale che impone il consenso parentale, ritenuta un ostacolo alla formazione dei giovani. - Unita.tv

L’educazione dei giovani, specialmente sulla sessualità e l’identità di genere, torna al centro del dibattito nazionale dopo le dichiarazioni di Maria Antonietta Gulino, presidente del Consiglio nazionale degli psicologi . Le sue osservazioni, raccolte dal “Corriere della Sera” a seguito della circolare ministeriale che impone il consenso dei genitori per le lezioni sull’educazione sessuale, riaccendono la discussione sul ruolo della famiglia rispetto alla scuola nel trattare questi argomenti delicati. Il confronto si snoda tra la necessità di tutelare i ragazzi e le tensioni sulle responsabilità educative in contesti familiari diversi.

La posizione del presidente cnop sui limiti delle famiglie nell’educazione sessuale

Maria Antonietta Gulino ha espresso una critica netta nei confronti delle famiglie, sostenendo che in molti casi i genitori non sembrano avere gli strumenti necessari per affrontare temi complessi come l’identità di genere o l’educazione sessuale. Secondo la presidente del CNOP, questa carenza rischia di limitare la comprensione e la crescita degli adolescenti. Per questo motivo, ha suggerito che il compito educativo andrebbe affidato in larga misura a insegnanti, educatori e psicologi, figure più preparate e “attrezzate” per affrontare questi argomenti in modo delicato e approfondito.

La scuola come luogo principale di educazione

Il ragionamento di Gulino si basa sull’idea che la scuola debba diventare il luogo principale per un’educazione completa e rispettosa delle diversità individuali. La circolare del Ministero per l’istruzione, uscita recentemente, richiede il consenso scritto dei genitori prima di svolgere lezioni che toccano argomenti di genere. Questo provvedimento è stato interpretato da molti come un ostacolo alla libertà educativa nei contesti scolastici. La presidente del CNOP, guardando a questa misura, ha sottolineato come questa decisione escluda i ragazzi da un’educazione necessaria e rischi di delegittimare la scuola nel suo ruolo formativo.

Nonostante questa posizione, è evidente che la questione non sia affatto semplice. La critica ai genitori “non preparati” viene percepita come un attacco alle famiglie e alimenta un dibattito che mescola aspetti educativi, culturali e politici. L’idea che la scuola debba svolgere una funzione dirimente nelle scelte educative va a scontrarsi con il diritto dei genitori a intervenire nell’educazione dei propri figli, tema su cui il Ministero ha deciso di mettere un filtro più rigido con la circolare.

Il dibattito sulla circolare ministeriale e la richiesta del consenso familiare

La circolare del ministro Valditara ha alimentato una polemica intensa nelle scuole e dentro la società. Il provvedimento, che chiede il consenso delle famiglie per le lezioni sull’educazione sessuale e temi di genere, ha fatto discutere soprattutto tra chi difende il ruolo prioritario della famiglia nell’educazione dei figli e chi vede la scuola come un luogo di apertura e inclusione per i ragazzi.

I critici definiscono la circolare come una misura che tende a limitare la libertà d’insegnamento e ad adottare un approccio conservatore, quasi censore, verso le questioni di identità di genere. Le opposizioni denunciano un tentativo di restringere il confronto e di rimettere il controllo esclusivamente nelle mani della famiglia, anche in contesti dove il dialogo non è semplice o è segnato da incomprensioni profonde.

Conflitti tra educazione familiare e scolastica

Il tema di fondo è però il radicamento di un conflitto tra educazione familiare e educazione scolastica, che si inserisce in un campo sensibile dove si parla di diritti, salute mentale, riconoscimento e rispetto personale. Molti osservatori insistono sulla necessità di far dialogare scuola, famiglia e psicologi per evitare che gli adolescenti si trovino abbandonati a loro stessi in un momento delicato della loro crescita.

Nel dibattito si è inserita anche la denuncia del parlamentare della Lega Rossano Sasso, riguardo un incontro tenuto da una drag queen in una scuola di Acerra. L’episodio ha scatenato ulteriori polemiche, mettendo in luce quanto rischioso possa essere allontanarsi dal confronto equilibrato tra famiglia e scuola.

Le sfide dell’educazione familiare e l’intervento degli esperti

Gulino ha evidenziato un problema concreto: non tutte le famiglie riescono a rispondere con sensibilità e consapevolezza alle necessità educative legate all’identità di genere e alla sessualità dei figli. Questo non è necessariamente un problema di volontà, ma spesso nasce dalla mancanza di formazione o da contesti difficili. La presidente degli psicologi ha spiegato che molti genitori non “hanno l’occhio allenato” per capire segnali di disagio o sensibilità particolari nei ragazzi.

La proposta è dare strumenti concreti, soprattutto educativi, agli insegnanti e ai genitori per migliorare la comunicazione e la comprensione reciproca. Questi strumenti dovrebbero aiutare ad affrontare situazioni complesse senza banalizzazioni. In questo senso, il coinvolgimento degli psicologi e degli educatori diventa fondamentale per accompagnare famiglie e scuole nel percorso di crescita dei ragazzi.

Lo scontro si trova però nel confine tra educare e “imporre” quel che genitori e insegnanti devono pensare. Il suggerimento di Gulino di concedere alla scuola una funzione preminente rischia di creare una sostituzione simbolica della famiglia, spostando il punto focale dell’educazione dai nuclei originari verso le istituzioni scolastiche e professionali. Questo aspetto solleva interrogativi su quanto sia accettabile “decostruire” modelli educativi tradizionali senza un dialogo vero e rispettoso.

Educazione sessuale e discussione sociale più ampia

Infine, la questione dell’educazione sessuale nelle scuole si lega a una più ampia discussione sociale, che coinvolge valori, identità culturali e sensibilità personali. La strada per affrontare queste sfide si presenta ancora lunga, con la necessità di bilanciare il rispetto delle libertà familiari e la protezione dei diritti dei minori.