Il conclave del 2025 si avvicina e molte sono le ipotesi sul nome del nuovo papa che succederà a papa Francesco. Dietro le quinte, il dibattito tra i cardinali verte su come proseguire il cammino della Chiesa, in particolare sul tema della sinodalità. Questo elemento potrebbe influenzare significativamente la scelta del successore, in un contesto dove non emerge un candidato netto e i giochi restano aperti tra diversi tipi di continuità con il pontificato in corso.
La sfida della continuità con papa Francesco nel sinodo e oltre
Gianni Cardinale, vaticanista esperto, ricorda come il punto fermo resti la continuità con il pontificato di papa Francesco, che non è in discussione. Tuttavia, la modalità con cui questa continuità sarà interpretata può variare molto. Il Sinodo rappresenta oggi il tema più importante su cui misurare le visioni di chi si candida alla successione. Non si tratta solo di mantenere aperto il dialogo sinodale, ma di decidere chi può accedervi e in che misura, facendo emergere linee diverse di pensiero anche tra i porporati.
Le diverse visioni nel collegio cardinalizio
Fra i cardinali, alcuni spingono per mantenere la partecipazione ampia introdotta da Francesco, includendo non solo i vescovi ma anche sacerdoti, laici, religiosi e religiose. Altri invece, come il cardinale Zen, contestano questa estensione, ritengono il Sinodo dei vescovi debba restare riservato a loro. Questa spaccatura riflette due concezioni di gestione della Chiesa: da una parte un modello più aperto e partecipativo, d’impronta anglicana o protestante, dall’altra uno stile più riservato e tradizionale, senza rinunciare al valore della sinodalità ma mantenendone i confini storici.
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La continuità col pontificato include anche l’impegno verso i poveri, tema caro a papa Francesco e ripreso da diversi pontefici dopo il Concilio Vaticano II. Qui il consenso sembra ampio e non si prevedono tensioni. Ma il sinodo rappresenta un banco di prova più complesso e decisivo per stabilire quale strada prenderà la Chiesa.
Candidati principali e dinamiche nel collegio cardinalizio
Tra i possibili nuovi papi spicca il nome del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano fino al 2024, che gode di visibilità alta e rappresenta una linea di continuità istituzionale con Francesco. Parolin ha suscitato reazioni diversificate sia all’interno che all’esterno della Chiesa, ricevendo critiche da opposte fazioni. La sua posizione di primo piano nella diplomazia vaticana lo rende certamente uno degli uomini più attenzionati del conclave.
Altri cardinali richiamati spesso nel dibattito sono Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, che incarna in prima persona lo spirito del cammino sinodale voluto da Francesco; Luis Antonio Tagle, ex prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli; Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia; Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme; e Victor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per i vescovi. Ci sono anche nomi come Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, e Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, che vengono considerati per la loro esperienza e capacità di dialogo.
Un collegio articolato e senza favoritismi netti
Non è facile stabilire chi abbia più voti o chance concrete, perché il collegio cardinalizio è molto articolato: include rappresentanti da tutto il mondo, con sensibilità diverse e spesso radicate nelle specifiche realtà di provenienza. Di conseguenza non si intravede un candidato su cui convergere apertamente e rapidamente come nel 2005 con Joseph Ratzinger.
Il clima delle congregazioni e le aspettative sul prossimo conclave
Le congregazioni preparatorie al conclave svolgono il ruolo di incontri riservati per sondare opinioni e idee, ma quella del 2024-2025 sembra più complessa da leggere rispetto alle precedenti. Si conoscono solo i temi affrontati nelle sintesi, ma poco del confronto reale tra i cardinali. Il clima non appare di tensione ma piuttosto di stallo, senza emergere leader evidenti.
Il limite di non poter comunicare con l’esterno e la necessità di rimanere isolati nella Domus Sanctae Marthae durante il conclave costituiscono un elemento psicologico importante. Oggi, per alcuni cardinali abituati a un ambiente molto comunicativo, questa clausura potrà essere più difficile da sopportare rispetto al passato, quando anche le stanze erano meno confortevoli. Ciò potrebbe accelerare o complicare il processo decisionale.
Nessuna rottura radicale in vista
Infine, nessuno pare propenso a un cambio deciso di rotta rispetto a papa Francesco. La continuità è garantita, ma resta da capire quali sfumature emergeranno. I candidati potrebbero proporsi in modi diversi per portare avanti la riforma della Curia o approfondire il sinodo, ma nessuna rottura radicale appare sostenibile nel collegio.
Il prossimo pontificato potrebbe richiedere di affrontare missioni difficili, come ha indicato il cardinale Péter Erdő, citato nell’ambito delle preparazioni. I giochi sono aperti e il collegio cardinalizio si prepara a un voto che dovrà accontentare sensibilità globali e aspettative molto diverse, in uno scenario di grande attenzione internazionale.