La vicenda di carmine apuzzo e salvatore falcetta, carabinieri uccisi ad alcamo marina nel 1976
La tragica uccisione dei carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta ad Alcamo Marina nel 1976 rimane un mistero irrisolto, simbolo di tensioni politiche e criminalità in Sicilia.

La notte tra il 26 e il 27 gennaio 1976, due carabinieri di Alcamo Marina furono assassinati in un misterioso agguato mai del tutto chiarito, lasciando una ferita aperta nella memoria della provincia di Trapani. - Unita.tv
La notte tra il 26 e il 27 gennaio 1976 segna una ferita ancora aperta nella memoria della provincia di Trapani. Due carabinieri in servizio presso la casermetta “Alkamar” di Alcamo Marina, carmine apuzzo e salvatore falcetta, furono assassinati a colpi di arma da fuoco in circostanze mai del tutto chiarite. Questo crimine, rimasto senza una verità definitiva, ha continuato a suscitare interesse e interrogativi, anche a distanza di quasi cinquant’anni. I dettagli di quella tragica notte e le ricostruzioni delle indagini mostrano uno scenario denso di misteri, ombre e tensioni legate al difficile contesto storico di quegli anni.
La scoperta dei corpi e la scena del crimine
La tragedia emerse solo con l’arrivo della scorta del segretario del MSI, Giorgio Almirante, la mattina del 27 gennaio 1976. Dopo aver notato che la porta della casermetta “Alkamar” era stata forzata – utilizzando una fiamma ossidrica – i componenti della scorta entrarono e scoprirono i corpi senza vita di apuzzo e falcetta. Le prime ore successive alla scoperta ebbero un ritmo concitato, mentre i carabinieri cercavano di ricostruire quanto successo durante la notte.
La dinamica dell’assalto
La dinamica dell’assalto rimane tutt’oggi ambigua. I due militari furono uccisi con armi da fuoco, ma non si è mai chiarito se si trattò di un attacco mirato o di un episodio legato a tensioni più ampie nella zona. Il fatto che la porta fosse stata forzata con la fiamma ossidrica suggerisce una preparazione, ma il motivo preciso resta oscuro. Quel 27 gennaio iniziò così un lungo percorso di indagini che fino a oggi non ha fatto emergere una verità condivisa.
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Carmine apuzzo, giovane campano di appena 19 anni, era uno dei più giovani in servizio nella caserma di alcamo marina. Pochi mesi prima aveva scelto l’Arma e mostrava, nelle testimonianze di allora, determinazione e disciplina. La sua morte colpì per la sua rapidità e la brutalità. Il ragazzo rappresentava un simbolo giovane e al tempo stesso fragile, la cui vita si spezzò senza una vera ragione.
Salvatore falcetta, con il grado di appuntato, era il carabiniere più esperto della coppia. Da tempo prestava servizio nella stessa stazione e conosceva bene il territorio. Padre di famiglia, la sua uccisione aggiunse dolore personale a una vicenda già drammatica. Per la comunità locale, l’omicidio di questi due uomini non fu solo un colpo per l’Arma ma un segnale inquietante per Alcamo Marina e l’intera provincia. La loro storia, fatta di servizio e sacrificio, continua ad avere un peso nella memoria collettiva.
Il contesto storico e le piste investigative
Quella zona di Sicilia, tra fine anni Settanta e inizio dei successivi, era teatro di tensioni politiche e criminalità diffusa. Nel 1975, infatti, nella stessa area, erano stati uccisi figure politiche come l’ex sindaco democristiano francesco paolo guarrasi e il consigliere comunale antonio piscitello. La violenza sembrava dilagare e alimentare un clima di paura e sospetti.
Le indagini sull’uccisione di apuzzo e falcetta furono affidate al capitano Giuseppe Russo. Varie piste vennero esaminate: la prima riguardava il terrorismo politico di sinistra, con alcune rivendicazioni da parte di gruppi extraparlamentari. Le brigate rosse, però, negarono ogni coinvolgimento. Un’altra ipotesi riguardò la mafia, molto attiva nel territorio. Infine, si parlò anche di gladio, l’organizzazione segreta, e di presunti traffici d’armi connessi alla strage.
Arresto di giuseppe vesco e le accuse
Un evento chiave fu l’arresto, il 13 febbraio 1976, di giuseppe vesco, un carrozziere di partinico vicino agli ambienti anarchici. Durante perquisizioni nella sua casa furono trovate armi compatibili con quelle usate nella strage. Vesco accusò altri giovani, tra cui giuseppe gulotta e gaetano santangelo, ma in seguito tutti ritrattarono, denunciando torture durante gli interrogatori. Vesco stesso morì impiccato nella sua cella pochi mesi dopo. Tale vicenda sollevò dubbi forti sulla gestione delle indagini e sulla verità nascosta dietro quegli eventi.
Il ricordo e le commemorazioni a distanza di anni
Nonostante il mistero, carmine apuzzo e salvatore falcetta non sono stati dimenticati. Nel 2012 il presidio di Libera ad alcamo è stato intitolato alla memoria dei due carabinieri. Quattro anni dopo, nel 2016, il lungomare di alcamo marina fu dedicato a loro. Questi gesti offrono un riconoscimento pubblico e un segno tangibile del ricordo.
Eppure, anche con queste commemorazioni, la verità completa sulla strage resta nascosta. La mancanza di certezze alimenta dibattiti e ricerche, ma la vicenda appare come uno dei tanti nodi irrisolti della storia italiana recente. Le ombre di quella notte a alcamo marina conservano ancora i loro segreti, lasciando aperta una pagina dolorosa sia per le famiglie colpite che per l’intera comunità locale.