Mattarella e draghi a coimbra: appelli forti per un’unità europea e la difesa comune
Mattarella e Draghi, al Simposio Cotec Europa di Coimbra, sollecitano un’integrazione politica più forte in Europa, evidenziando la necessità di una difesa comune e criticando le politiche commerciali statunitensi.

Mattarella e Draghi, al Simposio Cotec Europa, hanno sottolineato l’urgenza di un salto politico nell’integrazione europea, con una difesa comune e una risposta unitaria alle sfide economiche e geopolitiche, evidenziando però tensioni interne e limiti degli attuali strumenti europei. - Unita.tv
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’ex premier Mario Draghi hanno lanciato segnali precisi sull’Europa dalla città portoghese di Coimbra, durante il Simposio Cotec Europa. Tra richiami urgenti a un salto politico nell’integrazione e critiche alla politica commerciale degli Stati Uniti, le loro parole toccano temi centrali come la sovranità nazionale, il mercato interno europeo, e il dibattito sul Meccanismo europeo di stabilità . Un momento che fa il punto sulle tensioni e sulle prospettive dell’Ue nel 2025.
Il messaggio di mattarella per un’azione comune nella difesa europea
Sergio Mattarella ha rivolto un appello senza mezzi termini ai paesi europei, sottolineando l’urgenza di costruire una difesa comune. Il presidente non ha esitato a parlare di “ingiustificate ritrosie” che rallentano il percorso verso un’unità politica più forte all’interno dell’Unione. La sua posizione è che, davanti a sfide attuali e future, l’Europa non può permettersi di “stare ferma”. L’esortazione “Nessun dorma” riassume questo senso di emergenza e la necessità di agire rapidamente.
Mattarella ha insistito sul fatto che la difesa comune rappresenta un passaggio cruciale per rafforzare la sicurezza del continente, ma ha riconosciuto le difficoltà politiche che continuano a frenare questo processo. Ha quindi consegnato un monito chiaro: senza un salto di qualità nella collaborazione politica, l’Europa rischia di rimanere bloccata in una condizione di debolezza e divisa. Queste posizioni sono espresse in un momento in cui gli strumenti intergovernativi dominano ancora le decisioni, rendendo complicati accordi vincolanti e condivisi.
Sovranità e sfide della difesa comune
Il richiamo di Mattarella evidenzia un nodo irrisolto, quello della sovranità degli stati membri e della difficoltà di cederne parte in favore di un’entità sovranazionale capace di decidere e agire unitariamente nel campo della difesa. Questo tema ritorna spesso nel dibattito sull’Europa in un contesto segnato da tensioni geopolitiche e alla luce di scelte strategiche dei singoli paesi.
La posizione di mario draghi sui dazi Usa e sul debito comune europeo
Mario Draghi, intervenuto accanto a Mattarella, ha accusato la politica commerciale degli Stati Uniti di aver “destrutturato l’ordine internazionale”, segnalando come i dazi imposti dal governo americano rappresentino un punto di rottura per l’economia globale. Draghi ha spiegato che questa svolta mette a rischio la stabilità e richiede una risposta decisa soprattutto dall’Unione europea.
Un altro tema centrale è stata la proposta di emettere un debito europeo comune per finanziare la produzione di armamenti. Il suo punto di vista è che senza questa mossa sarà difficile mettere in atto una difesa europea credibile e concreta. Tuttavia, il tema del debito comune affonda le radici in una discussione più ampia sulla natura politica dell’Europa: prima di pensare a finanziamenti condivisi, sottolinea un esperto interpellato, bisognerebbe consolidare una unificazione politica vera.
Critiche e riflessioni sul mercato interno
Draghi ha anche espresso sorpresa per l’assenza di una politica chiara sul mercato interno europeo negli ultimi anni. Ricorda la sua precedente posizione, quando auspicava un “pilota automatico” capace di guidare le riforme in Italia, e oggi sembra più consapevole che servono decisioni e strumenti precisi. L’intervento di Draghi ha anche un sottofondo critico verso i risultati finora raggiunti e le scelte europee che, secondo lui, spesso rimangono timide o insufficienti.
Le tensioni sul mes e la posizione italiana alla luce delle pressioni europee
Il tema del Meccanismo europeo di stabilità torna alla ribalta dopo che l’Eurogruppo ha intensificato il pressing sull’Italia, chiedendo al governo di ratificare il trattato. La risposta del vicepremier Matteo Salvini è netta e contraria: “non lo ratificheremo mai”, ha detto, rilanciando anche la richiesta di “riprendersi i 15 miliardi” di contributi versati. Questa posizione rafforza la spaccatura tra Roma e Bruxelles, che continua a mettere sotto pressione i governi sensibili alle indicazioni di Bruxelles.
Un docente universitario, Mario Esposito, ha spiegato che il Mes rappresenta una forma di integrazione politica “mascherata” da strumento finanziario. La sua natura ibrida tra elementi pubblici e privati crea ambiguità, mentre la modalità di voto e il ruolo del Mes nell’erogare prestiti sembrano sottratti a un controllo democratico effettivo. Questo secondo Esposito alimenta un rapporto di potere squilibrato tra stati membri, con alcuni considerati “più eguali” di altri.
Autonomie e vincoli nei rapporti Ue-Italia
Il mancato riconoscimento di un vincolo esplicito sull’esposizione debitoria del Mes apre poi condizioni che possono pesare sulle scelte fiscali e politiche interne degli Stati coinvolti. Nel caso italiano, respingere la ratifica significa rivendicare la propria autonomia di fronte a strumenti che potrebbero limitare la sovranità nazionale.
Riflessioni sulla sovranità europea e le disuguaglianze tra stati membri
L’analisi sulle parole di Mattarella e Draghi mette in luce una questione centrale: la sovranità degli Stati europei, e in particolare quella italiana. Il docente Esposito ricorda che il nostro paese ha perso gran parte delle “componenti attive” della sovranità, ovvero la capacità di decidere senza condizionamenti esterni. Questo processo è iniziato con il Trattato di Maastricht e le decisioni successive che hanno trasferito poteri decisionali a Bruxelles.
La sovranità, dice il professore, continua a esistere ma spesso viene definita con termini che nascondono chi realmente detiene il controllo. A livello tecnico è un concetto giuridico, ma la sua interpretazione è cambiata per motivi politici. Per questo motivo, il presidente della Repubblica evidenzia l’esigenza di un “salto di qualità” politico nel processo di integrazione.
Disparità e privilegi nel gioco europeo
Un altro elemento che emerge è la differenza di trattamento tra stati membri. La decisione della Germania di ottenere una sospensione del Patto di stabilità, lasciato invece in vigore per altri paesi, evidenzia un’“egemonia” nel gioco delle regole europee. Questo squilibrio conferma le difficoltà di parlare di unità quando alcuni membri godono di privilegi o eccezioni non concesse agli altri.
In questa prospettiva, le posizioni italiane, ostili a strumenti come il Mes o a ratifiche che possono mettere la sovranità nazionale in secondo piano, esprimono preoccupazione per il ruolo marginale che l’Italia occupa in scenari decisionali spesso lontani dalla collettività nazionale.
La sfida della difesa comune e i limiti degli strumenti attuali
Il Simposio Cotec Europa ha sottolineato che la difesa comune europea resta un’idea non realizzata. Il progetto fallito della Comunità Europea di Difesa di decenni fa evidenzia quanto difficile sia rinunciare all’indipendenza militare nazionale. Il rischio di formare “formazioni sovranazionali” incontra resistenze profonde.
Mattarella ha richiamato l’attenzione su pericoli legati a “usi alternativi” che potrebbero distorcere iniziative legate alla sicurezza. Per realizzare una difesa europea efficace serve, secondo lui, una vera entità politica comune, non semplici alleanze di facciata o coordinamenti intermittenti.
Sprechi e disparità sul fronte militare
Il tema è particolarmente attuale alla luce della spinta di alcuni paesi, come la Germania, che ha chiesto una sospensione del Patto di stabilità proprio per permettersi di aumentare gli investimenti militari. Questa situazione mostra come il quadro europeo contenga diseguaglianze e regole applicate in modo non uniforme.
In definitiva, le parole di Mattarella e Draghi messe a confronto con la realtà italiana indicano un’Europa che cerca di muoversi, ma rimane bloccata tra interessi nazionali, mancanza di una sovranità condivisa e strumenti che non riescono a garantire equità e tempestività nelle decisioni.