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Ministro carlo nordio annuncia possibile riforma giustizia dopo il caso garlasco e il processo stasi

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio discute il caso di Garlasco e propone riforme al sistema giudiziario italiano, evidenziando criticità nella gestione delle prove e la necessità di un modello accusatorio.

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Il ministro Nordio usa il caso Garlasco per evidenziare i limiti del sistema giudiziario italiano e propone riforme processuali ispirate al modello accusatorio anglosassone per migliorare la gestione delle prove e le impugnazioni. - Unita.tv

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è tornato a parlare della vicenda legata al delitto di Garlasco e al processo ad Alberto Stasi. Le sue parole hanno alimentato il dibattito sull’efficacia e i limiti del sistema giudiziario italiano. Nordio ha spiegato la sua posizione con maggior dettaglio, collegando il caso specifico del delitto di Garlasco a un più ampio intervento riformatore volto a modificare aspetti sostanziali del processo penale in Italia. Sono emersi temi come il rapporto tra assoluzioni e condanne, la gestione delle prove in appello e i percorsi di impugnazione.

L’intervento iniziale di nordio sul delitto di garlasco: quando giudica irragionevole la condanna

La prima uscita pubblica di Carlo Nordio sul delitto di Garlasco risale al 25 maggio 2025, durante una puntata in diretta di Zona Bianca. In quell’occasione il ministro non entrò nel merito del processo, ma si concentrò sul quadro generale. Disse che a suo avviso risultava “irragionevole che dopo una sentenza o due di assoluzione, sia arrivata una condanna”. E questo perché due giudici avevano già manifestato dubbi sull’impianto accusatorio. Non poteva allora parlarsi di condanne “al di là di ogni ragionevole dubbio”.

Questo intervento, seppur conciso, scatenò reazioni nei media e fra gli addetti ai lavori. La definizione di “irragionevole” come giudizio di valore sulla condanna a Stasi non passò inosservata. Molti sottolinearono come la posizione del ministro toccasse un nervo scoperto rispetto alle criticità evidenziate dal caso Garlasco, molto controverso e ancora avvolto da incertezze giudiziarie. L’intervento aprì il dibattito sul bilanciamento tra accertamenti di primo grado, appelli e revisione delle prove.

A distanza di mesi nordio chiarisce: la critica riguarda il sistema, non il caso specifico

Nel corso di una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera, Nordio è tornato sul tema offrendo spiegazioni più precise. Ha ammesso che la sua affermazione iniziale non era un commento sul caso concreto di Alberto Stasi. Ha detto: “Nel merito non devo, non posso e non voglio entrare”. La sua è una posizione generale, che si basa su un principio di giustizia processuale: dopo un proscioglimento, specie se ripetuto, appare illogico e ingiustificato passare a condanna.

Nordio sottolinea che la situazione di Garlasco “comunque finirà male”, perché la verità resta incerta. Se il detenuto attuale fosse innocente, avrebbe subito una detenzione ingiusta, ma se invece dovesse emergere la colpevolezza del nuovo indagato, anche lui sarà sottoposto a un processo doloroso e dai costi umani elevati. Qui il ministro affronta la delicatezza del meccanismo giudiziario nei casi complessi, dove emergono contraddizioni e dubbi lungo il percorso processuale, con impatti sulle persone coinvolte che si prolungano e aggravano nel tempo.

Criticità nella gestione delle prove e modello processuale da rivedere secondo nordio

Tra i punti che Nordio indica come problematici c’è la possibilità di introdurre nuove prove nel fascicolo durante il processo di appello. Per lui questo fa saltare il contraddittorio con la difesa e mina il valore del secondo giudizio di merito. Il rischio è che la corte d’appello condanni, mentre all’imputato rimane solo il ricorso per “motivi di legittimità” davanti alla Cassazione, che però non riesce a riesaminare i fatti nel merito.

Per arginare questa situazione incongruente, negli ultimi due anni è stata adottata una riforma limitata ai reati minori, che impedisce di inserire nuova materiale probatorio in appello. Nordio riferisce che ora si sta valutando di estendere questa regola anche ai reati più gravi. Questa revisione richiederà un cambiamento strutturale, a partire dalla separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti.

Un modello di processo più simile a quello accusatorio anglosassone

Il ministro spiega che la riforma sarà accompagnata dall’introduzione di un modello di processo più simile a quello accusatorio anglosassone. Questo comporterà l’adozione di un codice di procedura penale completamente nuovo, in cui verrà anche rivisto il sistema delle impugnazioni. L’obiettivo è rendere più chiari i passaggi del procedimento, evitare colpi di scena in appello e garantire un contraddittorio reale tra accusa e difesa.

Le dichiarazioni di Nordio raccolgono le difficoltà di un caso come Garlasco come simbolo di limiti del sistema attuale. La cornice proposta dal ministro punta a mettere ordine e offrire soluzioni normative per evitare che situazioni analoghe si ripetano con conseguenze così pesanti per gli imputati e la credibilità della giustizia in Italia. Le prossime mosse rimangono tutte da definire ma appare chiaro che, per Palazzo di giustizia, un cambiamento appare necessario.