Papa Leone XIV si impegna per la pace e l’unità con le chiese orientali nel giubileo ecumenico
Papa Leone XIV, in occasione del Giubileo delle Chiese orientali, promuove l’unità tra la Chiesa latina e quella orientale, sottolineando l’importanza della pace e del dialogo tra le confessioni cristiane.

Papa Leone XIV, in occasione del Giubileo delle Chiese orientali del 2025, ha rilanciato l’impegno per l’unità tra Chiesa latina e orientale, promuovendo la pace nei conflitti mondiali e il rispetto delle tradizioni cristiane orientali, sottolineando l’importanza di un dialogo autentico e della presenza cristiana nelle terre d’origine. - Unita.tv
Papa Leone XIV ha scelto un momento importante, il Giubileo delle Chiese orientali del 14 maggio 2025, per ribadire la volontà di unire la Chiesa latina e quella orientale. Il pontefice ha detto parole cariche di significato, mettendo in primo piano la necessità di spingere negoziati di pace nei teatri di guerra sparsi nel mondo e ha lanciato un appello alla comunità internazionale per dialoghi sinceri e incontri fra nemici. Questo evento si colloca inoltre in un anno speciale, il 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea, ricordando la lunga storia di tensioni e collaborazioni fra le diverse confessioni cristiane.
La richiamata alla mediazione della chiesa per una pace duratura
Durante l’udienza in Aula Paolo VI, Papa Leone XIV ha assunto un ruolo attivo nella promozione della pace mondiale. Ha comunicato di voler usare ogni risorsa per favorire il confronto tra le parti in conflitto, evidenziando come la Santa Sede può offrire terreni neutri e spazi di dialogo. Il pontefice ha detto chiaramente che “la pace non nasce da imposizioni o dalla sopraffazione, ma dal riconoscimento umano reciproco e dalla dignità restituita a chi soffre.”
Il riferimento al contesto attuale – partendo dall’impossibilità finora di ottenere una tregua in Ucraina e Medio Oriente – ha sottolineato l’urgenza di una diplomazia cristiana attiva. Papa Leone XIV ha invitato i leader mondiali a mettersi di fronte, “guardarsi negli occhi”, per rilanciare una speranza vera ai popoli privati della serenità e della sicurezza. L’appello all’incontro e alla negoziazione è tornato più volte nel discorso, rappresentando il fulcro della sua visione per il futuro.
Leggi anche:
Il diritto dei cristiani a rimanere nelle terre d’origine con garanzie di sicurezza
Un altro nodo sollevato dal papa riguarda la condizione dei cristiani in Medio Oriente e altre aree di crisi. Leone XIV ha espresso gratitudine nei confronti di chi cerca la pace attraverso la preghiera e resiste nonostante le difficoltà, portando avanti la propria fede senza abbandonare le radici. Ha detto chiaramente che “ai cristiani va riconosciuto il diritto di restare nelle proprie terre, con tutte le garanzie necessarie per vivere in sicurezza.”
Questo punto si lega anche a un messaggio di solidarietà tra Chiesa latina e orientale, confrontate con sfide comuni e un contesto di conflitti spesso dimenticati dal grande pubblico. Il papa ha spiegato che “la pace non può consistere solo in assenza di guerre, ma deve assicurare condizioni di vita dignitose e protegga le minoranze religiose.” Il discorso ha richiamato più volte la necessità di una presenza cristiana stabile e attiva nel proprio territorio, a cui non va mai negata l’esistenza.
Il richiamo al senso del mistero e al valore delle liturgie orientali
Uno dei passaggi più intensi del discorso è stata la lode alle liturgie orientali, viste come fonte di un contenuto spirituale profondo. Papa Leone XIV ha rivolto un appello alla Chiesa occidentale perché si lasci ispirare dalla ricchezza di fede e dal senso del mistero che le celebrazioni orientali riescono a trasmettere. Ha sostenuto che “queste liturgie coinvolgono la persona nella sua interezza, invitando a riconoscere la grandezza di Dio che si fa vicina alla fragilità umana.”
Il pontefice ha messo in guardia da ogni tentativo di omogeneizzare o cancellare le tradizioni orientali, favorendo una unità che in realtà rischia di snaturare il patrimonio originario. Ha ricordato il valore di pratiche come la penitenza, il digiuno e l’intercessione continua, caratteristiche di molte confessioni orientali, elementi fondamentali da custodire per mantenere viva la fede. Questo richiamo rappresenta anche una testimonianza di attenzione verso comunità che portano avanti con forza la loro identità anche dopo esperienze di dura persecuzione.
L’ecumenismo come cammino verso una pasqua comune
Papa Leone XIV ha collegato il tema dell’unità tra le Chiese a un progetto a lungo termine: la possibilità di celebrare tutti insieme la Pasqua. Questo simbolo assume in questo contesto un valore forte, indicativo di un cammino verso la comunione piena tra cristiani d’Occidente e d’Oriente. Il pontefice ha citato l’eredità del Concilio di Nicea, sottolineando come quel momento storico rimanga una pietra miliare per le relazioni ecumeniche.
Il Giubileo delle Chiese orientali è quindi visto come una tappa di un percorso che va oltre la semplice convivenza, mirando a una comprensione più profonda e a una fusione di tradizioni rispettose delle reciproche differenze. Leone XIV ha ribadito che “l’unità non può essere una maschera che nasconde differenze, ma un intreccio reale di fede e prassi che riporti insieme i cristiani sparsi nel mondo.” Questo tempo di celebrazioni segna una nuova stagione di dialogo e di attese per il futuro della chiesa universale.