Nuovi sviluppi in Libia tra riposizionamenti militari e interessi internazionali nel 2025
La Libia affronta un delicato riequilibrio politico dopo l’uccisione di al kikli, con l’intervento degli Stati Uniti che modifica le dinamiche tra milizie e attori internazionali, mentre l’Italia monitora la situazione.

L'eliminazione del capo milizia libico al Kikli segna un cambiamento negli equilibri interni, mentre il rinnovato coinvolgimento degli Stati Uniti e l'interesse strategico di Italia e Turchia influenzano la complessa situazione geopolitica libica. - Unita.tv
La Libia torna al centro dell’attenzione internazionale dopo l’eliminazione del capo milizia al kikli, noto anche come “gheniwa”, ucciso in un’imboscata che non rappresenta un semplice scontro tra gruppi armati. Questo episodio segna una fase delicata nella politica libica, dove la presenza di attori internazionali come gli Stati Uniti sta cambiando gli equilibri. L’Italia segue da vicino questi avvenimenti, considerando la rilevanza strategica della stabilità libica per il proprio interesse energetico e migratorio.
Al kikli e la dinamica interna delle milizie libiche
Al kikli era a capo dell’apparato di supporto e stabilizzazione , una milizia che nei mesi ha esteso il proprio controllo oltre il campo militare, entrando nel settore immobiliare e delle telecomunicazioni. Questa espansione ha generato tensioni con altre forze sul territorio, in particolare con la 444esima brigata, fedele al governo di unità nazionale guidato da dbeibah. L’eliminazione di al kikli e lo smantellamento della sua milizia rappresentano un classico esempio di riequilibrio interno tipico di questi gruppi, quando una milizia supera certi limiti di potere e invade gli affari altrui.
Il governo di unità nazionale cerca di ristabilire un controllo più centralizzato e, in questo caso, ha approfittato dell’azione della 444esima brigata, legata a misurata, per colpire al kikli. Ciò conferma che il fragile equilibrio libico passa anche attraverso questi azioni mirate di ridimensionamento. C’è però qualcosa di nuovo in questo scenario: l’intervento diplomatico e militare da parte degli Stati Uniti, che sposta il quadro da una semplice regolazione tra milizie a una partita più ampia con attori esterni.
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Il ruolo degli stati uniti e la ripresa del dossier libico
L’attenzione americana si è concretizzata con la visita del 22 aprile della nave Mount Whitney, comando della sesta flotta, ai porti di Tripoli e Bengasi. Questa presenza navale ha visto l’incontro tra il vice ammiraglio Thomas Anderson, l’ambasciatore Richard Norland, inviato speciale per la Libia, e i rappresentanti dei poteri dell’ovest e dell’est del paese. Segnala la volontà degli USA di riprendere un ruolo attivo in Libia per contrastare l’influenza di Russia e Cina, che guadagnano terreno soprattutto nell’est.
L’instabilità nella regione africana, accentuata dai colpi di stato in Nigèr nel 2023 e nelle crisi precedenti in Burkina Faso e Mali, ha fortemente ridotto la presenza americana nel continente. La Libia dunque torna a incarnare un nodo centrale per il rafforzamento dei legami tra Stati Uniti e Africa subsahariana. L’eliminazione di al kikli può inserirsi in questo disegno, visto come parte di un processo di riduzione del potere delle milizie per stabilizzare il paese attorno a un controllo più unitario.
Le implicazioni per dbeibah e la mutata geopolitica libica
Il governo di unità nazionale, guidato da abdullah dbeibah, ha ora sul tavolo la possibilità di contare su un appoggio più concreto da parte degli Stati Uniti. L’incontro del 30 aprile a Washington tra Saddam Haftar, figlio del leader della Cirenaica Khalifa Haftar, e rappresentanti del dipartimento di stato americano rafforza questa lettura. È probabile che dbeibah possa essere convocato presto negli Stati Uniti per rafforzare la sua posizione.
Questa dinamica fa presagire una fase di maggiore stabilità, almeno nelle intenzioni. La riduzione del potere delle milizie indipendenti come al kikli fa parte di un progetto di ricomposizione degli equilibri sul territorio e di concentramento dell’autorità nelle mani del governo centrale, o comunque di apparati militari riconducibili a esso. Resta però da verificare come altri attori sul campo, come la Turchia, già impegnata nell’ovest libico con accordi economici concreti, reagiranno a questi mutamenti.
L’interesse italiano tra stabilità, energia e migrazioni
L’Italia osserva con interesse e preoccupazione questi eventi. La stabilità dell’ovest libico è cruciale per garantire la continuità della produzione petrolifera, fondamentale per l’approvvigionamento energetico italiano. I conflitti tra milizie, o le situazioni di maggiore instabilità documentate negli ultimi anni, hanno spesso bloccato l’estrazione e il trasporto del greggio.
Così come incidono sulle partenze dei migranti, che alle milizie servono anche per mostrare il proprio potere. I controlli variano a seconda dei blocchi territoriali delle milizie. Il dialogo tra Italia e Stati Uniti potrebbe rilanciare la possibilità di un ruolo più deciso del governo di unità nazionale nel controllo del territorio, e quindi di una diminuzione delle situazioni di disordine.
Tra l’altro, l’accordo Italia-Turchia dello scorso aprile offre un quadro più strutturato per la collaborazione in Libia, dove la Turchia rappresenta un interlocutore inevitabile. Questo confronto bilaterale può aprire anche strade nuove per un riordino politico che coinvolga interessi esterni ma specialmente gli attori libici.
Verso un futuro incerto ma con nuovi attori sul campo
Nonostante i segnali di riorganizzazione, la situazione libica resta complessa e incerta. Gli sviluppi dei prossimi mesi potranno essere segnati da fasi di instabilità, ma anche da tentativi concreti di stabilizzazione. Il ritorno degli Stati Uniti come protagonista diretto del dossier libico aggiunge pressione e opportunità, costringendo gli attori nazionali a ridefinire i propri assetti.
L’Italia si trova così davanti a una sfida delicata, tra la necessità di salvaguardare i propri interessi energetici e migratori e quella di seguire i cambiamenti geopolitici in atto. L’evoluzione del quadro dipenderà anche dalle capacità di dialogo e negoziazione con paesi come la Turchia e dai coach americani che cercano di far crescere formati di governo più unificati in Libia. Il paese rimane una variabile complessa e cruciale nel contesto mediterraneo e africano.