Maxi inchiesta in emilia-romagna scopre rete di fatture false per oltre 100 imprese edili coinvolte

Scoperta una rete di frode fiscale nell’edilizia in Emilia-Romagna, con oltre cento imprese coinvolte e collegamenti a clan criminali campani. Sequestrati beni per 3 milioni di euro.
Un vasto sistema di fatture false nel settore edile tra Emilia-Romagna e Campania ha coinvolto oltre 100 imprese, con arresti, sequestri per 3 milioni di euro e accuse di associazione a delinquere e riciclaggio. - Unita.tv

La scoperta di un sistema illecito ha scosso l’edilizia in Emilia-Romagna. Dalle indagini emerge una rete attiva dal 2019 che ha utilizzato fatture false per frodare il fisco e movimentare milioni di euro. Oltre cento imprese edili risultano coinvolte, mentre gli inquirenti hanno eseguito decine di misure cautelari e sequestri di beni. Il sistema appare legato anche ad ambienti criminali campani, con un flusso di denaro contante proveniente dal sud Italia.

Il funzionamento del sistema di fatture false e i ruoli delle società fittizie

L’inchiesta ha evidenziato sette società cosiddette fittizie, tutte con sedi tra Napoli e Caserta, che emettevano fatture per lavori mai eseguiti. Queste fatture venivano pagate dalle imprese edili tramite bonifici bancari, ma il denaro poi tornava indietro in contanti a chi gestiva il sistema, dopo aver trattenuto una percentuale compresa fra il 13 e il 15 per cento. In questo modo le aziende riducevano il volume delle tasse da versare e generavano fondi neri.

Il denaro in contanti sembra provenire da gruppi criminali presenti in Campania, ipotizzando un collegamento con clan organizzati. Le società fittizie non esercitavano alcuna attività reale e servivano esclusivamente a mascherare le operazioni illecite. Questo meccanismo ha consentito di movimentare milioni di euro, alimentando circuiti opachi e sottraendo risorse al fisco.

Principali indagati, misure cautelari e sequestro da 3 milioni di euro

Le forze dell’ordine hanno individuato due principali indagati, ritenuti i fulcri della rete criminale: l’imprenditore Cipriano Barbato, arrestato e portato in carcere, e Franco Cristiano, soggetto agli arresti domiciliari. Complessivamente sono state applicate 29 misure cautelari su un totale di 29 persone raggiunte da provvedimenti vari.

Le indagini hanno portato al coinvolgimento di 135 imprese tra Emilia-Romagna, Campania e altre regioni. I sequestri hanno raggiunto i 3 milioni di euro di beni, tra cui contanti, orologi di lusso e un lingotto d’oro. La portata dell’inchiesta dimostra un sistema articolato e radicato, con un impatto significativo sul tessuto produttivo regionale.

Operazioni di riciclaggio, i “spicciolatori” e le modalità di trasferimento del denaro

L’esame delle operazioni ha stimato circa 38 milioni di euro di movimentazioni fittizie, con oltre 22 milioni utilizzati solo da aziende in Emilia-Romagna. Sono stati contestati più di 250 capi d’imputazione, tra cui associazione a delinquere, riciclaggio e autoriciclaggio.

Particolare rilievo assume la figura degli “spicciolatori”, persone che aprivano conti correnti intestati a loro e prelevavano somme ingenti di denaro contante per consegnarle direttamente alle imprese coinvolte. Questo metodo facilitava il trasferimento fisico dei fondi, mimetizzandone la provenienza.

Gli investigatori hanno recuperato contanti nascosti in luoghi insoliti come congelatori, camini e divani. Oltre ai soldi, l’inchiesta ha sequestrato orologi di lusso e un lingotto d’oro, segno di un sistema di ricchezza occultata.

Il ruolo delle intercettazioni e il ritrovamento degli spostamenti tra bologna e caserta

L’indagine è partita da una segnalazione di Poste Italiane riguardo movimenti bancari sospetti su un conto corrente. Da qui sono scattate intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno permesso di ricostruire l’intera rete.

Sono stati documentati almeno trenta viaggi tra Bologna e Caserta, con auto cariche di denaro contante diretto alle imprese regionali. Questi spostamenti hanno confermato il flusso di denaro illecito e la connessione tra le realtà del nord e del sud Italia.

Le 29 persone coinvolte vengono accusate a vario titolo per reati che vanno dall’associazione a delinquere al riciclaggio. Le misure disposte comprendono dieci obblighi di firma per indagati residenti a Napoli, Caserta e Bologna, e ventiquattro divieti di esercizio di attività imprenditoriale per un anno.