Home Leone XIV chiama la chiesa a seguire il vaticano II e affrontare le sfide sociali del XXI secolo

Leone XIV chiama la chiesa a seguire il vaticano II e affrontare le sfide sociali del XXI secolo

Papa Leone XIV invita i cardinali a rinnovare la fedeltà al Concilio Vaticano II, affrontando le sfide contemporanee come l’intelligenza artificiale e promuovendo la dignità umana e la giustizia sociale.

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Papa Leone XIV invita a rinnovare la fedeltà al Concilio Vaticano II, affrontando le sfide contemporanee come l’intelligenza artificiale, con una riforma della Curia e una maggiore sinodalità nella Chiesa. - Unita.tv

Il 10 maggio 2025 papa leone XIV ha rivolto un appello ai cardinali per rinnovare la fedeltà al cammino tracciato dal Concilio Vaticano II. Ha sottolineato come questo percorso abbia un fondamento pratico nella prima esortazione apostolica di papa francesco, Evangelii gaudium. Durante l’incontro, il pontefice ha spiegato il motivo della scelta del suo nome pontificale, richiamando Leone XIII e la sua Enciclica Rerum novarum, che affrontava le problematiche sociali nell’epoca della prima rivoluzione industriale. Oggi, ha detto, la chiesa deve offrire risposte analoghe a fronte della nuova rivoluzione industriale e dei cambiamenti portati dall’intelligenza artificiale, difendendo la dignità umana, il lavoro e la giustizia.

Un pontificato alla luce del vaticano II e delle nuove sfide sociali

Papa leone XIV ha voluto allineare il suo pontificato alla continuità con il Concilio Vaticano II, rimarcando l’importanza di affrontare i nodi della società contemporanea. L’esortazione apostolica Evangelii gaudium rappresenta per lui un punto di riferimento essenziale, in particolare per il ritorno al primato di Cristo nella predicazione, e per la chiamata a una conversione missionaria all’interno di tutta la comunità cattolica.

La sua attenzione si concentra sulla crescita della collegialità e della sinodalità, elementi che devono coinvolgere tutti, ascoltando anche il sensus fidei, vale a dire il sentimento di fede della gente comune, incluse pratiche come la pietà popolare. Il papa ha ribadito la necessità di dedicarsi con maggiore cura agli ultimi, i più fragili e scartati dalla società, praticando un dialogo coraggioso e aperto con il mondo contemporaneo in tutte le sue sfaccettature. Questo approccio si propone come risposta concreta e coerente alle sfide poste dal tempo presente, senza rinnegare ma aggiornando le radici storiche e spirituali della chiesa.

Il ricordo storico del vaticano II e il ruolo degli organismi ecclesiastici

La ricezione del Concilio Vaticano II rappresenta una sfida che la chiesa ha affrontato in precedenza con altri eventi storici simili. Il confronto con il Concilio di Trento, ad esempio, si era risolto grazie all’opera di san Carlo Borromeo. Per quanto riguarda il Vaticano I, la copertura del codice di diritto canonico del 1917 e i concordati firmati da Pio XI hanno rappresentato strumenti fondamentali per assorbire le sue decisioni.

Il canone 1752 del codice di diritto canonico latino richiama un principio decisivo: la salvezza delle anime deve sempre restare la regola suprema per la chiesa. Questo monito si applica anche a chiunque voglia intervenire sulle questioni dell’ordinamento canonico, indicando quindi che ogni cambiamento va misurato rispetto a questa priorità. La continuazione della storia della chiesa poggia sul rispetto di questo precetto.

La riforma della curia e la sfida sinodale

Tra le questioni urgenti, papa leone XIV considera la riforma della Curia romana. L’attuazione del regolamento del 2022, a cui si guarda con favore, dovrebbe portare a un migliore coordinamento tra i vari dicasteri e alla possibilità di eliminare inefficienze o pratiche obsolete. I margini di manovra emergono anche da esigenze economiche, viste le difficoltà di bilancio evidenziate nelle recenti congregazioni cardinalizie.

Da osservare è il ruolo del Sinodo dei vescovi, strumento fondamentale per concretizzare la sinodalità che il Concilio ha indicato come una nuova strada per la chiesa. La Costituzione apostolica Episcopalis communio ha modificato la disciplina del Sinodo, rendendolo più autoreferenziale. Ora prevede fasi di consultazione popolare e un comitato permanente che guida l’applicazione delle sue decisioni, con un ruolo centrale della Segreteria permanente. Questa struttura però rischia di rafforzare più il Sinodo che l’unione stretta con il pontefice.

Il documento finale del Sinodo non è più automaticamente un’esortazione apostolica del papa, ma necessita di ulteriori procedure di approvazione, complicando a volte la rapida applicazione degli orientamenti emersi. Questa dinamica crea dubbi su quale sia esattamente il ruolo del Sinodo nel governo della chiesa e che peso effettivo abbia rispetto alla suprema autorità pontificia.

Il collegio cardinalizio e gli organismi di cooperazione episcopale

Il collegio cardinalizio assume un ruolo decisivo nel governo della chiesa, soprattutto per l’elezione del pontefice e il sostegno al suo operato, sia collegialmente sia individualmente. Il codice canonico riconosce questo corpo come rappresentativo della dimensione universale della chiesa. Le disposizioni pontificie in materia di sede vacante ne rafforzano il peso anche nel contesto storico attuale.

Nel quadro della sinodalità si richiede una riflessione su altri organismi come i concili particolari, provinciali o plenari, e soprattutto sulle conferenze episcopali. Queste realtà collaborano, ma andrebbe valutato con attenzione in che misura possano coinvolgere di più i fedeli nella loro attività, specialmente nei casi in cui le decisioni hanno rilevanza territoriale o pastorale. Non si tratta di modificare regole, ma di esplorare come allargare la partecipazione.

Un ragionamento più ampio riguarda la natura concreta della potestà all’interno della chiesa, tema cruciale per rispondere alle pressioni esterne. Si deve evitare di assimilare il governo ecclesiastico a quello delle strutture politiche o amministrative secolari, mantenendo le peculiarità e la finalità spirituale distintiva della chiesa stessa.

Il confine tra chiesa, santa sede e stato città del vaticano

Un problema poco discusso ma significativo riguarda la distinzione tra Chiesa, Santa Sede e Stato Città del Vaticano. L’approvazione nel 2023 della legge fondamentale dello Stato ha attribuito al munus petrino anche i poteri relativi al governo dello Stato Vaticano, una scelta che rischia di creare confusione.

La Santa Sede ha aderito a quasi 150 accordi multilaterali internazionali, spesso in nome proprio o per conto dello Stato Vaticano. Cambiamenti nel diritto internazionale dopo il trattato del 1929 hanno complicato questo quadro, generando ambiguità e casi di scrutinio da parte degli organismi di controllo. Evitare queste confusioni serve a tutelare la chiarezza di ruoli e competenze tra le diverse entità e a prevenire problemi diplomatici o legali futuri.