Mosca traccia condizioni rigide per il memorandum di pace sull’ucraina in vista di nuovi negoziati a istanbul
Le richieste della Russia per un accordo di pace in Ucraina includono la neutralità di Kiev, la frenata dell’espansione della NATO e la revoca parziale delle sanzioni occidentali, mentre i negoziati a Istanbul si complicano.

La Russia presenta condizioni rigide per un accordo di pace in Ucraina, chiedendo il blocco dell’espansione NATO, la revoca di sanzioni e la neutralità di Kiev, mentre i negoziati mediati da Erdogan restano in una situazione di stallo. - Unita.tv
Il clima attorno alla guerra in Ucraina si fa ancora più teso mentre da Mosca emergono dettagli sulle condizioni che la Russia intende porre per un possibile accordo di pace. Fonti anonime del Cremlino hanno rivelato alla Reuters un elenco di richieste precise, che confermano le linee dure delineate fin dall’inizio del conflitto. Questi sono segnali importanti mentre si attende il prossimo round di negoziati a Istanbul, mediato dalla Turchia di Erdogan, con l’obiettivo di avvicinare Kiev e Mosca a un’intesa che sembra ancora lontana.
Il contesto dei colloqui e la posizione dichiarata di mosca
Dopo giorni di speculazioni e reazioni sul comportamento del presidente Putin, una fonte vicina al Cremlino ha schiarito ciò che la Russia vorrebbe ottenere nel prossimo memorandum negoziale. Queste informazioni coincidono con le dichiarazioni ufficiali di Dmitri Peskov che, pur confermando la volontà di riprendere i colloqui a Istanbul, ha messo in chiaro che le condizioni di Mosca non ammettono deroghe significative.
Si tratta di una posizione che rende evidenti due aspetti. Da una parte, la Russia non intende cedere sulla struttura del proprio disegno geopolitico, con richieste che mirano a limitare l’espansione occidentale e a mantenere una forte influenza nella regione. Dall’altra, questa rigidità mostra come il dittatore russo voglia mantenere il controllo e al tempo stesso imporre condizioni che riflettano non solo i fatti sul campo, ma un cambiamento profondo dell’assetto internazionale nell’area.
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Il fatto che queste richieste siano trapelate da fonti anonime interne previene dialoghi superficiali, lasciando emergere un quadro fatto di pretese che vanno oltre il semplice cessate il fuoco. La diplomazia resta in bilico tra la necessità di negoziare e le ambizioni di Mosca.
I tre punti chiave che mosca vuole imporre nel memorandum di pace
La lista di richieste rivelata in esclusiva da Reuters si articola attorno a tre punti fondamentali. Il primo riguarda la frenata dell’espansione della NATO verso est, elemento che rappresenta da anni un motivo di attrito tra Russia e Occidente. Mosca vuole un impegno scritto dei leader occidentali che fermi l’ingresso, non solo per l’Ucraina, ma anche per altri paesi ex sovietici come Georgia e Moldavia.
Questo punto è cruciale perché riflette la volontà di preservare una zona cuscinetto intorno ai confini russi senza interferenze militari occidentali. Il secondo elemento è la richiesta di revoca di parte delle sanzioni imposte dall’Occidente. Queste misure economiche sono pesanti per la Russia, e la loro parziale rimozione rappresenterebbe un segnale politico forte.
Infine, Mosca insiste per una neutralità definitiva di Kiev, che significherebbe la rinuncia da parte dell’Ucraina all’adesione a blocchi militari e un impegno a proteggere la minoranza russofona nel territorio ucraino. A queste condizioni si aggiunge la proposta di sbloccare i beni russi congelati all’estero, un passo che avrebbe riflessi economici rilevanti nel rapporto tra Mosca e l’Occidente.
Queste richieste palesano una visione di pace che non è solo fine alla guerra, ma riorganizza l’intera mappa geopolitica dell’Europa orientale.
I contrasti tra mosca, ucraina e la mediazione internazionale
L’attuale fase vede Kiev spingere con forza per nuove sanzioni e un rafforzamento della pressione su Mosca, nel tentativo di costringere la Russia a sedersi al tavolo negoziale in una posizione più debole. Il presidente Zelensky sollecita un immediato cessate il fuoco di 30 giorni e si è detto disponibile a discutere non solo bilateralmente, ma in un meeting a tre che coinvolga Putin e anche Donald Trump come possibile mediatore.
Tuttavia la risposta russa è ferma. Il Cremlino fissa la condizione che i negoziati veri e propri partano soltanto dopo che siano accettate le sue richieste principali. Questo crea una situazione di impasse che rallenta qualsiasi progresso.
Intanto, la tensione internazionale cresce, alimentata anche da rapporti come quello dell’ONU che documenta nuovi abusi e crimini di guerra nella regione di Kherson. La guerra si intreccia con altri scenari globali, in particolare con conflitti in Medio Oriente dove l’Iran mantiene stretti legami con Mosca, aumentando la complessità diplomatica.
La Casa Bianca si muove su un crinale delicato: da una parte minaccia di interrompere i colloqui, dall’altra tenta di spingere per una tregua che eviti un’escalation a livello globale. In questo equilibrio instabile, le dichiarazioni del Cremlino lasciano intendere che in assenza di un accordo conforme alle sue condizioni potrebbero arrivare azioni dolorose dirette contro ucraini ed europei, mettendo ancora una volta in guardia il mondo sulla soglia di un conflitto dalle conseguenze internazionali.
Le sfide ultime prima di un possibile accordo o di uno scontro aperto
Il percorso verso un memorandum di pace in Ucraina appare, ad oggi, un gioco di attese e strategie. Il fronte russo considera irrinunciabili le condizioni poste, mentre Ucraina e alleati occidentali cercano di non arrendersi a quelle pretese.
Il fatto che Mosca abbia deciso di rendere pubbliche, seppur in modo anonimo, le proprie richieste indica anche un tentativo di costruire consenso o giustificare eventuali mosse future davanti al pubblico internazionale. La minaccia di “dimostrazioni dolorose” lascia intendere che l’inedito patto potrebbe sfociare in una fase più aggressiva qualora non si dovesse trovare una mediazione accettata da tutti.
Nel frattempo, la presenza di Erdogan come mediatore a Istanbul dà un ruolo cruciale a una forza regionale interessata a mantenere un equilibrio di potere. Questo rende i prossimi incontri decisivi, anche se la strada verso una tregua duratura appare irta di ostacoli politici, militari e diplomatici.
Il 2025 si apre quindi con un quadro di guerra congelata ma incandescente, dove ogni passo falso potrebbe trasformarsi in una nuova torsione del conflitto o, peggio, in un’escalation difficile da controllare.