Nuove rivelazioni sul delitto di garlasco: pedofilia, esoterismo e l’impronta 33 sulle indagini
Il caso di Chiara Poggi riaccende il dibattito con nuove ipotesi su pedofilia e riti esoterici, mentre l’impronta numero 33 continua a dividere esperti e legali nelle indagini.

Il generale Luciano Garofano commenta le nuove ipotesi e le controversie sul caso Chiara Poggi, tra segnalazioni di pedofilia, l'impronta 33 e dichiarazioni di un presunto super testimone, sottolineando la necessità di prove certe. - Unita.tv
Il caso di Chiara Poggi continua a far discutere a più di quindici anni dal tragico omicidio avvenuto a Garlasco. Durante una diretta di Pomeriggio 5, il generale Luciano Garofano, ex capo dei Ris coinvolto nelle prime fasi delle indagini, ha commentato le ultime presunte novità che riguardano segnalazioni di pedofilia e riti esoterici legati alla zona vicino alla villetta della vittima. Questi nuovi elementi, ancora tutto da verificare, sembrano però incontrare dubbi e critiche nell’ambito investigativo. Nel frattempo, resta centrale la questione dell’impronta numero 33, che continua a dividere esperti e legali.
Gli ultimi sviluppi e la nuova ipotesi della pedofilia vicino a garlasco
Nel corso della trasmissione Pomeriggio 5 si è tornato a parlare del delitto di Garlasco grazie all’intervento del generale Luciano Garofano, che all’epoca fu direttamente coinvolto nelle indagini di polizia scientifica. Ha preso spazio l’ipotesi, finora sottotraccia, che Chiara Poggi fosse venuta a conoscenza di casi di pedofilia consumati nel Santuario di Bozzola, a pochi passi dalla sua abitazione. Questa pista porta con sé riferimenti a messe nere e riti esoterici, dettagli che sollevano inquietudini ma che, per ora, non trovano riscontri ufficiali.
Opinioni di garofano sulla nuova ipotesi
Garofano ha osservato che questa teoria nasce da una segnalazione del dottor Massimo Lovati e non è mai entrata nel vivo delle indagini giudiziarie. Ha sottolineato che non esistono elementi che testimoniano disagio o confidenze da parte di Chiara verso i suoi familiari o altra gente vicina. Il generale ha definito tutta questa narrazione più una suggestione che un dato utile a chiarire i fatti. Ha quindi evidenziato come questa pista non abbia inciso nei processi che hanno portato alla condanna di Alberto Stasi.
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L’ipotesi presenta aspetti molto delicati e richiede approfondimenti molto accurati, soprattutto per non infangare senza prove persone o ambienti. Nella pratica giudiziaria, questa linea non ha portato nemmeno a passi avanti concreti e, nell’attuale contesto processuale, viene considerata poco convincente dai tecnici coinvolti. Il generale rimarca come sia necessario continuare a basarsi su prove certe e non soltanto su teorie affascinanti ma indefinibili.
Dibattito sulle tracce biologiche e l’impronta conosciuta come “33”
Le discussioni più accese si sono concentrate sull’impronta 33, un elemento che ha fatto ripartire nuovi confronti tra la difesa di Alberto Stasi e quella di Andrea Sempio. La traccia fu scoperta sulle scale dove fu trovato il corpo di Chiara Poggi e, recentemente, è stata nuovamente proposta come possibile prova decisiva per includere o escludere persone vicine al caso.
La difesa di Stasi chiede che si effettuino nuovi esami su eventuali tracce di sangue o altro materiale biologico per confermare o negare la presenza di Chiara vicino all’impronta. Al contrario, la difesa di Sempio, di cui fa parte il generale Garofano, ritiene questi accertamenti inutili perché già compiuti all’epoca e privi di risultati significativi.
Garofano commenta le tecnologie usate per l’analisi
Nel corso della diretta, Garofano ha spiegato che l’immagine collegata all’impronta 33 è stata elaborata con programmi come Photoshop, tecnologie già disponibili nel 2007. Ha consigliato di non lasciarsi trarre in inganno dalla texture della parete che può generare segni simili a impronte; secondo lui si deve andare a fondo prima di attribuire valore a quelle tracce. Parole che gettano una luce critica sulle recenti polemiche e invitano a non prendere per certe le interpretazioni estemporanee.
Garofano ha aggiunto che gli accertamenti di allora non rivelarono tracce biologiche riconducibili alla vittima né altre impronte su quegli stessi scalini. A oggi, le caratteristiche di quell’impronta restano oggetto di confronto tra tecnici senza un accordo definitivo. Rimane comunque centrale la necessità di verifiche tecniche accurate prima di imprimere svolte investigative sulla base di nuovi elementi visivi.
Il ruolo del super testimone e le nuove dichiarazioni inedite
Un altro aspetto sono le recenti testimonianze che si stanno diffondendo dopo la comparsa di un cosiddetto super testimone. La figura, che ha rilasciato dichiarazioni presso la trasmissione Le Iene, sostiene di avere informazioni rilevanti mai emerse prima sulla vicenda. Questo soggetto si era proposto come investigatore privato, un ruolo che la difesa e i magistrati hanno accolto con prudenza.
Il generale Garofano ha espresso perplessità sul valore di quanto riferito da questo testimone, in particolare sulle affermazioni che appaiono poco supportate da prove oggettive. Ha ricordato che in casi complessi come questo occorre valutare con rigore ogni nuova testimonianza, mantenendo uno spirito critico. Le tensioni tra chi sostiene questa nuova pista e chi la ritiene poco affidabile riflettono la grande difficoltà ancora presente nel far luce definitiva sul caso.
Queste nuove rivelazioni mettono in rilievo il bisogno di fare chiarezza su ogni dettaglio e di non basare le ricostruzioni su elementi deboli o ambigui. Le autorità giudiziarie a Pavia stanno vagliando gli sviluppi, ma per ora si mantengono riserbo e attenzione. Ogni novità ha bisogno di valutazioni approfondite prima di arrivare a modifiche sostanziali dell’impianto accusatorio o a riaperture di fascicoli.
Intanto, l’interesse pubblica resta forte e ogni piccola notizia riaccende il dibattito tra chi vorrebbe una verità certa e chi cerca conferme in piste diverse, offrendo nuovi spunti alla memoria di Chiara Poggi e alla sua famiglia.