Home Possibile revisione del green deal ue: nuove ipotesi su obiettivi climatici e flessibilità per il 2040

Possibile revisione del green deal ue: nuove ipotesi su obiettivi climatici e flessibilità per il 2040

La Commissione europea sta rivedendo gli obiettivi del green deal UE, valutando una maggiore flessibilità per i paesi membri nella riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2040.

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La Commissione europea sta valutando una revisione del Green Deal UE, introducendo maggiore flessibilità negli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 al 2040 per bilanciare impegni climatici e necessità economiche. - Unita.tv

La Commissione europea sta preparando una proposta che potrebbe modificare gli obiettivi climatici del green deal ue, il piano che punta a ridurre drasticamente le emissioni di Co2 entro metà secolo. Le discussioni sono in corso su un allentamento dei vincoli, contestati da alcuni paesi membri e imprese per i loro effetti sull’economia. Il testo aggiornato sarà probabilmente presentato a giugno e dovrebbe riguardare principalmente le riduzioni fissate per il 2040. Vediamo come si sta sviluppando il dibattito e quali sono le possibili novità dietro questa revisione.

Origini e scopi del green deal ue: un impegno verso la neutralità climatica entro il 2050

Il green deal europeo è nato sotto la Commissione guidata da Ursula von der Leyen, con l’obiettivo di far tornare l’Europa ai livelli di emissioni di Co2 registrati nel 1990, entro il 2050. Si tratta di un impegno che prevede un percorso di riduzione graduale e profonda delle emissioni inquinanti, innalzando gli standard ambientali in tutti i paesi membri. Questo piano ambizioso ha influenzato politiche, investimenti e regolamenti, diventando la pietra angolare della strategia climatica dell’UE.

La vecchia Commissione e il mondo ambientalista spingevano per obiettivi molto rigidi e vincolanti, sostenendo che “l’intensificazione degli interventi fosse necessaria per evitare conseguenze gravi del cambiamento climatico.” Dall’altra parte, diversi esponenti del mondo imprenditoriale europeo hanno espresso preoccupazione, giudicando i target troppo severi e potenzialmente dannosi per la competitività delle imprese e la crescita economica del continente.

Questo contrasto ha spinto la nuova Commissione, sempre guidata da von der Leyen, ma con un approccio più attento alle richieste di settori economici e Stati membri, a rivedere alcune previsioni. Le discussioni attuali infatti riflettono questa tensione tra sostenibilità ambientale e esigenze di sviluppo.

Le contraddizioni attorno al target di riduzione delle emissioni al 2040

L’obiettivo iniziale previsto dal green deal per il 2040 indicava una diminuzione netta delle emissioni di Co2 pari al 90% rispetto ai livelli del 1990. Si tratta di una misura molto severa, che impone restrizioni forti a tutti i paesi del continente e richiede un cambio radicale nel modo di produrre energia, muoversi, e lavorare. Ma questa ambizione ha incontrato opposizioni trasversali, da governi nazionali a settori produttivi, preoccupati per i costi economici e sociali.

Proprio per questi motivi la discussione sul regolamento relativo al 2040 è stata rinviata più volte nel corso del 2025. Wopke Hoekstra, commissario europeo per il clima, ha preferito sospendere temporaneamente l’approvazione per aprire un confronto con rappresentanti governativi e imprenditoriali. “L’idea è trovare un compromesso che permetta di rispettare gli impegni climatici senza travolgere economicamente certi settori.”

Questa fase di confronto evidenzia come il green deal resti un piano complesso da applicare a tutta l’UE, vista la diversità delle economie e delle priorità nazionali. L’ipotesi di una “flessibilità” regolamentare, se confermata, potrebbe segnare un cambio rilevante rispetto alla linea rigida iniziale.

La possibile introduzione di meccanismi di flessibilità nella revisione del green deal

Secondo alcune fonti vicine alle negoziazioni, il testo rivisto manterrebbe l’obiettivo del 90% di riduzione delle emissioni per il 2040, ma prevede spazi di manovra più ampi per gli Stati membri. La flessibilità non è stata ancora definita nel dettaglio, ma potrebbe consistere in strumenti che permettono ai paesi di cooperare tra loro per raggiungere il target comune.

Tra le ipotesi più accreditate figura la possibilità di compensare parte delle emissioni tramite meccanismi come la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Queste tecnologie permettono di acquisire la Co2 in atmosfera e confinarla in siti sicuri, riducendo l’impatto delle attività industriali. In pratica, se una nazione non riesce a tagliare direttamente le sue emissioni, potrebbe acquistare crediti o collaborare con altri paesi che compensano quell’emissione.

Un approccio pragmatico per mitigare le tensioni

Questa soluzione consentirebbe una maggiore flessibilità operativa e potrebbe diminuire le tensioni tra chi teme un eccessivo carico economico e chi spinge per interventi immediati e rigorosi. Le trattative avverranno nei prossimi mesi in vista del consiglio europeo di giugno, quando i rappresentanti delle capitali discuteranno il testo definitivo.

La revisione del green deal risponde a una realtà politica ed economica che chiede soluzioni pragmatiche per non compromettere la stabilità del continente. Le decisioni in arrivo saranno fondamentali per orientare le politiche climatiche europee nel medio termine e per definire l’equilibrio tra ambiente, sviluppo e competitività.