L’inchiesta sull’omicidio di Nada Cella, avvenuto nel 1996, si arricchisce di nuovi scenari dopo la presentazione in aula di un audio contenente minacce tra Anna Lucia Cecere e la criminologa Antonella Pesce Delfino. Questo materiale è stato al centro del recente processo che ha acceso di nuovo i riflettori sulla complessa vicenda. La criminologa, che ha contribuito a riaprire il caso, ha descritto in aula un quadro teso tra lei e la principale indagata. Gli atti del processo si concentrano sulle motivazioni dietro il delitto e su nuovi sviluppi che riguardano i rapporti tra i protagonisti.
L’omicidio di nada cella e la riapertura del caso dopo più di 30 anni
Nada Cella fu assassinata nel maggio del 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco, per cui lavorava. La giovane aveva 24 anni e la sua morte rimase un mistero irrisolto per decenni. Solo di recente il caso è stato riaperto grazie all’intervento di Antonella Pesce Delfino, criminologa che ha notato incongruenze nelle indagini originarie. Pesce Delfino ha svolto una nuova analisi del materiale e ha concentrato l’attenzione su Anna Lucia Cecere, una donna legata a Marco Soracco. La procura sostiene che la gelosia e risentimenti tra Cecere e Cella abbiano causato l’omicidio, mentre l’imputata respinge le accuse dichiarandosi innocente.
Il lavoro della criminologa ha portato inoltre a un approfondimento sulle dinamiche personali che si sarebbero intrecciate attorno al delitto. Sono emersi nuovi fatti che suggeriscono un legame tormentato tra le persone coinvolte, fatto che ha riacceso l’interesse pubblico e giudiziario su una vicenda rimasta a lungo sepolta nel silenzio.
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Dettagli della relazione tra soracco, pesce delfino e cecere emersi in aula
Durante il processo, Antonella Pesce Delfino ha rivelato come abbia cercato di costruire un rapporto di fiducia con Marco Soracco. Con un pretesto, la criminologa ha avvicinato il commercialista per stimolare i suoi ricordi sulla notte del delitto. Hanno parlato più volte della morte di Nada Cella senza arrivare a conclusioni chiare. A un certo punto, Marco Soracco ha deciso di interrompere ogni contatto con Antonella, forse per la crescente pressione che la rinnovata indagine esercitava.
Soracco avrebbe inoltre menzionato Anna Lucia Cecere, suggerendo che tra loro c’erano stati solo brevi incontri senza alcuna vera relazione sentimentale, almeno dal suo punto di vista. Antonella Pesce Delfino ha incontrato Cecere a Cuneo, dove ha tentato di far emergere dettagli utili sull’omicidio. L’approccio si è rivelato difficile, perché la donna non accettava di parlare apertamente della vicenda.
La tensione è aumentata rapidamente nel corso di questo confronto, sfociando poi nella registrazione dell’audio che oggi è stato ascoltato dalla corte. In quel dialogo, Pesce Delfino chiede a Cecere di chiarire certi riferimenti a Marco Soracco, ma la risposta è violenta e minacciosa.
Gli audio delle minacce di anna lucia cecere: cosa hanno rivelato in aula
Gli audio che la criminologa ha prodotto sono stati inseriti come prova testimoniale non per provare direttamente la responsabilità di Anna Lucia Cecere nell’omicidio, ma per delineare meglio il suo carattere e la sua attitudine difensiva. Nel file si sente Cecere scagliarsi con parole pesanti contro la criminologa, accusandola di entrare troppo nei suoi affari personali e di essere complice di Marco Soracco.
Le minacce si fanno estremamente serie, con Cecere che arriva a dire di volerla “spappolare viva” con il suo cane e di trascinarla “per i capelli” davanti agli inquirenti per obbligarla a parlare. L’interlocuzione assume un tono aggressivo e intimidatorio, rivelando un livello di nervosismo e ostilità non banale. Pesce Delfino ha raccontato che quei momenti hanno segnato il punto di rottura nel loro rapporto.
Questi elementi mostrano una dimensione più complessa dei rapporti tra i protagonisti del caso e spiegano perché l’indagine abbia vissuto momenti di stallo e tensione. La figura di Anna Lucia Cecere esce dal processo con un profilo di persona combattiva e pronta alla difesa estrema, rendendo più arduo definire i confini tra verità e bugia in questa lunga vicenda giudiziaria.