Le nuove piste nel delitto di garlasco: impronte, ricostruzioni e sviluppi tra accuse e difese
Nuovi sviluppi nel caso di Chiara Poggi, con l’emergere di un’impronta digitale attribuita ad Andrea Sempio e polemiche sulle perizie dei Ris, riaccendono il dibattito sull’omicidio del 2007.

Il caso Chiara Poggi di Garlasco si riapre con nuovi dubbi sull’impronta digitale di Andrea Sempio, tra perizie contrastanti e ipotesi di furto, mentre la difesa di Alberto Stasi chiede chiarezza e attende sviluppi investigativi. - Unita.tv
Il caso di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco nel 2007, torna al centro dell’attenzione dopo recenti sviluppi nelle indagini. Tra contestazioni sull’impronta digitale appena emersa e dichiarazioni di uno degli avvocati della difesa, Antonio De Rensis, si riapre il dibattito su quanto realmente accaduto quel giorno fatale. Le indagini vedono nuovi elementi con l’impronta ritenuta di Andrea Sempio, ospite di recenti perizie e polemiche, mentre la difesa di Alberto Stasi commenta con fermezza. Ecco cosa sta succedendo.
La svolta dell’impronta di andrea sempio: dubbi, perizie e accuse incrociate
Antonio De Rensis, uno degli avvocati di Alberto Stasi, ha parlato a Mattino 5 News dell’impronta digitale ritrovata vicino al luogo del delitto. L’impronta apparterrebbe ad Andrea Sempio, un nome noto nelle indagini. L’avvocato ha suggerito che il mese di giugno potrebbe portare ulteriori novità significative, lasciando intendere che emergano prove o nuovi movimenti investigativi.
L’impronta è stata oggetto di perizia sulla quale si concentra il confronto più acceso. De Rensis si mostra sicuro della validità della perizia firmata dal colonnello Iuliano, responsabile della sezione impronte dei Ris di Roma. Lui sottolinea un apparente doppio parametro applicato agli esami forensi: la sua difesa accetta i Ris quando lavorano sulle analisi del periodo Garofano, consulente di Sempio, ma contesta invece i risultati attuali. Eppure la presenza dell’impronta resta un dato che non si può ignorare.
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La difesa di Sempio rappresenta questa traccia come poco attendibile, ribadendo che non si può associare con certezza la presenza dell’impronta all’ora e al luogo dell’omicidio. Le incongruenze temporali e ambientali, infatti, mettono in discussione una lettura lineare dei risultati. Per De Rensis la parola tocca ora alla procura di Pavia e ai carabinieri di Milano: saranno loro a chiarire se questo elemento sposti davvero le carte in tavola.
Le contraddizioni sull’impronta e la presenza di andrea sempio nella casa della vittima
Tra le testimonianze dell’avvocato spicca un’analisi logica sull’impronta trovata sul muro della casa di Chiara Poggi. De Rensis osserva come la posizione e l’angolazione dell’impronta non combacino con i movimenti di una persona normale, e questo mette in dubbio la certezza che possa appartenere a Sempio in quel momento. L’impressione è che quella traccia sia stata depositata in un altro momento, e questo fa ipotizzare che l’uomo potesse frequentare la casa anche in tempi diversi dal delitto.
La difesa si sofferma inoltre sulla presenza esclusiva di tracce di Sempio nelle stanze della vittima. Non ci sarebbero segni di altre persone, neppure sul pc o sulle dita di Chiara Poggi, dove invece sono state identificate impronte di Andrea Sempio. Secondo De Rensis questa circostanza è difficile da spiegare e solleva dubbi sulle interpretazioni date dall’accusa o dalla perizia. La logica non sembra reggere se consideriamo che Sempio era un amico intimo della famiglia Poggi.
Questa dinamica porta quindi ad alcune domande chiave. Perché nessun altro DNA o impronta risulta nelle zone più intime della casa? Se Sempio era presente in modo continuativo, come mai si trovano solo le sue tracce? Sono proprio queste le contraddizioni che la difesa mette al centro della propria linea, anche per smontare alcune accuse dirette e ravvivare attenzione sul reale autore del delitto.
Le polemiche sulla perizia dei ris e lo scontro tra de rensis e garofano sui dati tecnici
Il ruolo della sezione impronte dei Ris emerge come determinante ma anche controverso. De Rensis sottolinea che la consulenza che conferma l’impronta di Sempio è firmata da esponenti importanti, come un dattiloscopico di fama e il comandante dei Ris di Roma, il generale Iuliano. Questo, secondo lui, suggerisce che il lavoro tecnico vada preso sul serio e che eventuali errori vadano attribuiti a passaggi precedenti dell’indagine, in particolare nel 2007 sotto la direzione di Garofano.
L’avvocato suggerisce quindi di riconsiderare alcune scelte fatte durante la prima fase investigativa, ricordando che si tratta di dati tecnici che dovrebbero restare al di fuori di ragionamenti faziosi o interpretazioni politiche.
D’altra parte, il generale Garofano ha espresso ai microfoni di 4 Di Sera a Rete Quattro un punto di vista diverso. Egli non ha escluso la possibilità che l’impronta non appartenga affatto a Sempio o che non si possa stabilire con certezza quando essa sia stata lasciata. Garofano ha ricordato il caso di un falegname che aveva lasciato un’impronta identica nel muro della casa Poggi mesi prima del delitto, per sottolineare come vengano rilevate tracce indipendenti dal crimine.
Un altro dato aspro nel confronto riguarda la presenza di impronte di Marco Poggi, fratello di Chiara, accanto a quella contestata di Sempio. Garofano ha detto che si tratta di impronte non insanguinate e quindi non necessariamente legate al fatto criminoso. Questa base tecnica conferma come la questione sia più complicata di quanto sembri e come serva cautela prima di trarre conclusioni.
I risarcimenti in caso di errore giudiziario e le ripercussioni legali sul caso stasi
Tra le novità portate da De Rensis vi è anche la questione degli eventuali risarcimenti. Nel caso in cui Alberto Stasi risultasse innocente, l’avvocato ricorda che la legge prevede un indennizzo consistente, vicino ai 4 milioni di euro, per l’ingiusta detenzione e l’errore giudiziario. La tematica è delicata e tocca aspetti economici e umani del processo che per anni ha segnato la vita di Stasi.
Il riferimento alla possibilità di errore giudiziario non è nuovo, ma il rilancio di questo tema ora con i nuovi elementi emersi aggiunge pressione a chi si occupa delle indagini. De Rensis evidenzia come sia improbabile un errore da parte delle istituzioni italiane, considerando le firme e le perizie raccolte, ma invita a un ripensamento delle analisi fatte finora.
Va considerato che gli sviluppi sono affidati a chi indaga e alla magistratura, al di fuori delle strategie dei legali. L’interesse pubblico resta alto e ogni nuovo passo viene seguito con attenzione da chi non ha mai smesso di chiedersi chi ha davvero ucciso Chiara Poggi.
La ricerca della verità tra ipotesi di furto e l’attesa di nuove novità
Le ultime dichiarazioni rivelano una possibile pista relativa alla presenza di un ladro nella casa di Chiara Poggi il giorno dell’omicidio. In una dichiarazione fuori dagli schemi, De Rensis accenna a questa ipotesi come alternativa agli scenari più noti, già all’attenzione degli inquirenti in passato. La presenza di impronte sul luogo e la posizione degli elementi sembrano confermare che almeno una persona estranea possa aver avuto accesso alla casa.
Questa supposizione potrebbe mettere in luce dinamiche del crimine non colte finora o almeno aprire nuovi fronti di indagine, tanto più con la possibilità indicata dallo stesso avvocato che in poco tempo, entro giugno, si registrino novità sostanziali.
L’attenzione resta alta tra media e opinione pubblica, in attesa di conoscere le prossime mosse della procura di Pavia e degli investigatori che stanno procedendo su più fronti. Il caso Garlasco, dopo quasi 20 anni, continua a svelare dettagli che alimentano dubbi e interrogativi, mantenendo aperta la ricerca della verità.