L’italia fatica a ridurre il numero di giovani che non studiano né lavorano: il fenomeno dei Neet nel 2024

L’italia affronta un problema crescente con oltre due milioni di Neet, soprattutto nel Sud, evidenziando disparità geografiche e formative che complicano l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro.
L'articolo analizza il fenomeno dei Neet in Italia, evidenziando la loro alta incidenza soprattutto nel Sud, le cause legate a competenze e condizioni lavorative precarie, e le difficoltà nel mercato del lavoro giovanile nonostante una lieve diminuzione negli ultimi anni. - Unita.tv

L’italia continua a confrontarsi con un problema che riguarda milioni di giovani: una parte consistente non studia, non lavora e non è impegnata in percorsi di formazione. Con una cifra che supera i due milioni, i cosiddetti Neet rappresentano una difficoltà socio-economica diffusa soprattutto nelle regioni meridionali. Le statistiche e i rapporti recenti mostrano una tendenza al calo del fenomeno ma evidenziano ancora disparità significative per età, titolo di studio, genere e area geografica. Vediamo in dettaglio cosa dicono i dati e le analisi di quest’anno, con un focus sulle cause e sulle implicazioni per il futuro dei giovani in italia.

I dati più recenti sull’incidenza dei Neet in italia: distribuzione e tendenze dal 2019 al 2024

Nel 2024, secondo quanto raccolto dall’istat e dal Cnel, l’incidenza dei Neet tra i giovani sotto i 34 anni mostra una graduale diminuzione rispetto al 2019. In particolare, la riduzione media ha toccato i 6,3 punti percentuali, nonostante il rallentamento economico che ha caratterizzato gli ultimi anni. Il fenomeno si presenta più diffuso tra i ragazzi rispetto alle ragazze, con un 7,0% contro un 5,7%. Questa forbice, benché si stia riducendo, persiste ancora.

Il divario geografico e formativo

Dal punto di vista geografico, la concentrazione maggiore resta nel Sud italia, dove la percentuale raggiunge il 27,2%. Questo dato supera di oltre 13 punti quella del Centro e di più di 16 punti quella del Nord. Le differenze si mantengono anche considerando il titolo di studio: tra i giovani con licenza media o meno, quasi il 30% non partecipa né al lavoro né alla formazione. La percentuale scende tra i diplomati al 29,5% e tra i laureati al 18,3%. Sebbene ci sia una lenta diminuzione sul medio periodo, il quadro rimane complesso e radicato.

Le cause dietro la persistente presenza dei Neet: lavoro irregolare, competenze e offerte ridotte

Dietro questi numeri si nascondono varie ragioni che spiegano perché molti giovani non riescono a integrarsi nel mercato del lavoro o a proseguire gli studi. Il Cnel rileva che le aziende più avanzate faticano a reperire personale qualificato. Le imprese di dimensioni più ridotte, specie in settori poco attrattivi o con orari disagevoli, non riescono a offrire condizioni soddisfacenti. Questo spinge molti giovani a rifiutare offerte poco stabili o mal pagate, oppure a lasciare i lavori disponibili.

Un altro fattore importante è la mancata corrispondenza tra competenze richieste e formazione posseduta. Spesso, chi vorrebbe entrare nel mondo del lavoro non possiede ciò che serve, creando una fascia di giovani in attesa o scoraggiati. Il problema si aggrava con la nuova ondata di emigrazione, che coinvolge soprattutto laureati e diplomati provenienti anche da regioni del Nord, tradizionalmente più ricche e con maggiori opportunità. Questo flusso sottrae all’italia risorse umane qualificate, peggiorando la situazione.

Lavoro nero e condizioni sociali dei Neet italiani

Il quadro ufficiale sui Neet non colpisce solo per i numeri, ma anche per quello che celano i dati non registrati. Il rapporto Lost in Transition, elaborato dal Consiglio nazionale dei giovani, indica che la maggior parte dei Neet italiani, soprattutto nelle città, ha svolto un’attività lavorativa recente. Questi impieghi però non compaiono nelle statistiche ufficiali perché spesso si tratta di lavori irregolari, senza contratto né garanzie.

Circa il 50% dei Neet in ambito urbano dichiara di essere economicamente indipendente, e una quota simile fra quelli laureati conferma che non si tratta soltanto di ragazzi completamente inattivi. Lavori saltuari, precari e senza diritti però non permettono progetti a lungo termine. Chi si occupa di mercato del lavoro segnala come questa situazione influisca negativamente anche su consumi, formazione di famiglie e tasso di natalità, fattori che si collegano strettamente al futuro socio-economico del paese.

Sfide per il mercato del lavoro italiano: la questione giovani e l’inadeguatezza delle offerte

Il mercato del lavoro mostra due volti contrastanti. Da un lato, mancano profili giovani con competenze adeguate; dall’altro troviamo lavori disponibili ma con condizioni che scoraggiano chi cerca stabilità. Sedersi ad aspettare un impiego migliore, grazie anche a sostegni familiari, è un comportamento che descrive molti Neet, specie nei momenti di crescita economica. Eppure l’attesa non sempre porta a nuove formazioni o al reinserimento produttivo.

Va sottolineato come l’attuale sistema tende a classificare la stessa persona più volte, considerando separatamente chi lavora in nero, chi è disoccupato e chi è Neet. Questa sovrapposizione rende più difficile avere un quadro concreto e agire con misure mirate, mentre la popolazione giovane continua a essere penalizzata e in parte esclusa dal ciclo economico regolare. Il fenomeno resta quindi centrale nel dibattito sulle prospettive del lavoro in italia.