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Mattarella blocca la norma antimafia nel decreto infrastrutture sul ponte sullo stretto, scoppia il caso politico

Il presidente Sergio Mattarella ha rimosso una norma antimafia dal decreto infrastrutture, creando tensioni nel governo e riaccendendo il dibattito sulla sicurezza del ponte sullo stretto di Messina.

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Il presidente Mattarella ha escluso dal decreto infrastrutture la norma antimafia voluta dal governo per il controllo centralizzato sugli appalti del ponte sullo Stretto, suscitando tensioni interne ma confermando l'avanzamento del progetto con il via libera alla valutazione ambientale. - Unita.tv

Il via libera ai primi cantieri del ponte sullo stretto di Messina e Reggio Calabria entro l’estate 2025 ha subito una battuta d’arresto inaspettata. Il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha eliminato dal decreto infrastrutture una norma sull’antimafia voluta dal governo, in particolare dal ministro dell’interno Matteo Salvini e dal ministero dei trasporti. Questo intervento ha creato tensioni all’interno dell’esecutivo e riaperto il dibattito sulla gestione del progetto, considerato un’opera cruciale ma anche delicata per i rischi di infiltrazioni criminali.

Il decreto infrastrutture e la norma antimafia cancellata da mattarella

Il decreto infrastrutture approvato dal consiglio dei ministri guidato da Giorgia Meloni lo scorso lunedì conteneva una disposizione che prevedeva la centralizzazione del controllo antimafia sugli appalti del ponte sullo stretto. La norma era stata annunciata in conferenza stampa il 20 maggio dal ministro Salvini e dal ministro Piantedosi. Il controllo, affidato al ministero dell’interno e al ministero dei trasporti, avrebbe dovuto assicurare maggior rigore e trasparenza nelle procedure di realizzazione dell’infrastruttura, sulla scia di precedenti norme adottate per grandi eventi come olimpiadi o ricostruzioni post-disastri.

Il ruolo del quirinale

Il Quirinale ha però segnalato che questa norma non si adatta ai limiti previsti dall’emergenza o dall’urgenza, condizioni necessarie per giustificare deroghe di questo tipo. Mattarella ha chiesto quindi lo stralcio dal testo definitivo. Al cuore della decisione c’è il timore che una centralizzazione così spinta possa interferire con le indagini antimafia già in corso, specie in una fase delicata come l’avvio dei cantieri. La legge ordinaria resta il riferimento principale per i controlli, secondo il presidente della repubblica, senza modifiche che sovrappongano procedure extra.

Le ragioni del ministero dell’interno e del mit nella proposta della norma antimafia

Il ministro Piantedosi aveva spiegato come una centralizzazione dei controlli antimafia potesse garantire una vigilanza più stringente sugli appalti del ponte. La norma prevedeva, tra le altre cose, l’iscrizione obbligatoria all’anagrafe antimafia delle imprese coinvolte, senza possibilità di silenzio assenso. Questo avrebbe allenato un filtro di sicurezza contro infiltrazioni della criminalità organizzata, particolarmente minacciose in un’opera così imponente.

Il vicepremier Salvini aveva sottolineato che senza questi presidi di controllo rigoroso l’opera rischiava di trasformarsi in un lasciapassare per le mafie. Per lui abbandonare il progetto per infiltrazioni illegali significava una resa dello stato. Dunque la norma voleva mettere le mani avanti a protezione del cantiere, blindando sia la fase delle autorizzazioni sia le successive realizzazioni. Il controllo diretto da parte del Viminale avrebbe chiuso ogni margine di azzardo o infiltrazione.

La reazione del quirinale e le tensioni dentro il governo

La decisione del presidente Mattarella di rimuovere questa norma ha creato sorpresa e malumore soprattutto tra le fila della Lega e del ministero dei trasporti. Il Colle ha fatto prevalere la cautela, rimettendo al sistema legislativo tradizionale il compito di gestire i controlli antimafia. Questo ha provocato critiche interne sull’efficacia della lotta contro la criminalità nel progetto. Il ministero dei trasporti guarda ora a un emendamento parlamentare per riproporre una norma simile, mentre il dissenso resta palese.

Le reazioni dei media

Il quotidiano Il Tempo ha definito questa mossa un “duro colpo” alla strategia di contrasto alla criminalità organizzata. Il dibattito politico si è riacceso, visto che l’opera – fortemente voluta da alcuni partiti di centrodestra – resta percepita da altri come potenziale veicolo per infiltrazioni mafiose. La questione del controllo antimafia è dunque al centro di uno scontro istituzionale che va oltre il semplice decreto.

Altri sviluppi sul progetto e il via libera della valutazione ambientale

Nonostante la ferma posizione del Quirinale sulla norma antimafia, il progetto del ponte sullo stretto ha ottenuto un passo avanti importante. Il ministero dell’ambiente ha infatti dato il via libera alla valutazione d’impatto ambientale, superando una delle principali tappe burocratiche. Dopo questo ok, il progetto passerà all’esame definitivo del cipess, il comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile.

A seguire, il governo comunicherà alla commissione europea il progetto completo, per le necessarie procedure di accordo e autorizzazione. Queste tappe confermano la volontà politica di procedere con il ponte, anche con le tensioni sul controllo antimafia ancora irrisolte. La complessità dell’opera la rende un nodo delicato per il governo, costretto a bilanciare esigenze di sicurezza, legalità e sviluppo infrastrutturale.