l’accordo commerciale tra Usa e Regno Unito non cambia il mercato mentre Russia e Cina siglano 26 intese operative

L’accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito ha suscitato reazioni miste nei mercati, mentre Russia e Cina consolidano legami economici, evidenziando un cambiamento nelle dinamiche globali.
L'articolo analizza l'impatto incerto dell'accordo commerciale Usa-Regno Unito sui mercati, evidenziando nel contempo la crescente cooperazione tra Russia e Cina e i cambiamenti nelle dinamiche economiche globali, con particolare attenzione alle tensioni sul debito Usa, l'export cinese e il ruolo emergente delle criptovalute. - Unita.tv

L’accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito doveva segnare una svolta nei rapporti tra Washington e Bruxelles. Ma il mercato obbligazionario Usa mostra reazioni sorprendenti, lontane da entusiasmi mediatici. Quel giorno, però, a Mosca venivano firmati ventisei accordi tra Russia e Cina, segnale di una dinamica commerciale ben diversa. Andiamo a vedere cosa sta succedendo tra questi grandi protagonisti economici, senza lasciare spazio a illusioni o notizie gonfiate.

L’accordo usa-regno unito e la reazione dei mercati obbligazionari

L’intesa fra Stati Uniti e Regno Unito, ampiamente pubblicizzata come un modello per i futuri negoziati commerciali con l’Unione europea, ha avuto un impatto piuttosto ambiguo sui mercati finanziari. I rendimenti dei titoli di Stato Usa a breve termine, in particolare quelli con scadenza a uno e due anni, hanno mostrato un’inversione insolita, quasi paradossale. Il segnale pare difficile da interpretare; pare infatti che chi detiene i titoli di debito americano non abbia apprezzato la portata dell’accordo, o perlomeno non lo ritenga risolutivo.

L’accordo mantiene dazi del 10% sulle merci in arrivo da Londra, elemento che indebolisce la presunta novità epocale. Oggi, dopo circa metà periodo di sospensione di 90 giorni, i dazi restano congelati ma non abrogati, lasciando il settore in una situazione di stallo. I dati concreti, per esempio quelli del traffico merci nel porto di Long Beach, raccontano una storia diversa da quella raccontata dai media, con un’intensa attività commerciale tra Cina e Stati Uniti, e nessun segno di rallentamenti clamorosi.

La controinformazione e le mosse dei paesi asiatici

Nel frastuono mediatico che ha accompagnato l’accordo transatlantico, si è assistito a scarso rilievo dato ai numerosi accordi firmati tra Russia e Cina in quel medesimo giorno. Ventisei intese operative, che interessano il commercio, l’energia e la difesa, testimoniano un legame sempre più stretto tra Mosca e Pechino. Questo evento ha ricevuto poca attenzione da parte della stampa occidentale, quasi fosse marginale rispetto all’evento commerciale tra Usa e Regno Unito.

Anche l’Asia si muove su più fronti con decisione. La Banca centrale di Hong Kong ha recentemente intervenuto con forza per sostenere il peg tra dollaro di Hong Kong e valuta locale, mantenendo un legame finanziario con il dollaro Usa apparentemente in via di deterioramento. Questi movimenti economici stanno spingendo alcuni paesi asiatici a ridurre la loro esposizione in dollari, ipotizzando una vendita massiccia per un valore di 2,5 trilioni di dollari, come evidenziato da Eurizon SLJ Capital. Il cambiamento nelle riserve internazionali potrebbe scuotere l’assetto monetario globale.

L’export cinese e i dati economici filtrati

Nonostante un calo del 21% nelle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti, nel mese di aprile il totale dell’export cinese ha segnato un aumento del +8,1%. Questo incremento è attribuibile soprattutto alla domanda dei mercati asiatici ed europei. Questi dati, accantonati in molte analisi mainstream, delineano un quadro più sfaccettato dell’economia cinese, che continua a trovare sbocchi oltre il mercato americano.

Il dialogo commerciale tra Usa e Cina non ha ancora preso piede in modo concreto, ma i flussi commerciali mostrano segnali di vitalità. Sullo sfondo, proposte politiche interne negli Stati Uniti cercano di bilanciare la pressione fiscale sui ricchi con riduzioni fiscali per ceti medi e bassi, un tema che rischia di aumentare il debito pubblico americano già massiccio. Le cifre sul debito Usa37 trilioni di dollari totali e oltre 1,2 trilioni all’anno di spese per interessi – evidenziano un peso finanziario difficile da ignorare.

La centralità del debito usa e la gestione della fed

Gli Stati Uniti si preparano ad affrontare entro un anno il rinnovo di titoli di debito per circa 9 trilioni di dollari, di cui 7 entro l’autunno. Gestire questo passivo resta una priorità assoluta per Washington, che, nel frattempo, mantiene uno scontro mediatico tra la presidenza di Donald Trump e la Federal Reserve guidata da Jerome Powell. L’immagine pubblica nasconde una strategia finanziaria complessa, in cui ogni mossa può influire sulla stabilità economica globale.

Le tensioni commerciali e politiche spingono alcune economie asiatiche a spostare il loro orientamento verso una minore dipendenza dal dollaro, sondando alternative come l’oro e le criptovalute. Il rally dell’oro segna una crescente domanda di asset rifugio. Nel frattempo, Bitcoin ha superato quota 100.000 dollari, mentre la Cina ha adottato misure per stimolare la liquidità con tagli dei tassi e requisiti di riserva.

Il ruolo criptovalute e le strategie usa

L’interesse della Casa Bianca per una riserva strategica di criptovalute continua, ma il percorso appare ancora incerto. La visita di Elon Musk a Fort Knox con il Dogecoin per testare la reale presenza di oro nelle riserve rappresenta un episodio curioso ma sintomatico di un’attenzione crescente verso la trasparenza finanziaria.

Nonostante l’apparente concentrazione sugli strumenti tradizionali, è chiaro che gli scenari monetari globali si stanno modificando. La vecchia egemonia occidentale nel controllo delle valute rifugio sta mostrando crepe. Il dialogo economico tra Stati Uniti, Europa, Russia e Asia rimane in corso, con effetti destinati a farsi sentire nei prossimi mesi, specie sul fronte finanziario e commerciale.