Nuova ipotesi su un luogo segreto legato al sequestro di Aldo Moro e il ruolo del Vaticano
Nuove scoperte sul sequestro di Aldo Moro suggeriscono un possibile legame con il Vaticano, rivelando disegni che indicano una base operativa delle Brigate Rosse nel quartiere Trionfale di Roma.

L’articolo esplora una nuova ipotesi sul sequestro di Aldo Moro, suggerendo che una base delle Brigate Rosse fosse in un cantiere del Vaticano nel quartiere Trionfale, ora sede della Loyola University, aprendo nuovi interrogativi sul ruolo della Santa Sede nell’evento. - Unita.tv
Il sequestro di Aldo Moro è uno dei capitoli più oscuri e discussi della storia italiana recente. Avvenuto nel 1978 a Roma, il rapimento e la prigionia dell’allora presidente della Democrazia cristiana rimangono avvolti da domande e interpretazioni diverse. Nei giorni scorsi, Rai News24 ha riportato una notizia che potrebbe aprire nuovi scenari: una possibile base operativa del commando brigatista, collocata in un’area collegata al Vaticano, più precisamente a un sito oggi riconosciuto come la futura sede della Loyola University nel quartiere Trionfale. Questo articolo ripercorre i dettagli di questa ipotesi, le evidenze raccolte e il quadro storico intorno a uno dei misteri più intricati della politica italiana.
Il sequestro di ald o moro e la scoperta dei disegni in via gradoli
Il 16 marzo 1978 Aldo Moro venne aggredito e rapito in via Fani da un commando delle Brigate Rosse. Durante i 55 giorni successivi, l’onorevole rimase prigioniero in varie località segrete, finché il 9 maggio il suo corpo fu ritrovato in una Renault 4 rossa in via Caetani. Questi fatti segnano una pagina tragica e complessa, con molte lacune investigative.
Una novità sorprendente è arrivata dai disegni rinvenuti nella cosiddetta “base di via Gradoli”, durante le indagini sull’epoca. I disegni contengono mappe e indicazioni riferite a luoghi intorno a Roma, utili per le operazioni delle Brigate Rosse. Secondo una perizia, le tracce sarebbero riconducibili a Valerio Morucci, che aveva il compito di organizzare la logistica del rapimento. L’interesse primario riguarda una particolare area del quartiere Trionfale, vicino a via Fani, dove in quegli anni sorgeva un cantiere proprietà del Vaticano.
In questi disegni, infatti, si ritroverebbe una rappresentazione schematica di quella che sarebbe poi diventata la sede della Loyola University, un’università gesuita di Chicago con una succursale romana. Quel sito, allora un semplice cantiere, potrebbe aver costituito un punto di passaggio o addirittura un nascondiglio temporaneo per i brigatisti e, forse, lo stesso Moro. Il presupposto, fino ad oggi mai ipotizzato, è che quel cantiere non fosse un luogo neutro ma potenzialmente coinvolto nelle operazioni del commando.
Testimonianze e sopralluoghi: un luogo con una stanza “isolamento”
Un giornalista della Rai, impegnato in un servizio sul caso Moro, ha effettuato un sopralluogo nei luoghi indicati dai disegni di via Gradoli. In questo contesto ha individuato una stanza con la scritta “isolamento”, una scoperta che sembra rispecchiare alcune segnalazioni dei documenti grafici.
Nel corso dei vari processi e delle testimonianze raccolte, alcuni testimoni hanno raccontato di aver visto, nei pressi del cantiere, le automobili coinvolte nel rapimento transitare e sparire alla vista proprio nei pressi di una grande sequoia, che rappresenta da tempo un punto di riferimento per la zona. I fatti si collocano tra via Massimi e il futuro campus universitario, a pochi metri da via Fani.
L’attenzione si sposta sul civico 114 di via Massimi, un luogo fino ad ora non considerato con precisione dalle indagini. In passato gli inquirenti avevano valutato un’altra posizione, il numero 91, ma questa nuova ricostruzione porta a metter in luce un’altra porzione del quartiere, più vicina al passaggio che il commando avrebbe potuto usare.
Tali testimonianze e le corrispondenze con i disegni raccolti sembrano indicare che in quel cantiere si possa essere consumata parte della vicenda, o che almeno quella struttura fosse collegata in qualche modo all’operazione di sequestro. Le implicazioni di questo ritrovamento danno nuova linfa al caso Moro, mai completamente chiuso sotto il profilo storico e investigativo.
Il ruolo del vaticano e le precauzioni nel non coinvolgere papa paolo VI
Una delle questioni più delicate riguarda il coinvolgimento del Vaticano. Il cantiere apparteneva infatti a proprietà della Santa Sede, e oggi sappiamo che quello spazio è diventato un centro accademico gesuita. La nuova ipotesi solleva dubbi sulla possibile consapevolezza di alcune parti del Vaticano riguardo a quell’uso dei locali, o se invece si sia trattato di un fatto totalmente ignoto agli ambienti ecclesiastici.
Va sottolineato che non vi sono elementi che possano mettere in ombra la figura di papa Paolo VI, protagonista di un ruolo attivo per salvare Moro. È noto che il pontefice cercò in tutti i modi di influire sulla trattativa, scontrandosi con una parte delle istituzioni italiane che invece scelsero la linea del non negoziato con i terroristi.
Le nuove rivelazioni arrivano a decenni di distanza dagli eventi e si basano su indizi che non possono ancora essere considerati prove definitive: questo legittima le cautele che gli analisti e gli storici mantengono davanti ai nuovi sviluppi. Il mistero resta fitto ma la prospettiva di un luogo legato al Vaticano apre nuovi interrogativi sulle dinamiche del sequestro e sulle responsabilità indirette o ignare di alcuni.
Nuove domande sul caso moro e gli sviluppi futuri delle ricerche
Il caso Moro, con le sue zone d’ombra, continua a stimolare l’attenzione dell’opinione pubblica e degli studiosi. L’ipotesi avanzata dalla Rai su un sito collegato al Vaticano, con i disegni di via Gradoli come chiave di lettura, segna un passo importante per nuove piste di indagine.
Nonostante l’assenza di prove certe, questa scoperta impone ripensamenti sui luoghi e le situazioni coinvolte nella prigionia di Moro. Nei mesi e negli anni a seguire, sarà indispensabile verificare quanto emerso attraverso ulteriori approfondimenti, testimoni aggiornati e fonti d’archivio.
Il racconto della storia italiana che riguarda le Brigate Rosse, il terrorismo e il contesto politico degli anni Settanta riceve così un frammento in più, probabilmente da ricostruire pezzo per pezzo. Il passato, con le sue ombre e silenzi, continua a chiedere risposte.