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Mons. luigi negri e la centralità di cristo: riflessioni dagli esercizi spirituali di valserena

Il volume “Rimettere al centro Cristo e lui solo” di mons. Luigi Negri esplora la centralità di Cristo nella chiesa, evidenziando l’importanza della carità, del magistero e dell’azione dello Spirito Santo.

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"Rimettere al centro Cristo e lui solo" raccoglie gli esercizi spirituali di mons. Luigi Negri del 2016, evidenziando l'importanza della presenza dello Spirito Santo, della carità e del magistero nella vita della Chiesa, con un richiamo alla centralità di Cristo e alla fedeltà alla tradizione ecclesiale. - Unita.tv

Il volume “Rimettere al centro Cristo e lui solo”, pubblicato postumo nel 2024, raccoglie gli esercizi spirituali tenuti da mons. Luigi Negri nel 2016 presso il monastero cistercense di Nostra Signora di Valserena. Questo testo viene considerato un contributo rilevante per la riflessione teologica e pastorale contemporanea. La pubblicazione è stata fortemente voluta da suor Maria Francesca Righi, badessa del monastero, e dall’Associazione culturale Tu Fortitudo Mea. L’arcivescovo di Milano Mario Delpini, in un messaggio di ringraziamento, ha sottolineato l’importanza del messaggio del libro, che richiama a una conversione centrata sulla figura di Cristo.

La chiesa e la guida dello spirito santo: la natura sacramentale e la presenza di dio

La chiesa nasce e si sviluppa dalla presenza dello Spirito Santo, che ne sostiene l’identità profonda. Mons. Luigi Negri ricorda che la chiesa non è nata da una scelta umana o da un atto assembleare, ma dalla parola e dall’azione di Dio. Il vero fondamento è la sua natura sacramentale, fatta di segni visibili che manifestano una realtà spirituale. Nel contesto degli esercizi spirituali a Valserena, Negri riprende le parole di Benedetto XVI, che ha ribadito come la chiesa si fondi sull’ascolto e sulla preghiera, non su decisioni politiche o strutture elaborate dall’uomo.

Rifiuto delle tentazioni ideologiche

Questo spiega il rifiuto delle tentazioni ideologiche, che ridurrebbero la chiesa a una semplice organizzazione umana guidata da religiosi, intellettuali o assemblee. L’azione di Dio è il vero motore e, senza di essa, qualsiasi sforzo umano resta insufficiente e privo di forza. Anche l’autorità della chiesa si fonda su queste strutture emerse nei primi decenni del cristianesimo, che da secoli sostengono la fede. Difenderle significa difendere l’identità stessa della chiesa e la fede che essa trasmette al mondo.

La nascita della chiesa e il ruolo della pentecoste nel missione cristiana

La Pentecoste rappresenta il momento in cui la chiesa prende vita, non per volontà degli apostoli ma per l’azione dello Spirito Santo. Mons. Negri sottolinea questa verità riprendendo un discorso di Benedetto XVI tenuto durante il sinodo del 2012. La chiesa nasce perché Dio ha parlato e continua a parlare. Il verbo usato dal papa è al perfetto ma indica anche un presente continuo: Dio ha parlato e parla ancora oggi.

L’ascolto della voce di dio

Questo significa che l’inizio e la forza della chiesa non dipendono da attività umane autonome, ma dalla capacità di ascoltare e rispondere alla voce di Dio. L’annuncio del vangelo, la predicazione, i sacramenti e la carità sono tutte espressioni di questa presenza divina. Le guide della chiesa hanno il compito di custodire e trasmettere questa eredità, accompagnando il popolo cristiano nel cammino della fede. La carità, in particolare, nasce come esperienza del cuore di Cristo dentro ogni persona e si estende verso tutti, vicini o lontani.

L’importanza della carità e del magistero nella vita della chiesa

Per mons. Luigi Negri, la carità non è solo un sentimento ma un impegno concreto che si manifesta nel tempio della chiesa e nella società. Insegnare e raccogliere la tradizione magisteriale rientra in questa dimensione pratica della carità, poiché la fede si trasmette anche attraverso l’insegnamento e la cura della dottrina. Negri evidenzia l’importanza del magistero del vescovo di Roma ma anche dei vescovi diocesani, che devono mantenere integra e coerente la tradizione senza divisioni o contrapposizioni.

La chiesa come corpo unico e le vocazioni

La chiesa si presenta come un corpo unico che, tuttavia, si differenzia attraverso le diverse vocazioni e ruoli. Santa vocazione non segue schemi rigidi, ma si esprime attraverso la personalità di ciascuno. Questo vale soprattutto nel considerare le tante forme di vita cristiana, dal sacerdozio alla vita matrimoniale. La famiglia, in particolare, diventa un luogo di santità quotidiana in cui uomo e donna trovano e realizzano la propria chiamata vocazionale. L’esperienza di santi come Giovanna Beretta Molla testimonia la dedizione radicale a difesa della vita, anche a discapito della propria salute.

Mons. Negri richiama il magistero come elemento fondamentale, un patrimonio che rende la chiesa più consapevole e matura. Senza di esso, la comunità cristiana perderebbe ricchezza e rischierebbe di ripetere con superficialità i passi delle origini, meno cariche di consapevolezza storica e dottrinale. I documenti e le esperienze accumulate nel corso dei secoli costituiscono l’ossatura su cui si regge la vita della fede oggi.

L’esperienza di comunione e le strutture storiche della chiesa

Il cammino della chiesa è segnato da un movimento fatto di comunione vissuta, fatica e intensa adesione alla fede. Mons. Negri osserva che nessuna struttura importante si è formata per decisione popolare o per assemblea costituente, ma grazie alla vita concreta dei cristiani che hanno fatto emergere forme organizzative indispensabili. La predicazione e la vita sacramentale hanno un ruolo chiave nella formazione di un popolo cristiano che si è tramandato la fede da generazione a generazione.

Unità e varietà nella chiesa

Questa struttura unitaria permette anche di accogliere differenze e diversità di persone, vocazioni e stili di vita dentro la chiesa, come senz’altro ricordava Sant’Agostino con la sua espressione “circumdata varietate”. Le differenze non spezzano l’unità, ma la arricchiscono e ne mostrano la complessità. La chiesa rimane così un corpo plurale, dove ogni voce e vocazione ha il proprio spazio, purché resti in relazione con il magistero e l’autorità ecclesiale.

Il volume “Rimettere al centro Cristo e lui solo” si offre come un documento rilevante per comprendere come la chiesa oggi possa radicarsi nella centralità di Cristo, seguendo le orme di chi ha dedicato la vita a questo cammino di fede e comunione. Sullo sfondo si staglia il richiamo a una fede viva, che guarda alla forza della parola di Dio e alla responsabilità di chi guida il popolo cristiano.