l’avvocato di emanuele de maria sulle condizioni dell’uomo prima della tragedia al duomo di milano
Il caso di Emanuele De Maria, che ha ucciso una collega a Milano e si è suicidato, solleva interrogativi sulla sicurezza delle misure alternative per i detenuti con precedenti penali.

Emanuele De Maria, condannato per un omicidio in Campania e sottoposto a misure alternative al carcere, ha compiuto un tragico gesto a Milano, uccidendo una collega e suicidandosi. Il suo avvocato ne ha delineato un profilo senza segnali evidenti di pericolosità imminente. - Unita.tv
La cronaca recente ha riportato con forza il caso di emanuele de maria, l’uomo che nel weekend scorso ha tolto la vita a una collega di lavoro a Milano, aggredito un’altra persona e poi è morto gettandosi dal duomo. Un evento che ha scosso la città, soprattutto perché poco prima dei fatti l’uomo non dava segnali evidenti di squilibrio, nonostante un passato segnato da un omicidio avvenuto anni prima in Campania. A parlare del profilo e delle condizioni di de maria è stato il suo legale, l’avvocato daniele tropea, in un’intervista rilasciata a telelombardia.
I contatti recenti tra l’avvocato tropea e emanuele de maria
Secondo il racconto dell’avvocato tropea, il rapporto con emanuele de maria era rimasto stabile anche nelle settimane precedenti alla tragedia. De maria aveva chiamato per un motivo semplice, ovvero per gli auguri della festa del papà. In altre conversazioni successive, non sono emersi segnali di agitazione o comportamenti anomali. Tropea sottolinea che, dal suo punto di vista professionale, de maria non aveva mai mostrato “segni di oscurità o devianza”, non risultava una persona di cui preoccuparsi per motivi psichici o di pericolo sociale.
Un’immagine distante dalla paura
Questo racconto spazza via l’idea che l’uomo fosse in qualche modo “oscuro” o pericoloso, almeno dagli occhi di chi lo ha conosciuto più da vicino. L’avvocato fa notare che de maria avrebbe dovuto avere qualche tipo di osservazione o richiamo se fosse stato così, ma non c’è stato nulla di tutto ciò. Inoltre, nel sistema penitenziario, per ottenere misure alternative alla detenzione bisogna superare rigidi controlli.
Le misure alternative e il lavoro fuori dal carcere
L’avvocato tropea ha ricordato che emanuele de maria godeva di una misura alternativa che gli permetteva di lavorare fuori dal carcere. Prima di concedere questo vantaggio, l’intera équipe penitenziaria ha dato un parere favorevole, basandosi sull’assenza di comportamenti inadeguati. De maria, infatti, non aveva mai ricevuto sanzioni o richiami che ne avrebbero interrotto la domanda o la misura stessa.
Polemiche intorno al lavoro esterno
Questo punto ha sollevato molte polemiche fuori dal carcere, tra chi si domanda come sia possibile che un omicida stia libero e lavori a contatto con altre persone, soprattutto in un albergo. La questione resta delicata perché coinvolge la sicurezza collettiva ma anche il diritto al reinserimento e la valutazione dello stato psicologico del detenuto.
Il lavoro al di fuori della detenzione viene concesso con la convinzione che la persona possa controllarsi e mantenere comportamenti regolari. De maria aveva superato questi test almeno fino a poco prima della tragedia.
La richiesta di ulteriori alleggerimenti della pena
Nei giorni prima del tragico episodio, l’avvocato tropea stava valutando con emanuele de maria l’opportunità di chiedere un’ulteriore riduzione della pena. Si trattava di ampliare gli spazi concessi dalla misura alternativa, ad esempio con la semilibertà, cioè una forma di detenzione più flessibile.
Questo suggerisce che il clima era, fino a poco tempo fa, più sereno di quanto si sarebbe potuto immaginare. Non c’erano segnali immediati di un peggioramento da parte di de maria. A spiegarlo è stato lo stesso difensore, che ha sottolineato come la discussione verteva proprio sull’aumentare il tempo fuori dal carcere per poter sviluppare una vita più autonoma.
La pena e il rito abbreviato
In questo contesto, va considerato che la pena assegnata all’uomo, 14 anni per aver ucciso una prostituta di 23 anni in campania, è stata definita agli occhi di tropea “mite”. La riduzione fu ottenuta in parte grazie al rito abbreviato, una procedura che concede sconti di pena. Ogni condanna, spiega l’avvocato, deve comunque essere valutata in base alle specifiche circostanze del caso, senza equiparare automaticamente reati simili.
La natura della condanna e il percorso giudiziario di emanuele de maria
L’omicidio per cui era stato condannato emanuele de maria risale a diversi anni fa, e riguarda una vicenda in campania dove perse la vita una giovane donna di 23 anni. La pena, 14 anni, fu il risultato non solo del fatto ma anche del rito abbreviato scelto durante il procedimento.
Per il legale, questo particolare processo giudiziario ha influito sull’entità della condanna, che risulta più breve rispetto a quanto sarebbe avvenuto in un normale dibattimento. Ogni giudice, però, deve esaminare le circostanze concrete, dalle dinamiche del delitto allo stato dell’imputato all’epoca, determinando la pena in modo personalizzato.
Non tutti gli omicidi, anche se sotto lo stesso capo di imputazione, si considerano uguali; i dettagli possono cambiare molto la valutazione. Il percorso giudiziario di de maria si è chiuso con una condanna, ma con possibilità di misure alternative che hanno reso il suo reinserimento possibile, almeno fino alla tragedia finale a milano.