Home Pensioni italiane all’estero e regime fiscale: come funziona il pagamento e la tassazione nel 2025

Pensioni italiane all’estero e regime fiscale: come funziona il pagamento e la tassazione nel 2025

Chi vive all’estero e percepisce la pensione deve seguire regole specifiche per la tassazione, gestire l’iscrizione all’AIRE e richiedere eventuali esenzioni fiscali presso l’INPS.

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L’articolo spiega le regole fiscali per i pensionati italiani residenti all’estero, illustrando come richiedere l’iscrizione all’AIRE, la tassazione della pensione secondo la residenza fiscale e le procedure per ottenere esenzioni o rimborsi dall’INPS. - Unita.tv

Chi sceglie di vivere fuori dall’Italia e percepire la pensione deve affrontare regole precise sul pagamento e sulle imposte da versare. La residenza fiscale all’estero cambia il quadro fiscale rispetto alla tassazione in Italia, ma esistono accordi tra Paesi per evitare il pagamento doppio delle tasse. L’INPS continua a erogare le pensioni, ma richiede alcuni adempimenti specifici per chi si trasferisce all’estero. Vediamo come funziona il meccanismo in modo dettagliato.

Come si paga la pensione all’estero e quali adempimenti servono

Il pagamento della pensione spetta ancora all’INPS, anche se il pensionato ha trasferito la residenza fiscale fuori dall’Italia. Non cambia dunque l’ente erogatore, che mantiene il ruolo centrale nella corresponsione degli assegni pensionistici. Per regolarizzare la situazione è necessario fare domanda all’INPS e iscriversi all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero . Questa iscrizione segnala ufficialmente il trasferimento della residenza e consente di aggiornare lo status previdenziale.

La comunicazione deve essere inviata tempestivamente per evitare ritardi o problemi nella riscossione degli assegni. L’iscrizione all’AIRE serve anche a ottenere il riconoscimento della nuova residenza fiscale e gestire i rapporti con le autorità italiane in modo corretto. Un pensionato che cambia Paese di residenza deve sempre mantenere aggiornata questa registrazione per non incorrere in complicazioni.

La residenza fiscale è fondamentale: spostarla all’estero significa dichiarare al fisco italiano che le tasse sulla pensione possono essere gestite diversamente, grazie anche alle convenzioni internazionali. Il pensionato deve dimostrare di aver stabilito altrove il domicilio fiscale. Senza questa prova, l’INPS continuerà a erogare la pensione considerando la residenza in Italia.

La tassazione della pensione all’estero: le regole per privati e pubblico

La tassazione della pensione cambia in base alla natura del lavoro svolto prima del pensionamento. Per chi ha lavorato nel settore privato, la pensione è tassata secondo il principio della residenza fiscale. Se il pensionato è iscritto all’AIRE e dunque fiscalmente residente all’estero, le imposte si pagano generalmente nel Paese di residenza, evitando così la doppia imposizione.

Questo schema si basa sulle convenzioni fiscali stipulate secondo il modello OCSE, adottato dalla maggior parte dei Paesi. Questi accordi definiscono limiti e agevolazioni fiscali per determinati importi, che in alcuni casi possono arrivare a esenzioni fino a 12.000 euro complessivi. Quando il pensionato supera tali soglie, la restante tassazione viene applicata nel Paese di origine, l’Italia.

Diverso è il caso per chi ha avuto un impiego pubblico. Qui la legge stabilisce che la tassazione spetta all’Italia, a meno che il lavoratore pensionato sposti formalmente la residenza fiscale all’estero attraverso le procedure previste. L’assenza di questa formalizzazione comporta il pagamento delle tasse italiane anche se la pensione viene incassata fuori dal Paese.

Ottenere l’esenzione dalla tassazione italiana sulla pensione

Se la pressione fiscale italiana sulla pensione viene considerata troppo alta, il pensionato residente all’estero può chiedere l’esenzione dal pagamento delle imposte in Italia. Per farlo è necessario inviare una specifica richiesta all’INPS, completa di documentazione che attesti la residenza fiscale all’estero. La certificazione deve provenire da un’autorità amministrativa locale ed essere presentata attraverso i moduli online indicati dall’ente previdenziale.

L’iscrizione all’AIRE è un passaggio obbligato per accreditare la nuova residenza e avviare l’esenzione fiscale. Solo con questi passaggi il pensionato può evitare di pagare l’imposta italiana sulla propria pensione, trasferendo così l’onere fiscale esclusivamente al Paese di domicilio.

L’INPS ha tempi tecnici lunghi per verificare ogni richiesta, perché la documentazione deve essere attentamente controllata per escludere frodi o errori. La presenza di accordi con il Paese estero viene esaminata per garantire il rispetto delle norme internazionali e la corretta applicazione della convenzione contro la doppia imposizione.

Rimborsi e controlli dell’INPS per le imposte pagate in eccesso

Quando la pensione italiana viene tassata anche dopo il trasferimento della residenza fiscale all’estero, il pensionato può chiedere alla stessa INPS il rimborso delle imposte versate indebitamente. La richiesta segue un iter che prevede l’invio di modulistica specifica all’ente, comprensiva di tutte le prove della nuova residenza e del pagamento delle imposte nel Paese estero.

L’INPS procede a una serie di controlli interni lunghi e scrupolosi. I tempi si allungano perché la verifica riguarda situazioni complesse, che coinvolgono anche la legislazione di due o più Paesi. La corretta esecuzione del rimborso dipende dalla chiarezza della documentazione e dal rispetto delle normative fiscali in vigore tra l’Italia e il luogo di residenza.

Spesso i pensionati devono attendere mesi prima di ottenere risposte definitive e recuperare quanto pagato in eccesso. Questo procedimento è utile per sanare conflitti fiscali e garantire che i cittadini non paghino due volte sulla stessa pensione, confermando la validità e la concretezza degli accordi di doppia imposizione.