Le lunghe attese per visite ed esami in Lombardia continuano a rappresentare un problema serio. Per intervenire su questo nodo, la Regione e i carabinieri del Nas hanno stretto un accordo operativo di tre anni, che coinvolge anche le agenzie di tutela della salute . L’obiettivo è effettuare controlli puntuali sui tempi di attesa, verificando che vengano rispettate le priorità mediche indicate nelle prescrizioni.
Il protocollo e i suoi obiettivi
Il protocollo firmato giusto in questi giorni non si limita a un monitoraggio generico. Prevede controlli specifici sul territorio, mirati a garantire che visite specialistiche, esami diagnostici e ricoveri vengano eseguiti entro i tempi stabiliti secondo le priorità del medico prescrittore. Il coinvolgimento dei carabinieri del Nas ha l’obiettivo di portare rigore e trasparenza all’interno di un sistema che spesso soffre proprio per la mancanza di vere verifiche.
Formazione per personale sanitario e amministrativo
Ma non si ferma qui. Accanto ai controlli è prevista anche un’attività di formazione rivolta al personale sanitario e amministrativo impegnato nella gestione delle liste d’attesa. Corsi di aggiornamento dovranno fornire strumenti per tenere sotto controllo i flussi, migliorare la qualità dei servizi e rispettare le indicazioni contenute nelle linee guida ministeriali e nel piano nazionale di governo delle liste d’attesa. Con questo doppio binario Regione Lombardia vorrebbe accrescere la capacità di gestione e trasformare i dati raccolti in interventi concreti.
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Risorse stanziate e le difficoltà del sistema
Nel frattempo, la Regione ha messo sul tavolo circa 47,4 milioni di euro per l’aggiornamento e la gestione delle liste, ma anche per attendere le prestazioni non urgenti arretrate. L’investimento riguarda anche una estensione degli orari delle sale operatorie, finanziata dal ministero della Salute, per aumentarne la disponibilità.
Eppure, il governatore Attilio Fontana ha evidenziato un paradosso. Da un lato le prestazioni sono cresciute, con un aumento del 2,5% tra il 2023 e il 2024 per visite ed esami. Dall’altro, però, le prescrizioni sono salite del 9%, molto più velocemente rispetto alla capacità di smaltire la domanda. Questa discrepanza rende complesso ridurre le liste d’attesa, anche con la maggiore offerta di prestazioni.
Fontana punta a capire cosa spinga la domanda a crescere così rapidamente e indica una criticità strutturale: la carenza di assistenza territoriale. Quest’ultima avrebbe il compito di ridurre la pressione sulle strutture ospedaliere, evitando così che l’aumento delle richieste si trasformi automaticamente in tempi di attesa sempre più lunghi.
Critiche dal mondo medico sulla nuova intesa
Non sono mancate le reazioni al nuovo protocollo. Roberto Carlo Rossi, presidente dell’ordine dei medici di Milano, ha espresso preoccupazione per un possibile effetto “militarizzazione” della sanità lombarda. Il timore è che l’intesa possa rappresentare un’ammissione di difficoltà nella gestione regionale o addirittura spostare la responsabilità sulle inefficienze proprio ai medici.
Queste perplessità sono state respinte direttamente da Fontana, che ha sottolineato come l’iniziativa si rivolga a migliorare il servizio e non a colpevolizzare il personale sanitario. “L’idea è di costruire un sistema che funzioni meglio, rispettando le regole e azzerando le lunghe attese senza appesantire chi lavora tutti i giorni per garantire le cure.”
Questa nuova fase di controlli e formazione rappresenta dunque un tentativo di ricollocare la sanità lombarda su una strada con tempi più certi, fosse anche a costo di una gestione più rigida e attenta ai dettagli. L’equilibrio tra offerta crescente e controllo delle attese rimane al centro del dibattito pubblico sulla salute in regione nel 2025, in attesa di risultati concreti nei prossimi mesi.