Il film “Potere assoluto” del 1997, diretto e interpretato da Clint Eastwood, torna in tv e in streaming su Mediaset. Un thriller politico che racconta la storia di un ladro testimone involontario di un crimine che coinvolge il presidente degli Stati Uniti. La pellicola mescola suspense, azione e intrighi dietro le quinte del potere a Washington.
Luther Whitney è un ladro professionista con una carriera alle spalle fatta di colpi studiati nei minimi dettagli. Il suo ultimo furto dovrebbe essere semplice: entrare in una villa vuota durante l’assenza dei proprietari e portare via un bottino facile. Ma tutto cambia quando Luther si nasconde dietro uno specchio a due facce e assiste a qualcosa che non avrebbe mai dovuto vedere: il presidente degli Stati Uniti coinvolto in una situazione compromettente con la moglie del suo migliore amico.
La scoperta lo mette immediatamente nei guai: viene accusato ingiustamente di un crimine grave ed è costretto a fuggire mentre cerca disperatamente di dimostrare la verità. Il film segue le sue mosse tra inseguimenti, inganni e alleanze fragili mentre tenta di sfuggire alla caccia implacabile delle autorità e dei sicari al servizio del potere più alto. Ogni passo falso può costargli la vita o far tacere per sempre quello che ha visto.
Clint Eastwood interpreta Luther Whitney con una presenza sobria ma intensa, lontana dall’immagine dell’eroe tradizionale. È un uomo segnato dal tempo ma ancora capace di muoversi con astuzia nel mondo oscuro della criminalità. A fianco sua c’è Gene Hackman nel ruolo del presidente Alan Richmond, figura carismatica ma corrotta fino al midollo; Hackman incarna perfettamente quel lato nascosto dietro sorrisi pubblici studiati.
Il detective Seth Frank indaga sul caso senza sapere quanto sia profonda la rete delle menzogne intorno a lui; il personaggio evolve da semplice poliziotto a uomo diviso tra dovere morale e pressioni esterne. Laura Linney interpreta Kate Whitney, figlia avvocato dal passato complicato legata al padre da sentimenti contrastanti ma determinante per gli sviluppi della vicenda.
Tra gli altri spiccano Scott Glenn come agente diviso tra fedeltà istituzionale ed etica personale; Judy Davis nella parte della capo gabinetto spietata pronta ad eliminare ogni ostacolo; Dennis Haysbert come agente segreto consapevole delle conseguenze delle proprie azioni in questo gioco sporco dove nulla è come sembra.
Questo film non punta su effetti speciali o esplosioni continue per creare tensione: Eastwood costruisce suspense attraverso scelte narrative precise basate sui personaggi stessi e sulle situazioni limite in cui si trovano immersi. Il ritmo alterna momenti intensi ad altri più riflessivi dove emergono dubbi morali, paure nascoste, fragilità umane.
Luther non è l’eroe invincibile tipico dei thriller d’azione; ha settant’anni, porta addosso esperienze pesanti, mostra fatica fisica ma anche lucidità mentale. Questa umanità lo rende credibile oltre ogni cliché.
La regia evita inutili forzature: ogni scena ha dettagli precisi capaci d’inquadrare stati d’animo senza invadere lo spettatore. I confini fra bene e male sono sfumati; nessuno appare completamente innocente o colpevole. La semplicità apparente della storia cela complessità realistica capace tenerti incollato allo schermo.
Infine vedere Gene Hackman nel ruolo dell’antagonista principale aggiunge fascino al racconto: l’attore conferma ancora una volta perché rappresenta uno dei volti più convincentemente oscuri nella storia del cinema americano contemporaneo.
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