Merz conferma: il debito comune europeo resta un’eccezione, no a strumenti strutturali

Le dichiarazioni di Friedrich Merz sul debito collettivo riaccendono il dibattito nell’Unione Europea, evidenziando le tensioni tra Germania, Francia e Italia su investimenti comuni e politiche fiscali.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz frena sull’uso strutturale del debito comune europeo, sottolineando la necessità di disciplina di bilancio, mentre Francia e Italia spingono per maggiore flessibilità per finanziare transizione verde e difesa. Merz affronta anche commercio con USA e controlli migratori, mantenendo un approccio pragmatico. - Unita.tv

La discussione sul futuro economico dell’Unione Europea si riaccende con le dichiarazioni del cancelliere tedesco Friedrich Merz, che ha posto un freno netto sull’uso del debito collettivo. Nel confronto recente con Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo, Merz ha ribadito la necessità di mantenere il ricorso al debito comune come uno strumento straordinario, ammettendo però che durante la crisi Covid-19 è stato utile. Lo scontro politico, con posizioni diverse tra Berlino e Paesi nordici da un lato e Parigi e Roma dall’altro, coinvolge in modo centrale la capacità dell’Europa di finanziare le grandi sfide tra la transizione verde e la difesa comune.

L’opposizione tedesca al debito europeo strutturale

Friedrich Merz ha chiarito che la Germania non intende cambiare rotta sull’indebitamento comune. Secondo lui, strumenti come il Next Generation EU erano necessari per affrontare lo shock della pandemia, ma non possono essere trasformati in prassi fisse. Ha spiegato che un’evoluzione in questa direzione rischierebbe di cancellare la disciplina di bilancio, elemento ritenuto imprescindibile da Berlino. Questo punto di vista divide nettamente i Paesi nordici, tra cui l’Olanda, che sposano la cautela tedesca, e le nazioni come Italia e Francia, che chiedono maggiore elasticità nei meccanismi e l’uso di risorse condivise per finanziare la decarbonizzazione e potenziare le capacità militari europee.

Una questione di equilibrio e disciplina di bilancio

La leadership tedesca ricorda che l’Unione non deve trasformarsi in un “bancomat” per le economie più fragili. A differenza dei vecchi scontri della crisi debitoria 2010-2015, oggi Merz adotta toni meno duri nei confronti dei Paesi vulnerabili; resta però fermo nel sottolineare che il rispetto delle regole resta centrale. Il problema, ha rimarcato, è trovare un punto di equilibrio tra investimenti comuni strategici e rigore nella gestione dei conti pubblici. Le cifre parlano chiaro: oltre il 60% delle economie europee è ancora sotto i livelli pre-pandemia e la spinta verso una gestione condivisa del debito appare cruciale per frenare lo sfilacciamento dell’area euro.

Le tensioni tra germania, francia e italia sulle politiche europee

La posizione tedesca si scontra con le richieste avanzate soprattutto da Parigi e Roma. I due governi insistono affinché l’Europa abbracci un modello più flessibile e solidale, nel quale il debito comune possa diventare un pilastro per finanziare infrastrutture verdi e rafforzare la difesa comune. Francia e Italia temono che senza un impegno condiviso su questi fronti, il blocco europeo perda competitività globale e fatichi a rispondere alle emergenze geopolitiche del continente.

Non a caso, Parigi ha rilanciato accusando Berlino di limitare la crescita e l’innovazione con i suoi vincoli fiscali. In effetti, questa tensione riporta alla mente lo scontro degli anni difficili della crisi greca, anche se oggi i toni sono più diplomatici. Ora emerge un quadro più complesso: la Germania vuole tenere saldo il controllo sui fondi e la spesa, mentre i Paesi mediterranei si appellano a una maggiore spinta integrativa, vista come un mezzo per rilanciare il progetto europeo. La negoziazione resta aperta e verifica la tenuta delle alleanze nell’UE.

Posizioni contrastanti ma dialogo ancora aperto

Le nuove sfide del commercio e dell’immigrazione nel discorso di merz

Durante l’incontro a Bruxelles, Merz ha affrontato anche faide diverse dal debito. Sul fronte commerciale con gli Stati Uniti, il cancelliere ha espresso la preferenza per la rimozione totale dei dazi che Washington ha imposto di recente su auto e tecnologie europee. Ha condannato l’imposizione di un aumento del 10%, sostenendo che aprire i mercati con tariffe zero e normative armonizzate è la strada migliore per evitare l’escalation delle tensioni. Ha comunque ammesso che Berlino dovrà bilanciare le spinte protezionistiche interne con la necessità di mantenere un dialogo pragmatico con gli americani.

L’approccio di Merz mira a calmare le acque transatlantiche in vista di un prossimo vertice, con l’obiettivo di ridurre il rischio di una guerra commerciale che penalizzerebbe entrambe le parti. Ha fatto cenno agli accordi siglati tra Stati Uniti e Regno Unito come possibile modello da seguire anche per l’Europa, cercando un compromesso che rispetti sia gli interessi industriali sia quelli politici.

Politica migratoria e sicurezza delle frontiere

Sul tema dei flussi migratori, Merz si è detto favorevole a controlli più severi alle frontiere europee, riferendosi agli standard adottati durante gli Europei di calcio del 2023 come esempio di capacità organizzativa senza creare allarmismi di emergenza nazionale. Ha respinto l’idea che la Germania stia puntando a politiche chiuse o nazionaliste, confermando un coordinamento stretto con gli altri Stati membri. Ha precisato che il bilanciamento tra sicurezza e solidarietà resta delicato, specie in un contesto dove l’estrema destra cresce e chiede misure ancora più dure.

Il cancelliere ha quindi disegnato una linea pragmatica che guarda a proteggere i confini senza compromettere i rapporti con i partner europei, mantenendo uno sguardo attento all’evoluzione politica interna e al clima internazionale. Queste posizioni segnalano che le questioni di commercio e immigrazione saranno temi cruciali nelle settimane che verranno, con ricadute sulla coesione europea e sulla strategia globale del continente.