Home Macron, starmer e merz insieme in treno verso kiev ma l’unità europea resta lontana

Macron, starmer e merz insieme in treno verso kiev ma l’unità europea resta lontana

Il viaggio di Macron, Starmer e Merz verso Kiev evidenzia le divisioni interne all’Ue, mentre il presidente francese affronta una crisi politica e reputazionale in un contesto sempre più incerto.

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L'articolo analizza il viaggio simbolico ma diviso di Macron, Starmer e Merz a Kiev, evidenziando le profonde divisioni politiche in Europa e la crisi interna che sta indebolendo Macron e la Francia. - Unita.tv

Al centro di un’immagine che ha fatto molto parlare, Emmanuel Macron, Keir Starmer e Friedrich Merz sono stati immortalati in viaggio verso Kiev. Dietro questa foto però, più che un segno di coesione europea, si racconta una realtà frammentata. La Ue resta divisa, incerta nel suo posizionamento, e i singoli leader mostrano obiettivi e passi differenti, mentre lo scenario politico interno di Francia, Regno Unito e Germania assume sempre più contorni difficili.

Un viaggio simbolico ma carico di divisioni europee

La foto del treno diretto a Kiev con Macron, Starmer e Merz ha subito evocato quella di tre anni fa, quando la composizione politica era diversa, con Mario Draghi e Olaf Scholz al posto degli attuali protagonisti britannico e tedesco. Quel confronto rivela più che una somiglianza visiva, una continuità nei dissensi che attraversano la Ue. L’alleanza transatlantica con la Nato seguita in modo pedissequo dagli europei mantiene una sua rigidità e Macron, ormai un solitario eurofilo oltre il consentito, appare diviso da Starmer e Merz.

Posizioni divergenti tra i leader europei

Starmer, leader laburista e premier britannico, ha perso slancio nel dialogo con l’Ue a causa dell’imposizione di dazi e di un certo raffreddamento nei rapporti dopo l’era trumpiana. Merz, chancellor tedesco, sembra già debole a causa dei contrasti interni nel Bundestag uscito dalle urne, incapace di consolidare una maggioranza stabile ma soprattutto una linea coerente nei confronti della crisi ucraina. Ecco come questa immagine che avrebbe dovuto incarnare unità, in realtà cela tre traiettorie molto distanti.

Fake news e tensioni attorno alla figura di macron

Nei giorni successivi allo scatto in treno, sui social e non solo è circolata una voce infondata: Macron accusato di aver usato cocaina. Una vicenda smentita netta, diventata però simbolo del clima di ostilità e della crescente cattiva reputazione che circonda il presidente francese. Quel sospetto, apparentemente ridicolo, è indicativo di quanto l’ambiente politico-mediatico intorno a Macron sia ormai sfilacciato.

Dieci giorni prima dell’episodio, Macron era stato fotografato mentre dibatteva con Andrea Riccardi in una trattoria romana, intento a riflettere sui meccanismi interni del conclave, un confronto cui nessuno – né lui né Riccardi – sembrava destinato a influire in maniera decisiva. Insomma, un presidente che intreccia contatti in Europa e fuori, ma senza guadagnare in solidità politica o consenso. L’attacco mediatico che lo sconvolge è la cartina al tornasole di un periodo per lui complesso.

Il difficile ritorno di macron sulla scena politica nazionale

Dopo mesi di assenza e scelte rischiose, ieri sera Macron è tornato sul palcoscenico televisivo nazionale francese, ospite di un lungo talk su Tf1, dove ha dovuto confrontarsi con un’opinione pubblica divisa ma soprattutto un Parlamento dilaniato. La Francia a più di un anno dalle elezioni europee 2024 vive una crisi istituzionale profonda.

Il voto dell’anno scorso ha dimezzato i consensi del presidente e portato il Rassemblement National di Marine Le Pen vicino al 40%. Macron ha provato a sciogliere l’Assemblea nazionale, ottenendo però un risultato parlamentare non molto diverso. A guidare il Paese c’è un governo di centrodestra già in affanno: dopo il fallimento dell’ex commissario Ue Michel Barnier, oggi François Bayrou si trova a gestire un esecutivo incapace di affrontare i compiti più urgenti.

Crisi istituzionale e politica interna

La pressione economica e le scelte sulla riforma delle pensioni

Il quadro finanziario francese è molto teso, con il deficit pubblico oltre il 6%, valore che la Ue monitora con preoccupazione. Questo scenario ha fatto riproporre l’ipotesi di un referendum sulle pensioni, tema sempre caldo. La riforma previdenziale, portata avanti anche in altri Paesi europei come l’Italia, rappresenta uno snodo cruciale per Parigi.

Macron ha però stoppato l’idea del referendum, segnalando una netta paura di confrontarsi direttamente con gli elettori. Il presidente teme che un voto popolare bocci la riforma: nel 2017 e nel 2022 non ha mai superato il 25% al primo turno delle presidenziali, un segnale chiaro della perdita di consenso. La sua scelta si rifà anche alla storia: teme di ripercorrere le sorti del generale De Gaulle, deposto in pochi mesi dopo una sconfitta referendaria nel 1969.

Prospettive di macron e il futuro delle elezioni legislative

Nei prossimi mesi la situazione francese si farà ancora più incerta. A metà 2025 si terranno le elezioni legislative previste dall’1 luglio, che potrebbero cambiare ancora lo scenario. Macron aveva pensato a un chiarimento politico a suo vantaggio nel 2024, ma la fase dice tutt’altro. Il presidente appare incapace di trovare nuove strade per rafforzare il suo mandato e la sua presenza politica.

Nel contesto di crisi interna e con una Ue poco coesa sul fronte esterno, Macron prova a mantenere la Francia in una posizione di attesa. È un gioco di equilibrio che rischia di rompersi presto, soprattutto con lo spettro di un Rassemblement National ancora in crescita e una destra sempre più frammentata. I prossimi mesi saranno decisivi per capire se Macron saprà reggere alla pressione o se il suo consenso sarà destinato a una nuova caduta.