Omicidio di via Poma a roma: nuova inchiesta sul caso di Simonetta Cesaroni ancora senza risposte definitive

Nuove indagini sull’omicidio di Simonetta Cesaroni riaprono il caso di via Poma a Roma, rivelando possibili legami con servizi segreti e poteri forti, mentre la verità rimane elusive.
Il caso dell’omicidio di Simonetta Cesaroni del 1990 a Roma, ancora irrisolto, è al centro di una nuova inchiesta che indaga su possibili legami con servizi segreti, poteri forti e intrighi oscuri. - Unita.tv

L’omicidio di Simonetta Cesaroni, avvenuto nel 1990 in via Poma a Roma, resta una delle pagine più oscure della cronaca italiana. A quasi trentacinque anni dal fatto, emergono nuove piste e sospetti che potrebbero cambiare la ricostruzione di quella notte, alimentando un dibattito ricco di dubbi e misteri. Il caso torna al centro dell’attenzione pubblica grazie a una nuova inchiesta sollecitata dal gip e alla recente puntata di Storie di Sera su Rai 1. Ecco cosa sappiamo finora.

La vicenda del delitto di via poma e il ritorno dell’inchiesta

Simonetta Cesaroni fu trovata morta nel suo ufficio, nella palazzina di via Poma, con 29 colpi d’arma da taglio. All’epoca la dinamica e i sospetti ruotavano intorno a diversi nomi, ma manca ancora una verità giudiziaria chiara e definitiva. Nel dicembre scorso, un nuovo segnale giunge dal gip, che ha formalmente chiesto di riaprire l’inchiesta, spingendo gli inquirenti a riapprofondire elementi rimasti in ombra per decenni.

Un quadro complesso mai chiarito

Chi conosce il caso parla di un quadro complesso, con piste mai realmente sviluppate e indizi lasciati cadere, forse anche per ragioni che vanno oltre il semplice delitto passionale o di quartiere. Lo scopo dell’inchiesta attuale è proprio quello di scavare nelle ombre di un contesto difficile e stratificato. In questi anni, anche la famiglia Cesaroni ha manifestato la propria frustrazione per i continui buchi nelle indagini e per l’atteggiamento a volte scettico delle autorità.

Presunti legami con i servizi segreti e i poteri forti

Uno dei fili più inquietanti riguarda il sospetto di un coinvolgimento diretto o indiretto dei cosiddetti “poteri forti” e dei servizi segreti italiani. Alcuni ambienti ritengono che l’associazione Alberghi della Gioventù, dove lavorava Simonetta, potesse essere in qualche modo collegata a queste reti. Il giornalista Emiliano Radice, esperto sul caso, ha dichiarato che “all’inizio si poteva pensare a un delitto banale, ma con il tempo è emersa una rete d’interessi e pressioni che superano la semplice cronaca.”

Nel corso degli anni, alcuni testimoni e familiari hanno parlato di un sistema che ha ostacolato la verità. Paola Cesaroni, sorella della vittima, ha detto di essere stata interrogata come se fosse la colpevole, mostrando così come le indagini abbiano preso una piega a volte confusa. L’avvocato della famiglia ha più volte sottolineato la presenza di intercettazioni e pressioni dall’alto, auspicando un approfondimento su queste piste. Queste dichiarazioni arrivano in un momento in cui la scena pubblica sembra più libera da interferenze.

La rete di interessi e pressioni

Un intreccio tra depistaggi, terrorismo e scandali finanziari

La rete che circonda questo delitto appare intricata. L’associazione DarkSide ha ricostruito una storia che va oltre il semplice omicidio. Secondo le loro ricerche, i servizi segreti, società di copertura, e vicende legate al terrorismo , si intrecciano con casi di depistaggi famosi come nel caso Moro, e con scandali economici quali il Sisdegate.

Al centro di questa rete ci sarebbe la sede regionale dell’Aiag, un’associazione che svolgeva funzioni di copertura legale per i servizi segreti. Personaggi come Roland Voller, testimone chiave, risultano avere legami diretti con il Sisde, mentre altre figure istituzionali mantengono rapporti con ambienti opachi. Questi retroscena alzano il velo su un mondo parallelo di potere che ha tolto un po’ di luce al delitto di via Poma.

dettagli inquietanti sulla scomparsa della cartellina di Simonetta

Un elemento che ha sempre alimentato dubbi riguarda la cartellina porta documenti che Simonetta portava con sé quel giorno e che non è mai stata trovata dopo l’omicidio. I familiari ricordano che uscì con quell’oggetto, ma non si sa se l’avesse consegnata a qualcuno o se le fosse stata sottratta.

Il fatto che questa cartellina sia sparita alimenta l’ipotesi che Simonetta potesse aver visto o scoperto informazioni delicate. Tale sospetto corrobora l’idea che l’omicidio non sia stato casuale. Nonostante tutto, questo aspetto non è mai stato analizzato a fondo nelle indagini ufficiali, lasciando aperto uno spiraglio su possibili motivi ancora sconosciuti.

Un enigma mai risolto

il ruolo di Luciano Porcari e le rivelazioni poco esplorate

Un’altra figura centrale, ma poco indagata, è quella di Luciano Porcari. Conosciuto per il suo passato da dirottatore e per i rapporti con la criminalità organizzata, Porcari sosteneva anche di avere contatti con i servizi segreti. Nel 1996, in un’inchiesta parallela che affrontava tematiche collegate al caso via Poma, rivelò che Simonetta gestiva contratti per alcune società, accanto alla sua normale attività lavorativa.

Secondo Porcari, la giovane era a conoscenza di movimenti economici illeciti compiuti da queste società, che lui avrebbe chiuso per loro conto. La procura di Torre Annunziata ha considerato questa testimonianza degna di attenzione e rappresenta, per chi indaga, un punto da approfondire per estendere il quadro e scoprire eventuali legami con altre storie irrisolte. La pista Porcari resta uno degli aspetti meno toccati, ma forse tra i più importanti per capire cosa si nasconde dietro al delitto di via Poma.