Macron annuncia piano per il ritorno dei ricercatori, Bernini sottolinea gli investimenti italiani anticipati

Il summit alla Sorbona di Parigi ha visto Macron presentare un piano da 100 milioni di euro per attrarre ricercatori, mentre l’Italia avanza con stanziamenti già attivi e bandi aperti.
Il summit alla Sorbona ha rilanciato la sfida europea contro la fuga dei cervelli con investimenti francesi ed europei, mentre l’Italia risponde con piani già attivi e mirati, soprattutto al Sud, puntando su interventi concreti e immediati. - Unita.tv

L’attenzione sulla ricerca europea si è nuovamente accesa dopo il summit del 5 maggio scorso alla Sorbona di Parigi, dove il presidente francese Emmanuel Macron ha illustrato un programma per incoraggiare il ritorno degli esperti all’interno degli atenei europei. L’evento ha avuto risonanza internazionale, alla presenza di Ursula von der Leyen e Mario Draghi, e ha previsto un investimento di 100 milioni di euro da parte francese, supportato da un fondo europeo di 500 milioni in tre anni. In Italia, intanto, la ministra Anna Maria Bernini ha voluto precisare come il nostro paese abbia già avviato da tempo un percorso analogo, con risorse stanziate e bandi aperti, segnando una differenza netta nell’azione concreta rispetto agli annunci.

Il summit di Parigi: obiettivi e protagonisti

Il 5 maggio 2025, all’università della Sorbona di Parigi, Macron ha convocato un vertice dedicato al rientro dei ricercatori europei. L’obiettivo dichiarato era quello di contrastare la fuga dei cervelli dalle università e centri di ricerca europei verso gli Stati Uniti, aggravata dalle restrizioni americane imposte negli ultimi anni. Alla presenza di figure istituzionali di rilievo, come Ursula von der Leyen e Mario Draghi, Macron ha esposto un piano da 100 milioni di euro destinato al sostegno diretto a studiosi in mobilità internazionale.

Fondo europeo e ruolo simbolico della Sorbona

Ursula von der Leyen ha colto l’occasione per mettere sul tavolo un fondo europeo di 500 milioni di euro che dovrebbe essere distribuito nell’arco di tre anni. L’intento è rafforzare la collaborazione e garantire una capacità attrattiva migliore per gli atenei e laboratori UE. La cornice della Sorbona, simbolo storico dell’istruzione superiore europea, ha aggiunto un valore simbolico all’iniziativa, qualificandola come una presa di posizione significativa da parte della Francia nel tentativo di rilanciare la ricerca scientifica nel continente.

Al centro del dibattito anche la competizione politica legata alla gestione delle risorse e delle politiche di ricerca, con Macron che sembrava voler acquisire il ruolo di guida nel processo di rilancio scientifico europeo. Questo ha suscitato qualche tensione diplomatica, soprattutto con l’Italia, che ha giudicato la sua iniziativa più propagandistica che operativa, come dimostreremo in seguito.

La risposta italiana: stanziamenti e bandi già attivi

In risposta agli annunci francesi, la ministra italiana dell’università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha sottolineato che l’Italia ha già in corso un piano concreto e operativo per il rientro dei ricercatori. Secondo Bernini, a marzo 2025, ben prima del summit parigino, il governo italiano aveva approvato uno stanziamento da 50 milioni di euro per incentivare il ritorno di studiosi nella Penisola.

Il piano italiano punta a fornire sostegni economici diretti ai ricercatori interessati a trasferirsi in atenei italiani, senza limiti geografici o di provenienza. Il bando aperto prevede fino a 1 milione di euro per progetto, con una quota pari al 40% riservata alle regioni meridionali, in modo da riequilibrare le disparità territoriali storicamente presenti nel settore accademico italiano. La scadenza delle candidature è fissata al 4 giugno, quindi la misura è già in atto e sta raccogliendo adesioni.

Bernini ha rimarcato come, mentre in Francia si facevano annunci e pompose presentazioni pubbliche, l’Italia stava già procedendo nel concreto, in silenzio e mettendo a disposizione soldi e opportunità. Questa presa di posizione ha avuto un certo risalto nel dibattito politico e mediatico, indicando una spaccatura tra l’atteggiamento più pragmatico italiano e quello più scenografico di Macron.

Focus sulle regioni meridionali

La destinazione di una quota consistente delle risorse italiane alle regioni meridionali riflette la volontà di correggere squilibri territoriali, offrendo pari opportunità a un territorio storicamente penalizzato nel sistema accademico nazionale.

Implicazioni per la ricerca e il futuro europeo

Le iniziative intraprese sia dalla Francia che dall’Italia rivelano due approcci differenti alla crisi della fuga dei cervelli in Europa. In effetti, accogliere e trattenere i ricercatori rappresenta una sfida decisiva per la competitività scientifica e tecnologica dei singoli paesi e dell’Unione europea nel suo complesso.

Il fondo europeo annunciato da von der Leyen mira a creare uno sforzo congiunto per migliorare le condizioni di lavoro e attrazione dei talenti sul territorio continentale, affrontando concorrenze globali e restrizioni esterne. Il contributo francese e quello italiano mostrano però distinte modalità di coinvolgimento: la Francia punta a muoversi con un’azione visibile e simbolica, mentre l’Italia opera sul territorio con interventi immediati e strumenti diretti.

Coesione interna e mobilità inversa

Le risorse italiane, rivolte anche al Sud, mirano a risolvere un problema della distribuzione geografica della ricerca scientifica troppo concentrata al Nord, condizione che penalizza da decenni il Mezzogiorno e limita il potenziale nazionale. Il governo italiano intende così sostenere una maggiore coesione interna, premiando la mobilità in senso inverso rispetto alla tradizionale emigrazione di cervelli dalle regioni meno sviluppate.

A breve termine, questi programmi potrebbero contribuire a invertire flussi di ricercatori, offrendo incentivi tangibili e un quadro di sostegno concreto. I prossimi mesi saranno determinanti per capire quanta parte di ricercatori rientrerà e come evolverà la collaborazione nel campo scientifico tra paesi europei. A quel punto, sarà evidente quali strategie risulteranno più efficaci nel fermare la fuga dei cervelli.