Home Omicidio di Piersanti Mattarella: la lotta alla mafia e il mistero dei mandanti dopo 45 anni

Omicidio di Piersanti Mattarella: la lotta alla mafia e il mistero dei mandanti dopo 45 anni

La morte di Piersanti Mattarella, politico siciliano e fratello del presidente Sergio Mattarella, segna un capitolo oscuro della storia italiana legato alla mafia e alla corruzione.

Omicidio_di_Piersanti_Mattarel

L’articolo racconta l’impegno di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia, nella lotta contro la mafia e la corruzione, e il suo assassinio nel 1980 a Palermo, un caso ancora avvolto nel mistero tra mafia, neofascismo e depistaggi. - Unita.tv

La morte di Piersanti Mattarella, politico siciliano e fratello maggiore del presidente della repubblica Sergio Mattarella, rappresenta una pagina difficile della storia italiana. Presidente della regione Sicilia dal 1978, Mattarella si impegnò con decisione nel combattere la corruzione e i legami tra mafia e politica. Il suo assassinio, avvenuto a Palermo il 6 gennaio 1980, ha lasciato molte domande sul coinvolgimento di Cosa Nostra e di forze neofasciste, con indagini che ancora oggi faticano a trovare una soluzione definitiva.

la carriera politica e la lotta a cosa nostra di piersanti mattarella

Piersanti Mattarella fu eletto presidente della regione Sicilia per la democrazia cristiana nel 1978. Sin dai primi giorni del suo mandato, portò avanti una politica di trasparenza nelle amministrazioni locali, con l’obiettivo di spezzare i rapporti tra politica e mafia. La sua scelta di mettere in discussione il sistema consolidato attirò molte minacce, perché intaccava interessi consolidati di potere criminale.

Mattarella cercò di riformare la gestione pubblica, puntando a impedire a Cosa Nostra di infiltrarsi negli appalti e nelle decisioni regionali. Il suo impegno lo rese bersaglio privilegiato della criminalità organizzata, che vedeva nella sua azione un serio ostacolo. Questa tensione crescente sfociò nel tragico attentato del 1980, confermando quanto la sua battaglia fosse percepita come una minaccia dai clan mafiosi.

Un simbolo della resistenza alla corruzione nel sud italia

La lotta di Mattarella rappresenta un esempio tangibile di resistenza a una realtà radicata in quella stagione italiana, in cui il confine tra poteri politici e criminalità si faceva molto sottile. La sua figura è ancora oggi ricordata come simbolo di contrasto alla corruzione sistemica nel sud Italia.

il giorno dell’attentato e le circostanze dell’omicidio a palermo

Il 6 gennaio 1980, giorno dell’epifania, Piersanti Mattarella fu assassinato a Palermo mentre si recava a messa con la moglie Irma Chiazzese e i due figli. La sua auto fu fermata in strada e raggiunta da una raffica di colpi sparati da sicari in azione. Mattarella venne colpito più volte e morì poco dopo essere arrivato in ospedale.

L’agguato sconvolse l’opinione pubblica, perché evidenziò la brutalità con cui la mafia colpiva chi faceva opposizione politica. A colpire fu anche la dimensione familiare del fatto: la presenza della moglie e dei figli durante l’attacco rivelava, oltre alla ferocia, la volontà di intimidire tutta la comunità civile.

Indagini e teorie sul coinvolgimento di neofascisti e servizi segreti

Le dinamiche di quell’episodio hanno alimentato indagini complesse e ritardi nel chiarire ruoli e mandanti. Nel corso degli anni sono emerse ipotesi che collegano la matrice mafiosa a gruppi neofascisti, con possibili coinvolgimenti di servizi segreti deviati. L’episodio rimane così intrecciato in un contesto di ombre e silenzi, dove la verità fatica a emergere del tutto.

irma chiazzese, testimone chiave dell’attacco e il suo racconto

Irma Chiazzese, moglie di Piersanti Mattarella, fu presente durante l’attentato e rimase ferita a una mano mentre cercava di proteggere il marito. Sposati nel 1958 e con radici a Palermo, fu fondamentale nelle prime fasi delle indagini per la sua testimonianza.

Secondo i resoconti, la donna vide l’esecutore dell’agguato tornare indietro dopo i primi colpi per assicurarsi dell’efficacia della sua azione, poi sparò il colpo finale, non lasciando scampo a Piersanti Mattarella. Irma descrisse quel momento con lucidità, ricordando lo sguardo freddo del killer e l’assenza di pietà.

Il racconto di Irma Chiazzese ha contribuito a identificare almeno uno degli uomini coinvolti nell’attacco e ha permesso di ricostruire meglio la dinamica della strage. Il suo ruolo di testimone ha aperto la strada a nuovi filoni investigativi, tuttora in corso.

Nuove indagini e possibili sviluppi sulle responsabilità dell’omicidio

Dopo oltre 45 anni dall’uccisione di Piersanti Mattarella, la vicenda continua a essere al centro di approfondimenti giudiziari. Recentemente sono emersi nuovi indagati, ritenuti possibili esecutori materiali dell’agguato. Le inchieste cercano di ricostruire legami e motivazioni in un contesto ancora intricato di criminalità e politica.

La trasmissione Report, attraverso l’inchiesta intitolata “il passato che ritorna”, ha dedicato attenzione alle indagini sulle stragi irrisolte degli anni ’70 e ’80, evidenziando depistaggi e reticenze che hanno ostacolato il lavoro della giustizia. Nel caso Mattarella, i mandanti veri non sono mai stati nominati ufficialmente, alimentando sospetti su collusioni profonde.

Il mistero che continua dopo decenni

Questo clima di mistero prolunga la sofferenza della famiglia e della società civile, che attendono il riconoscimento definitivo delle responsabilità dietro questo omicidio. Le nuove piste potrebbero aprire una svolta ma il cammino verso una verità completa resta ancora lungo.

L’assassinio di Piersanti Mattarella rimane un episodio centrale per capire le connessioni fra politica e mafia. La determinazione con cui ha affrontato la corruzione ha pagato a caro prezzo, ma tiene viva la memoria su una resistenza che continua a chiedere giustizia.