Possibile aumento dei costi per pacchi cinesi in arrivo in europa con nuova tariffa di 2 euro
La Commissione europea propone una tariffa fissa di 2 euro su pacchi cinesi sotto i 150 euro, per affrontare l’aumento delle spedizioni e garantire controlli doganali più rigorosi.

La Commissione europea valuta una tariffa fissa di 2 euro su ogni pacco cinese sotto i 150 euro per coprire i costi dei controlli doganali, impattando e-commerce e consumatori europei. - Unita.tv
Negli ultimi anni il flusso di pacchi provenienti dalla Cina verso l’Europa ha subito una crescita notevole, soprattutto grazie al boom di piattaforme come Shein e Temu che offrono prodotti a basso costo. Ora la Commissione europea sta valutando di inserire una tariffa fissa da 2 euro su ogni pacco con valore dichiarato inferiore a circa 150 euro, una misura che potrebbe avere ripercussioni importanti sui rivenditori online e soprattutto sui consumatori europei. Vediamo quali sono i numeri in gioco e le ragioni che stanno alla base di questa proposta.
La nuova tariffa da 2 euro: di cosa si tratta e chi la pagherà
L’esecutivo della Commissione europea sta mettendo a punto l’introduzione di un contributo fisso di 2 euro per ogni spedizione proveniente da paesi extra-UE, soprattutto dalla Cina. Maros Sefcovic, commissario con delega al commercio, ha spiegato che questa misura non va letta come una vera tassa ma come un contributo necessario per coprire i costi dei controlli doganali sempre più stringenti. Il motivo sta nel volume enorme di pacchi in arrivo, molti dei quali con valori bassi che, sommati, richiedono un’imponente attività amministrativa e di sicurezza. La tariffa dovrebbe applicarsi a spedizioni con valore dichiarato sotto i 150 euro, una soglia che copre la maggior parte dei piccoli acquisti online.
Impatto sulle piattaforme di e-commerce
Il decreto non colpirà solo i singoli consumatori ma anche le piattaforme e-commerce che spesso spediscono direttamente dalla Cina all’Europa, come Shein, Temu o Aliexpress. Queste aziende hanno conquistato un ruolo dominante nel settore della moda a basso prezzo e del commercio online in generale, modificando sensibilmente le dinamiche del mercato europeo. Il contributo fisso rischia di aumentare i costi per tutti, rendendo meno conveniente l’importazione di prodotti a basso costo.
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L’impatto del boom di pacchi cinesi sulle economie europee
Solo nel 2024 si stima che siano arrivati quasi 5 miliardi di pacchi dalla Cina verso l’Europa. Una quantità impressionante che produce una pressione economica non indifferente soprattutto sulle produzioni locali. La crescita della domanda di prodotti low cost ha stravolto il mercato della moda e dei beni di consumo, riducendo la competitività delle aziende europee e italiane in particolare. Molti produttori tradizionali si trovano a dover confrontare prezzi e tempi di consegna molto inferiori, spesso a scapito della qualità o delle normative ambientali e sociali.
Il 91% delle spedizioni in Europa proviene oggi da venditori asiatici, con un’influenza crescente di colossi dell’e-commerce che puntano su volumi elevatissimi a costi molto ridotti. Sefcovic sottolinea proprio questo squilibrio, che rende necessari maggiori controlli e investimenti per monitorare la sicurezza, l’origine e la conformità dei prodotti spediti. L’applicazione del contributo da 2 euro cerca di coprire queste spese aggiuntive generate dal traffico massiccio di pacchi.
Il contesto politico e doganale dietro la proposta
La proposta di una tariffa fissa per i pacchi importati dalla Cina ha origini in un’iniziativa francese che puntava a far fronte al numero crescente di spedizioni con un contributo specifico. La Commissione europea prosegue ora su questa linea, inserendo la novità nel quadro delle politiche commerciali comunitarie. Il contesto internazionale e i recenti sviluppi della politica doganale globale giocano un ruolo importante.
Effetto trump e i dazi sui piccoli pacchi
Il cosiddetto “effetto Trump” ha portato a un aumento dei dazi sui piccoli pacchi in entrata negli Stati Uniti, spingendo molti utenti a incrementare gli acquisti impulsivi su piattaforme asiatiche per approfittare di prezzi più bassi prima che il costo si alzasse. Anche in Europa si osserva un fenomeno simile, con il traffico di pacchi che subisce variazioni legate a queste politiche internazionali. In più la Commissione europea vagliava già dal 2010 di modificare i dazi doganali per certe spedizioni, preoccupata dai rischi ambientali e per la salute legati ad alcune merci.
La possibile introduzione di questa tariffa riflette quindi la necessità di adattarsi a nuove sfide commerciali e normative, oltre che di ristabilire un equilibrio nei rapporti economici tra venditori asiatici e produttori europei. La misura dovrebbe anche permettere di coprire i costi necessari per controlli più rigidi e una gestione migliore del volume di spedizioni che continua a crescere.