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Le trattative di pace in ucraina in turchia senza l’incontro tra zelensky e putin: cosa succede ora

L’incontro in Turchia tra Russia e Ucraina, senza la presenza di Putin e Zelensky, solleva dubbi sulla possibilità di progressi nei negoziati, mentre la situazione militare e politica rimane critica.

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L'incontro in Turchia tra Russia e Ucraina, senza la partecipazione diretta di Putin e Zelensky, evidenzia uno stallo nei negoziati, mentre la situazione militare e politica in Ucraina resta critica e incerta. - Unita.tv

L’incontro atteso in turchia tra le delegazioni di russia e ucraina ha attirato attenzione internazionale, ma la mancata partecipazione diretta di putin e zelensky ha alimentato dubbi sulle possibilità di svolta nei negoziati. Le trattative, seguite da turchi e americani, sembrano bloccate mentre si guarda con apprensione all’evoluzione del conflitto sul terreno e agli sviluppi politici nella regione.

Il mancato incontro diretto tra putin e zelensky: aspettative e realtà a istanbul

Il vertice annunciato in turchia era visto come una possibile svolta nella guerra in ucraina. Zelensky aveva alzato le aspettative parlando apertamente della possibilità di un confronto diretto con putin, ipotizzando persino accordi sul cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri. Questa posizione, però, risultava distante dalla prassi diplomatica, dove normalmente si procede attraverso più fasi e incontri di livello inferiore prima di un faccia a faccia tra i leader.

Putin, da mosca, ha scelto di non partecipare personalmente, probabilmente anche per evitare di legittimare le richieste ucraine. Zelensky, nel compiere questa mossa, ha agito senza coinvolgere pienamente il consiglio nazionale per la sicurezza di kiev, suscitando perplessità e critiche interne. Alcuni consiglieri ucraini hanno espresso dubbi su questa decisione, ritenendo che trattare direttamente con putin potesse indebolire la posizione negoziale ucraina.

Secondo molti osservatori, la scelta di zelensky è stata suggerita da alcuni paesi europei come segnale di apertura al dialogo. Tuttavia il gesto ha anche il sapore di un tentativo politico per mostrare volontà di pace, tenendo nello stesso tempo alta la pressione sulle forze russe. Questa strategia, però, rischia di trasformarsi in un boomerang che complica ulteriormente i negoziati.

Il quadro delle trattative tra russi e ucraini

Le trattative tra russi e ucraini sono ripartite con la mediazione turca e americana, ma restano segnate da fratture profonde. Il nodo centrale riguarda il destino dei territori occupati dalla russia, annessi dopo i referendum nel 2022. Zelensky aveva indicato la questione territoriale come prioritaria nel negoziato, ma la posizione di mosca non lascia margini ad alcuna concessione.

L’inviato di trump, steve witkoff, aveva definito tre punti chiave per eventuali accordi, con al primo posto il trasferimento dei territori. Anche le parole di jd vance, durante un incontro a washington, hanno evidenziato il pesante scetticismo sull’esito delle trattative. Vance ha sottolineato come la russia intenda consolidare le proprie conquiste militari e politiche prima di fermarsi, e ha suggerito che gli Stati Uniti potrebbero presto abbandonare i colloqui.

Il ruolo degli Stati Uniti e degli europei nel negoziato

Gli americani, dal loro punto di vista, hanno sbloccato almeno un dialogo tra russia e nato, mentre gli europei si mostrano meno convinti di poter influenzare rapidamente gli eventi. Nel frattempo, i negoziati appaiono più come una formalità che un reale strumento per chiudere il conflitto. Le questioni aperte sono troppo complesse per essere risolte in tempi brevi, e la situazione militare sul campo continua a giocare un ruolo decisivo.

Le prospettive militari e politiche: il futuro incerto dell’ucraina

Sul piano militare, la situazione dell’esercito ucraino si è fatta critica. Le forze di mosca avanzano lungo il fronte orientale, registrando successi importanti come l’avvicinamento a pokrovsk. Gli aiuti militari statunitensi, già al limite, potrebbero esaurirsi entro l’estate, facendo temere un collasso delle difese ucraine.

Parallelamente al declino militare, cresce la crisi politica a kiev. La popolarità di zelensky è messa alla prova, con ipotesi che prevedono scenari difficili da gestire, anche per gli alleati europei e americani. Alcune minoranze territoriali – ungheresi, polacche e rumene – potrebbero avanzare nuove rivendicazioni su parti del territorio ucraino, complicando ulteriormente la tenuta dello stato.

Questi elementi fanno pensare a un possibile smembramento dell’ucraina. Gli esiti futuri dipenderanno da quanto le forze militari sul campo sapranno reggere e dalla capacità politica di gestire una situazione complessa senza degenerare ulteriormente.

La posizione di donald trump sull’incontro con putin

Donald trump si è espresso più volte sostenendo che un incontro personale con putin potrebbe sbloccare la crisi in ucraina. Al momento, però, non ci sono segnali concreti che un tale incontro sia imminente. Senza questo passo, trump considera impossibile avanzare nelle negoziazioni.

Allo stesso tempo, gli Stati Uniti stanno lavorando per riattivare il consiglio russia-nato, come riportato da bloomberg. Questo consesso potrebbe tornare utile per aprire canali di dialogo più strutturati. Il nuovo segretario generale della nato, mark rutte, si è detto favorevole a questa ipotesi, anche se i paesi europei restano cauti, consapevoli delle tensioni ancora forti.

Le difficoltà nel portare a compimento la pace in assenza di un accordo politico

Il fallimento dell’incontro diretto tra zelensky e putin lascia spazio a scenari poco rassicuranti. Le delegazioni presenti in turchia potrebbero incontrarsi, ma senza un accordo politico tra i presidenti è difficile immaginare progressi concreti.

Il negoziato rischia di rimanere un esercizio formale che non modifica la realtà del conflitto sul terreno. L’urgenza, in realtà, è rappresentata dalle condizioni militari e dal possibile collasso politico interno all’ucraina, fattori che potranno spingere verso scelte drastiche o compromessi difficili.

L’intreccio tra guerra sul campo e crisi interna limita la capacità di gestire un dialogo efficace. I prossimi mesi saranno decisivi per capire se esiste una via per una cessazione delle ostilità o se si dovrà fare i conti con un conflitto prolungato.