L’Organizzazione mondiale della sanità ha appena pubblicato un rapporto che mette a fuoco come le differenze sociali ed economiche continuino a influire pesantemente sulla salute globale. Quel che emerge con chiarezza è un divario enorme tra chi vive in condizioni favorevoli e chi, invece, affronta quotidianamente difficoltà tali da accorciare drasticamente la durata della vita. L’allarme arriva in un momento in cui non si può ignorare come le scelte fatte durante la pandemia da Covid abbiano influito sulle libertà personali, scatenando un dibattito sulla coerenza delle strategie adottate a livello globale.
Disuguaglianze sociali ed effetti diretti sulla salute globale
Nel suo ultimo rapporto dedicato ai determinanti sociali dell’equità, l’OMS evidenzia che la differenza media di aspettativa di vita tra paesi ricchi e poveri supera i 30 anni. Questo enorme scarto riguarda circa 3,8 miliardi di persone che vivono in condizioni sociali svantaggiate. L’assenza di servizi essenziali come la copertura sanitaria pubblica, i sussidi per la malattia e il supporto alla famiglia rientra tra le cause principali che innalzano il rischio di malattie e mortalità precoce. Anche paesi sviluppati, come gli Stati Uniti, affrontano problemi legati all’accesso ai servizi e alla protezione sociale.
Impatto combinato di povertà e precarietà
Il rapporto spiega che la salute collettiva peggiora laddove si intrecciano povertà, disoccupazione, mancanza di assistenza e precarietà abitativa. Senza quegli strumenti minimi di tutela, per molte persone diventa difficile affrontare condizioni mediche anche comuni, condizione che si riflette in dati di mortalità più alti rispetto a chi gode di condizioni più favorevoli. Si tratta di un problema che, da un punto di vista sanitario, richiede risposte politiche urgenti e incisive.
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Tedros adhanom ghebreyesus e l’invito a superare le discriminazioni
Il direttore generale dell’OMS, tedros adhanom ghebreyesus, ha sottolineato che le disuguaglianze sociali impattano direttamente sulla salute di milioni di persone, alimentando disparità insostenibili. L’appello rivolto ai governi nazionali e alle istituzioni internazionali è quello di intervenire sulle cause di queste differenze per costruire sistemi più inclusivi. Nel discorso pubblico, ghebreyesus ha invitato a coinvolgere non solo i politici ma anche gli operatori sanitari, le accademie e la cittadinanza. Solo così si può pensare a un cambio di rotta che permetta di ridurre i fattori negativi che fanno ammalare prima o compromettono gravemente la qualità della vita.
La formula lanciata dall’OMS è chiara: non lasciare indietro nessuno. Per ottenere risultati efficaci, serve che il tema dell’equità sociale venga posto al centro dell’agenda politica e sanitaria di ogni paese. Le sue parole sono state accolte come un monito per contrastare le discriminazioni in campo economico e sociale, che ormai si scontano sul livello di salute raggiunto dalla popolazione complessiva.
La contraddizione tra il rapporto dell’oms e le strategie anti covid
Lo stesso quotidiano ‘la verità’ ha richiamato a una riflessione sulla coerenza delle posizioni seguite dall’OMS in questi ultimi anni. Durante la pandemia da Covid, l’organizzazione si è schierata a favore di misure restrittive molto rigide: lockdown estesi, campagne vaccinali obbligatorie e un elogio esplicito del modello cinese di gestione dell’emergenza sanitaria. Questo modello ha puntato su un controllo sociale stringente senza eliminare le profonde disuguaglianze interne alla società cinese.
Un paradosso nella gestione della pandemia
Quel che emerge è un paradosso: oggi l’OMS denuncia l’impatto nocivo delle discriminazioni e auspica un mondo più giusto, ma proprio nel momento di massimo sfruttamento delle sue indicazioni durante la pandemia, si sono osservate limitazioni forti alle libertà fondamentali e una gestione che non sempre ha tenuto conto delle diverse condizioni sociali della popolazione. Questo contrasto ha aperto un dibattito ampio su come affrontare le emergenze sanitarie mantenendo al centro il rispetto per i diritti e la tutela delle fasce più vulnerabili.
Prospettive future e riflessioni all’interno del contesto globale
Il rapporto dell’OMS segna un punto fermo nell’attenzione alle disuguaglianze legate alla salute. Il richiamo ai decisori non è solo teorico, ma si traduce nell’esigenza concreta di costruire reti di protezione sociale e sanitaria che non lascino scavalcare nessuno. Gli sforzi dovranno concentrarsi sul rafforzamento delle infrastrutture sanitarie, sulla garanzia di accesso ai farmaci e alle cure, ma anche su politiche di sostegno al reddito e al lavoro.
La pandemia ha dimostrato come vite e condizioni di salute possono essere messe in pericolo da eventi imprevisti, ma ha anche mostrato limiti evidenti nella risposta globale a questioni di equità. Questa situazione chiede una revisione, che passi dall’attuazione di misure più equilibrate e rispettose delle diversità sociali. Sarà fondamentale tenere presente questo dentro ogni piano di salute pubblica, in modo da evitare che le disparità crescano ulteriormente e generino nuove crisi sanitarie.