Home Lavori per il ponte sullo Stretto di Messina: via libera al dl infrastrutture e protocolli antimafia rigorosi

Lavori per il ponte sullo Stretto di Messina: via libera al dl infrastrutture e protocolli antimafia rigorosi

Il governo approva il decreto legge infrastrutture per il ponte sullo Stretto di Messina, con misure contro infiltrazioni mafiose e un aumento dei costi da 8,5 a 13,5 miliardi.

ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Il governo ha approvato il decreto legge che aggiorna costi, gestione e controlli antimafia per il ponte sullo Stretto di Messina, avviando la fase preliminare dei lavori con un coordinamento tra ministeri per garantire sicurezza, trasparenza e legalità. - Unita.tv

Il governo ha dato il via libera al decreto legge infrastrutture che aggiorna la gestione e i costi del ponte sullo Stretto di Messina. Questa opera, da anni al centro del dibattito pubblico, punta a unire Calabria e Sicilia con un collegamento stabile. L’annuncio è arrivato ieri, dopo una riunione al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ha coinvolto anche altri dicasteri chiave. Al centro dell’attenzione restano le misure per prevenire infiltrazioni criminali e la modalità di affidamento degli appalti, elementi fondamentali per la partenza dei lavori già annunciata per l’estate.

L’approvazione del dl infrastrutture e la revisione del costo del ponte sullo stretto

Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge infrastrutture, in cui si delineano misure precise per l’avvio del progetto del ponte sullo Stretto. I numeri aggiornati sorprendono: il costo previsto è passato dagli 8,5 miliardi stimati nel 2012 ai 13,5 miliardi attuali. Questa revisione riflette le nuove esigenze tecniche, i prezzi dei materiali e le peculiarità di un’opera complessa come quella che dovrà sorreggere traffico, vento e anche terremoti.

Ruolo di Stretto di Messina s.r.l. e Anas nella gestione appalti

La società incaricata dei lavori, Stretto di Messina s.r.l., non otterrà però lo status di “stazione appaltante”, cioè l’autorità che gestisce direttamente gli appalti. Il decreto prevede che questa funzione sarà affidata probabilmente all’Anas, un passaggio che riguarda la gestione logistica e amministrativa degli interventi. Questa scelta ha implicazioni importanti sia sul piano giuridico sia su quello operativo, perché l’Anas dovrà garantire la trasparenza e la velocità degli appalti.

Non va sottovalutata la possibilità contemplata nel decreto di aumentare i contratti per lavori aggiuntivi fino al 50% in più rispetto all’importo fissato. Questo significa che nei prossimi anni potranno emergere nuove esigenze o imprevisti tecnici risolvibili con finanziamenti ulteriori senza dover rivedere completamente il progetto.

Obiettivi e tempistiche per l’avvio della fase di precantierizzazione

Il ministro Matteo Salvini, che sostiene con decisione il progetto, ha fatto sapere che la fase preliminare di precantierizzazione potrebbe partire entro fine giugno. Questo dipende dall’approvazione finale da parte del Cipess , che dovrà esaminare con attenzione il progetto tecnico, la relazione sull’impatto ambientale, oltre valutare la fattibilità economica e la conformità alle autorizzazioni ottenute.

Salvini ha sottolineato “che si tratta di un’opera pensata per durare al massimo, resistendo a condizioni climatiche difficili e a eventi sismici.” Per garantire sicurezza e durata, il progetto coinvolge tecnici e ingegneri italiani insieme a esperti di livello mondiale, una collaborazione internazionale nata per affrontare la complessità del ponte.

Il ponte sullo Stretto rappresenta da tempo una delle infrastrutture più dibattute in Italia, proprio per la sua portata tecnica e per l’impatto sulla mobilità tra due regioni chiave del Sud. L’avvio imminente del cantiere segna una svolta nel percorso, dopo anni di discussioni e progetti rimasti fermi.

Il protocollo antimafia: controlli serrati per gli appalti del ponte

Una delle priorità della riunione al MIT è stata la firma di un protocollo antimafia pensato per escludere infiltrazioni criminali negli appalti del ponte sullo Stretto. Questo accordo farà uso di strumenti già testati nelle grandi opere come le Olimpiadi Milano-Cortina e nei cantieri per nuovi ospedali in Calabria. Il modello prevede una vigilanza stretta e centralizzata affidata al Ministero dell’Interno.

Ogni ditta che prenderà parte ai lavori dovrà iscriversi obbligatoriamente all’“anagrafe antimafia”, un registro con cui vengono monitorate le aziende in relazione a rapporti accertati con la criminalità organizzata. Sarà il Ministero a gestire questo elenco, aggiornandolo e intervenendo con sospensioni o esclusioni al primo sospetto o segnale di rischi.

L’attività di controllo toccherà ogni fase del percorso dal cantiere, con verifiche sulle forniture e materiali in ingresso, fino alle procedure di esproprio dei terreni per la costruzione. L’obiettivo è presidiare ogni anello della catena produttiva per non lasciare margini di manovra alle organizzazioni mafiose.

Il ministro dell’Interno Piantedosi ha spiegato che “si tratta di un modello che unisce norme giuridiche e strumenti operativi robusti già collaudati in situazioni complesse.” La scelta di replicare questa esperienza sulle infrastrutture del ponte dimostra la volontà di controbilanciare il peso economico dell’opera con controlli serrati e un’attenzione continua alla legalità.

Coinvolgimento dei ministeri e aspetti di giustizia e sicurezza

La riunione al MIT ha coinvolto rappresentanti non solo delle infrastrutture ma anche della Difesa, dell’Economia e della Giustizia. Questa presenza testimonia la complessità della fase preparatoria, che non si limita alla semplice costruzione ma integra questioni legate alla sicurezza nazionale, all’allocazione delle risorse pubbliche e al rispetto delle normative legali.

Nel confronto mattutino si sono gettate le basi per un coordinamento tra uffici, che dovranno seguire congiuntamente l’evoluzione del progetto. Le procedure di controllo antimafia, ad esempio, richiedono un dialogo stretto tra forze dell’ordine e magistratura, mentre la Difesa può avere un ruolo nelle valutazioni di sicurezza infrastrutturale.

L’aspetto economico, essendo al centro del decreto, ha acceso particolare attenzione da parte del ministero dell’Economia, che dovrà vigilare sull’impiego dei fondi pubblici e sui possibili aumenti di costi.

Il lavoro di questa squadra misto di ministeri appare decisivo per la riuscita dell’opera e per minimizzare rischi di corruzione o ritardi. Diverse norme del dl infrastrutture riflettono proprio questa integrazione multidisciplinare.