Meloni a confindustria: i prezzi dell’elettricità in Italia restano tra i più alti d’Europa e le sfide energetiche si aggravano
Giorgia Meloni affronta i costi elevati dell’elettricità in Italia, evidenziando il divario con la media europea e le sfide per l’industria nazionale, mentre cerca soluzioni sostenibili senza un uso eccessivo di fondi pubblici.

Giorgia Meloni, all’assemblea di Confindustria, ha evidenziato il problema dei costi elevati dell’elettricità in Italia, più alti della media europea, e ha sottolineato la necessità di interventi pubblici limitati, puntando su strategie a lungo termine e una gestione rigorosa delle risorse per sostenere la competitività industriale. - Unita.tv
L’intervento di Giorgia Meloni all’assemblea di Confindustria ha messo al centro il tema dei costi dell’elettricità in Italia, da tempo in cima alle preoccupazioni del mondo industriale. I dati mostrano che i prezzi italiani restano ben oltre la media europea, generando un divario che pesa sulla competitività delle imprese. Nel contesto attuale, con tensioni geopolitiche e impegni crescenti nel settore difesa, il governo sta cercando soluzioni concrete, ma le strade da percorrere appaiono complesse e senza scorciatoie immediate.
il confronto europeo sui prezzi dell’elettricità: un problema duraturo per l’industria italiana
Dall’inizio del 2025, il prezzo dell’energia elettrica in Italia si mantiene significativamente più alto rispetto a quello di altri paesi europei. Un confronto recente indica che l’Italia paga circa il 25% in più rispetto alla Germania, il 67% in più rispetto alla Francia e più del doppio rispetto alla Spagna. Questi differenziali persistono da diversi anni e derivano da meccanismi di mercato e politiche energetiche che sono rimaste sostanzialmente invariate.
La rigidità dei sistemi europei complica ulteriormente il panorama. Paesi come la Germania possono intervenire con sussidi mirati che attenuano il peso dei costi sulle industrie domestiche. L’Italia, invece, deve operare in un quadro di vincoli più stringenti e di risorse pubbliche limitate per affrontare queste criticità. Gli industriali sottolineano questo svantaggio competitivo, che rischia di compromettere la capacità del tessuto produttivo nazionale di restare al passo coi principali concorrenti europei, specie in un contesto globale già segnato da incertezze economiche e geopolitiche.
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La posizione di meloni: limiti agli interventi pubblici e nuove spese per la difesa
La premier ha ribadito la necessità di evitare il ricorso smisurato a “soldi pubblici” come risposta ai rincari energetici. Questo include anche l’attenzione al consistente costo degli incentivi alle rinnovabili spesi negli ultimi vent’anni, valutati in una decina di miliardi all’anno. Al contrario, l’Italia deve prepararsi ad affrontare una crescita importante nella spesa per la difesa, con cifre che si misurano in punti di PIL e decine di miliardi di euro.
In questo scenario, gli investitori guardano con crescente attenzione a rapporti debito-deficit, penalizzando politiche troppo espansive dal lato pubblico. Riorientare le risorse dunque è indispensabile e richiede un uso controllato e rigoroso dei fondi. Questa realtà impone una riflessione sul tipo di interventi possibili per il contenimento dei prezzi energetici, nonché una selezione accurata delle priorità da sostenere con mezzi pubblici, evitando soluzioni semplicistiche o poco sostenibili a lungo termine.
le proposte sul tavolo per il futuro energetico italiano e gli ostacoli da superare
Tra le strategie discusse figura la sottoscrizione di contratti a lungo termine per l’acquisto di energia, ma le quotazioni sul mercato restano elevate. Il prezzo dell’elettricità fissato per contratti annuali ha mantenuto valori oltre i 100 euro per megawattora, ben più alti rispetto al periodo pre-crisi del 2019 e sopra quelli della media europea. Questo scenario riduce la convenienza e la certezza di tali strumenti.
Un’altra ipotesi riguarda il disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica dalla componente rinnovabile, una soluzione ancora non sperimentata in altri paesi europei. Questo meccanismo, se applicato, potrebbe modificare il sistema di formazione dei prezzi ma apre a molte incognite in un settore dove la stabilità della rete e la gestione delle risorse sono delicate.
Il nucleare e le rinnovabili nel mix energetico
Il nucleare resta una possibilità concreta per ridurre la dipendenza dagli idrocarburi. Tuttavia, la tempistica è lunga: secondo l’amministratore delegato di Leonardo, i reattori non saranno operativi prima del 2040. Nel frattempo, le rinnovabili offrono una quota importante del mix energetico, ma i costi legati allo stoccaggio restano elevati e limitano il loro impiego su larga scala nell’industria italiana.
Le conseguenze degli incentivi passati e l’intervento selettivo del governo
Negli ultimi vent’anni, la politica energetica italiana ha sostenuto la crescita delle fonti rinnovabili con incentivi pubblici molto consistenti. Questo ha portato a una certa dipendenza da sussidi e ad aspettative di rendimenti garantiti, indipendentemente dal contesto economico globale.
Questa situazione genera posizioni di vantaggio per alcuni operatori e rischia di alimentare comportamenti opportunistici. Per questo motivo il governo deve valutare con attenzione quali incentivi mantenere, evitando di premiare modelli insostenibili o inefficaci. Il controllo sull’allocazione delle risorse pubbliche diventa quindi fondamentale per contenere sprechi e garantire investimenti orientati alla crescita reale.
Il mercato energetico e la sfida della sostenibilità nel medio termine
Il tema energetico italiano non si risolve con semplici ritocchi tecnici o con tentativi di modellare in modo “razionale” il prezzo elettrico: dietro le cifre ci sono forti interessi speculativi e dinamiche complesse. Servono interventi multipli e coordinati sulle forniture di gas, sulla valorizzazione dell’idroelettrico e sull’ottimizzazione delle rinnovabili.
Questi interventi potrebbero dare risultati concreti entro qualche anno, contribuendo ad alleggerire il peso del caro energia. Solo in un secondo tempo si potrà pensare a soluzioni di ampia portata come il nucleare. Nel frattempo rimane irrinunciabile puntare su forniture energetiche affidabili e su intese a lungo termine con i produttori esteri, così da stabilizzare i prezzi e sostenere il settore industriale nazionale in un contesto sempre più competitivo.