Home Nuova inchiesta sulla morte di Piersanti Mattarella: indagini su esecutori materiali e presunti mandanti

Nuova inchiesta sulla morte di Piersanti Mattarella: indagini su esecutori materiali e presunti mandanti

La procura di Palermo riapre le indagini sull’omicidio di Piersanti Mattarella, cercando nuovi elementi per identificare gli esecutori materiali e chiarire il legame tra mafia e politica.

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L’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia ucciso dalla mafia nel 1980, resta avvolto nel mistero: mentre i boss mafiosi sono stati condannati, i mandanti politici non sono mai stati identificati. Ora la procura di Palermo riapre le indagini per chiarire i ruoli degli esecutori materiali e fare luce sulla vicenda. - Unita.tv

L’omicidio di Piersanti Mattarella, fratello del presidente della repubblica Sergio Mattarella, resta un mistero dopo 45 anni. La morte del presidente della regione Sicilia, ucciso nel 1980, ha visto condanne definitive solo per alcuni boss mafiosi, mentre i mandanti politici non sono mai stati individuati. Oggi la procura di Palermo riprende le indagini su nuovi sospetti, cercando di chiarire ruoli e responsabilità negli esecutori materiali del delitto.

La vicenda storica e le condanne mafiose

Piersanti Mattarella fu ucciso nel gennaio del 1980 a Palermo, mentre era impegnato in un’azione di rinnovamento politico in Sicilia, molto vicino ad Aldo Moro. L’omicidio rappresentò un punto di svolta per i rapporti tra mafia e politica, ma i veri mandanti rimasero nascosti per decenni. La giustizia individuò e condannò solo i vertici della cupola di Cosa Nostra, tra cui Totò Riina, Bernardo Provenzano e Michele Greco, riconosciuti come mandanti mafiosi.

Tuttavia, gli autori materiali tornarono ad essere un enigma. I membri dei Nuclei Armati Rivoluzionari , Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini, furono accusati in passato, ma assolti definitivamente. Il pool antimafia guidato da Giovanni Falcone contestava quella assoluzione, ma al processo la prova non era stata ritenuta convincente. La situazione creò una zona d’ombra su chi avesse materialmente premuto il grilletto, lasciando aperta la ricerca della verità.

Le ipotesi di giovanni falcone sul delitto mattarella

Giovanni Falcone, uno dei magistrati simbolo della lotta contro Cosa Nostra, considerava l’omicidio di Piersanti Mattarella non solo un attacco mafioso ma un intreccio di interessi politici e forse di altre forze. Falcone ipotizzava una convergenza di interessi diversi, un coacervo di complici in ambienti politici e criminali che avevano interesse a bloccare il rinnovamento in Sicilia.

Secondo il giudice, la matrice principale restava mafiosa, ma il delitto poteva avere appoggi e coperture esterne per vanificare le indagini. Questa complessità rese difficile portare alla luce i reali responsabili, anche perché fin da subito l’inchiesta subì depistaggi e false piste che rallentarono il lavoro della magistratura. Falcone denunciava spesso l’esistenza di una cortina di omertà che impediva di conoscere i motivi e i mandanti reali.

Il riavvio delle indagini da parte della procura di palermo

Negli ultimi mesi la procura di Palermo ha raccolto nuovi elementi che potrebbero riaccendere il fascicolo aperto sulla morte di Piersanti Mattarella. Sono emerse testimonianze e prove, ancora sotto segreto investigativo, che indicherebbero un coinvolgimento di esecutori materiali finora sconosciuti o non accertati in modo credibile.

La pista privilegiata oggi lascia da parte l’ipotesi di appoggi politici esterni, e si concentra sulla responsabilità interamente mafiosa. Le indagini puntano su Antonino Madonia, ritenuto colui che avrebbe sparato a Mattarella, mentre Giuseppe Lucchese guidava l’auto del commando. Entrambi sono già detenuti per altri reati di stampo mafioso, facilitando nuovi approfondimenti sul loro ruolo effettivo nel delitto.

Possibile svolta

L’eventuale rinvio a giudizio degli indagati potrebbe segnare una svolta importante, dopo decenni di ombre. La procura spera di appurare con certezza chi fossero gli esecutori materiali, per completare la ricostruzione e offrire nuove risposte sulle responsabilità mafiose della tragedia.

Le ripercussioni nel panorama politico e civile

La riapertura del caso Mattarella ha suscitato attenzione nel mondo politico e tra gli osservatori della lotta a Cosa Nostra. L’omicidio, ancora irrisolto per chi ha organizzato il colpo, resta un simbolo delle zone d’ombra tra mafia e politica negli anni Ottanta. Molti vedono nelle nuove indagini un tentativo di fare giustizia oltre la sentenza dei vertici mafiosi.

La vicenda ricorda anche le difficoltà affrontate dai magistrati nel contrastare la criminalità organizzata in tempi in cui la mafia deteneva un potere incontrastato. L’attenzione alle rivelazioni emergenti dalla procura di Palermo è alta, vista la possibilità di ricostruire quel pezzo di storia criminale lasciato aperto e di portare davanti alla giustizia figure finora impunite.

La ricerca di verità sulla vicenda Mattarella continua a scuotere la coscienza nazionale su quanto la mafia abbia condizionato la vita politica e sociale della Sicilia e d’Italia. Ogni passo avanti nelle indagini contribuisce a rendere giustizia alle vittime e a far emergere la complessità di quei drammi.