Il recente approfondimento andato in onda su Rai 3 ha riportato alla luce nuovi elementi sulla rissa scoppiata in costa smeralda, che vede coinvolto il rapper Tony Effe e il suo amico Christian Perozzi. Dopo settimane dall’episodio durissimo, la trasmissione ‘Lo stato delle cose’ ha raccolto testimonianze inedite, soprattutto sul passato e sul ruolo di Perozzi, mettendo parecchi punti interrogativi sull’intera vicenda. Ecco cosa è emerso nel corso dell’inchiesta e quali sono le dichiarazioni dei testimoni e dei protagonisti.
Il contesto della rissa in costa smeralda e il ruolo dei bodyguard
La notte della rissa risale a qualche settimana fa, quando all’ingresso di una nota discoteca in costa smeralda furono respinti Christian Perozzi e Tony Effe; i buttafuori, infatti, non avrebbero permesso l’accesso a Perozzi, motivando la scelta con il fatto che fosse conosciuto per precedenti gravi. Il proprietario del locale avrebbe riconosciuto lui e deciso di non farlo entrare, con il tentativo di mantenere l’ordine nel locale. Secondo i racconti raccolti, Tony Effe era lì con Perozzi quella sera.
La situazione si è poi degenerata in una delle risse più violente degli ultimi anni. I dettagli emersi nei racconti degli addetti alla sicurezza fanno capire come la presenza di Perozzi fosse particolarmente “scomoda” per il locale. Essendo lui condannato per un episodio gravissimo di violenza, con un passato segnato da una rissa finita in morte, la presenza di Perozzi avrebbe acceso le tensioni già alte. L’impedimento al suo ingresso ha rappresentato la miccia di una spirale che si è poi conclusa con una grande lite in pubblico e un aumento della pressione mediatica su tutte le persone coinvolte.
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Le precedenti condanne di christian perozzi e la morte di alberto bonanni
Christian Perozzi è un nome associato a un caso di cronaca che ha segnato diverse famiglie. Nel passato risulta condannato per una rissa in cui Alberto Bonanni, un giovane, venne ridotto in fin di vita. Secondo la sentenza, Perozzi era stato condannato inizialmente a tre anni di carcere, ma successivamente, in seguito alla morte di Bonanni dopo un coma di tre anni, la pena è stata estesa prima a quattordici e poi ridotta a undici anni.
Il caso ha avuto un grande impatto su più livelli, a partire dalla vittima e dalla famiglia. Bonanni, dopo quel terribile episodio, ha vissuto una lunga agonia, segnata da cure intensive e ricoveri prolungati. Il suo decesso ha portato a una revisione della pena per Perozzi, in base alla gravità del risultato. Questi fatti continuano a essere al centro del dibattito pubblico, specialmente in relazione a quello che è avvenuto in costa smeralda e al modo in cui è stato gestito l’ingresso di Perozzi in locali pubblici.
La testimonianza dei genitori di alberto bonanni sul giorno dell’aggressione
Sui fatti che portarono alla tragedia, i genitori di Alberto Bonanni hanno raccontato la dinamica in modo molto preciso durante l’intervista rilasciata a ‘Lo stato delle cose’. Raccontano di come, una sera dopo un concerto, loro figlio e la sua band furono coinvolti in una lite con un residente conosciuto come il ‘Pittore’ Massimiliano. Secondo loro, l’aggressione verbale partì per rumori eccessivi ma si trasformò rapidamente in violenza fisica.
Il momento più drammatico avvenne quando un gruppo, definito dai genitori come un “branco”, avrebbe aspettato che Bonanni uscisse. L’aggressione si accese quando Alberto ricevette un colpo alla testa con un casco, seguito da un calcio violento mentre era a terra. Questo ha segnato l’inizio dell’agonia del giovane, che non poté più riprendersi completamente. La testimonianza dipinge il quadro di una violenza pianificata e brutale, di cui Perozzi era forse il capo o uno dei protagonisti.
Le parole di christian perozzi e il suo rapporto con tony effe
Nel corso del programma, anche Christian Perozzi è stato contattato per un’intervista, anche se le sue risposte si sono concentrate più sull’evitare domande scomode che su una disponibilità a chiarire i fatti. Ha chiesto di essere lasciato in pace perché, dice, “ha già i cazi suoi a cui pensare”. Alla domanda sul suo legame con Tony Effe ha risposto con poche parole ma molto chiare: *“È mio fratello, il sangue del mio sangue, siamo cresciuti insieme. Punto”.
Questa dichiarazione contribuisce a mostrare come tra i due ci sia un legame stretto e personale, che potrebbe aver influenzato le dinamiche di quella notte. Tony Effe, infatti, è stato citato in uno dei momenti più tesi come colui che avrebbe minacciato la discoteca di “ammazzare tutti” se Perozzi non fosse stato fatto entrare. Del resto, Perozzi evita ogni altro commento e non si è espresso sulle accuse che gli vengono mosse, mantenendo un atteggiamento chiuso verso i giornalisti.
Questo sviluppo dell’inchiesta riapre molte questioni legate a sicurezza, responsabilità e gestione dei rapporti tra personaggi pubblici e le realtà della movida. Il caso resta aperto e al centro dell’attenzione, con ulteriori approfondimenti attesi nei prossimi giorni.