Macron e merz uniti contro le eccessive regole europee che penalizzano le imprese continentali
Macron e Merz uniscono le forze contro la direttiva CS3D, criticando le regolamentazioni europee che ostacolano la competitività delle aziende europee rispetto a concorrenti come Stati Uniti e Cina.

Macron e Merz uniscono le forze per semplificare le normative europee, criticando in particolare la direttiva CS3D, per proteggere la competitività delle imprese europee di fronte alla concorrenza globale. - Unita.tv
L’asse tra il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Karl Merz si rafforza attorno a una battaglia condivisa contro le regolamentazioni europee giudicate troppo pesanti per le aziende. In particolare, entrambi contestano la direttiva CS3D, proposta europea che impone un obbligo di vigilanza alle imprese, e che secondo Macron andrebbe “scartata”. Questo cambio di rotta arriva in un momento cruciale per l’economia continentale, colpita dalla concorrenza globale di Stati Uniti e Cina, e spinge i due leader a cercare nuove strade per proteggere la competitività regionale.
Il contesto regolatorio europeo e le critiche di macron e merz
Il nodo centrale della contestazione di Macron e Merz riguarda soprattutto la direttiva CS3D, che, se approvata, coinvolgerebbe circa 6.000 aziende europee e altre 900 extra-europee. La normativa prevede sanzioni fino al 5% del fatturato mondiale per chi non rispetta certi obblighi di vigilanza sociale e ambientale. Per il presidente francese, questa direttiva rappresenta un ostacolo: l’Europa rischia infatti di soffocare la propria capacità produttiva sotto un eccesso di regole, mentre aziende provenienti da paesi con standard meno stringenti, come la Cina, possono muoversi con maggior libertà e costi inferiori.
Macron ha sottolineato che l’Unione europea ha accumulato nel tempo “numerose costrizioni e regolamentazioni” in molti settori industriali, aprendo però i mercati a concorrenti che non rispettano gli stessi limiti. In sostanza, punta il dito contro un sistema che, a suo giudizio, rallenta il sistema economico europeo e paventa una perdita di competitività importante lungo bilanci e produttori che affrontano barriere molto più rigide rispetto ai rivali globali.
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Dal canto suo, Merz aveva già manifestato critiche simili a maggio, definendo insufficiente il rinvio di un anno concessa dalla Commissione Europea per l’entrata in vigore della normativa. Entrambi vedono nelle numerose direttive europee degli impedimenti che non tengono conto delle mutate condizioni geopolitiche ed economiche, soprattutto di fronte alle politiche protezioniste adottate da Paesi come gli Stati Uniti.
Le conseguenze delle barriere interne per le imprese europee
Il problema tocca la natura del mercato unico europeo, che in teoria dovrebbe favorire la libera circolazione di beni e servizi tra i Paesi membri. Macron e Merz evidenziano invece che oggi, per molte aziende, risulta più semplice produrre in Cina e spedire collegamenti diretti verso il mercato europeo tramite piattaforme digitali tipo Temu, piuttosto che esportare da un Paese europeo all’altro.
Secondo i dati diffusi da entrambi, i costi addizionali imposti dalle normative interne arrivano a sovraccaricare i prodotti del 45% e i servizi del 110%. Questi numeri fotografano un quadro dove le imprese europee devono districarsi tra comparti normativi complicati e una concorrenza globale che aggira questi limiti.
Per superare questa situazione, Macron e Merz propongono di trasformare il mercato unico europeo in una “zona di protezione” per le aziende del continente, con regole semplificate e più snelle. Vogliono eliminare quelle norme che, lungi dal rafforzare il sistema, diventano un ostacolo concreto alla crescita e alla capacità di competere a livello internazionale, soprattutto di fronte a Paesi che applicano minori vincoli ambientali e sociali.
Un nuovo corso nelle relazioni franco-tedesche e la lotta contro la burocrazia
L’intesa tra Macron e Merz segna una svolta rispetto agli ultimi anni, quando i rapporti tra Italia e Germania affrontavano tensioni e contrasti rimasti alla ribalta anche della politica europea. Ora i due leader appaiono d’accordo nel voler ridefinire il modello di regolamentazione comunitaria che considerano “statica e paralizzante”.
Merz aveva espresso queste posizioni già in occasione di un evento a Bruxelles il 9 maggio, criticando la rigidità della Commissione Europea e giudicando insufficiente lo slittamento della CS3D. La convergenza con Macron apre così nuovi spazi per un dialogo più forte fra le due maggiori economie europee.
Questo nuovo capitolo è accompagnato da un sostegno anche fuori dai palazzi istituzionali, visto che da parte delle principali associazioni di imprese nazionali francesi e tedesche, come Afep e Deutsches Aktieninstitut, è arrivata una presa di posizione unitaria contro la burocrazia europea. Le due organizzazioni rappresentano insieme il 60% delle società più grandi del continente e da sempre denunciano i limiti posti all’attività economica da normative troppo complesse.
Sfide e obiettivi per il mercato unico europeo
La strategia di Macron e Merz non si limita alla CS3D ma include anche la direttiva CSRD, legata ai rapporti di sostenibilità delle imprese. Questa normativa prevede oltre 100 indicatori da compilare, coinvolgendo circa 50.000 aziende, soprattutto quelle di piccole o medie dimensioni. Le previsioni spingono la burocrazia a livelli tali da rischiare di appesantire troppo la gestione aziendale, soprattutto per realtà meno strutturate.
Il piano dei due leader punta a semplificare queste regole e a difendere le imprese europee da una competizione che si fa sempre più aspra e disuguale, aggravata dalla guerra commerciale in corso a livello globale. Secondo gli studi della Commissione Europea, un aumento del 2,4% negli scambi commerciali tra i Paesi europei potrebbe compensare dazi fino al 20% applicati dagli Stati Uniti.
Macron e Merz intendono far leva su questo potenziale, chiedendo una forte riduzione degli ostacoli normativi che rallentano il mercato interno. La sfida ora si sposta sull’attrito con Bruxelles e il Parlamento Europeo, dove alcune forze restano contrarie a tale revisione.
Per ora però quella franco-tedesca resta una linea ben definita, pronta a cambiare l’approccio comunitario sulle condizioni in cui le imprese europee devono operare, e con questo il futuro stesso dell’economia del continente.