La ue approva il piano di riarmo con fondi di coesione: tensioni e dubbi sulla legittimità della procedura

La commissione europea approva l’uso dei fondi di coesione per la difesa, suscitando polemiche e divisioni politiche tra stati membri, mentre la corte dei conti esprime preoccupazioni sugli impatti.
La Commissione Europea ha approvato l'uso dei fondi di coesione per investimenti nella difesa, suscitando polemiche politiche e istituzionali per la procedura d’urgenza adottata e i rischi evidenziati dalla Corte dei Conti sulla coesione regionale. - Unita.tv

La commissione europea ha dato il via libera, tra polemiche e resistenze, a una riforma che consente di usare i fondi di coesione per investimenti nella difesa. Questa operazione segna un passo importante nel riarmo voluto da ursula von der Leyen e mira a rafforzare la capacità militare dei paesi membri in un contesto segnato dalle tensioni legate alla guerra in ucraina e al ruolo della russia. Nonostante la maggioranza politica a favore, la scelta di adottare una procedura d’urgenza senza passare dal parlamento ha suscitato forti contestazioni.

La svolta europea: i fondi di coesione destinati alla difesa

La commissione regi, che si occupa degli affari regionali, ha deciso di approvare il testo chiave per il riarmo con il richiamo all’articolo 122 del trattato europeo. Questa norma permette di attivare procedure accelerate in situazioni di emergenza, saltando alcuni passaggi parlamentari previsti. Il voto ha registrato 22 favorevoli, 14 contrari e 2 astenuti. La decisione di utilizzare i fondi di coesione – normati per ridurre gli squilibri economici e sociali tra le regioni – per finanziare spese militari ha scatenato un acceso dibattito politico. La maggioranza a sostegno di von der Leyen ha spinto per l’approvazione rapida, giustificando l’urgenza con la minaccia russa, ormai considerata un rischio diretto per tutta europa.

Posizione di ursula von der Leyen

Ursula von der Leyen ha ribadito che la guerra in ucraina rappresenta una minaccia per l’intero continente e che l’idea di tagliare la dipendenza dal gas russo si accompagna alla volontà di proseguire con l’integrazione dell’ucraina nell’ue. Queste affermazioni hanno trovato eco in molti stati membri, ma non hanno spostato il fronte dell’opposizione interna, soprattutto nella sinistra europea che teme una torsione militare e l’aumento dei rischi geopolitici. La decisione ha fatto emergere profonde spaccature tra i partiti politici europei, con destre e sinistre schierate su posizioni opposte.

Le critiche della corte dei conti europea sulla mancanza di valutazioni d’impatto

A poche ore dall’approvazione, la corte dei conti europea ha espresso forti riserve sul piano. Nel suo parere recente, l’ente di controllo ha sottolineato l’assenza di una valutazione dettagliata sugli effetti economici, sociali e ambientali del reindirizzamento dei fondi di coesione verso investimenti militari. Questa lacuna rischia di compromettere la capacità della politica di coesione di raggiungere il suo scopo principale: ridurre le disparità tra le regioni più e meno sviluppate dell’europa.

I rischi secondo la corte dei conti

La corte ha evidenziato che l’attuale proposta rischia di complicare e frammentare ulteriormente le politiche territoriali europee, deviate da priorità che non riguardano direttamente lo sviluppo regionale. Il rischio più grave, secondo la corte, è che eventuali problemi legati a questa scelta emergano solo dopo che le risorse sono state impegnate, rendendo difficile un passo indietro. Lo scenario disegnato fa pensare a una battuta d’arresto per la coesione economica e sociale del continente, proprio in un momento in cui le disuguaglianze regionali restano un tema cruciale.

Lo scontro istituzionale tra presidente del parlamento e commissione europea

La decisione della commissione regi ha sollevato anche tensioni dentro gli stessi organismi europei. Roberta Metsola, presidente del parlamento europeo, ha inviato una lettera ufficiale a ursula von der Leyen e ad antonio costa, presidente del consiglio europeo, manifestando la propria preoccupazione per la procedura utilizzata per approvare il piano di riarmo. Questa lettera contiene un monito che minaccia l’apertura di una disputa legale qualora non venga rispettato l’iter normale previsto per le decisioni legislative.

Posizione di roberta metsola

Metsola ha chiarito di non mettere in discussione i contenuti della proposta in sé, ma di denunciare la mancata osservanza delle regole democratiche. L’approvazione senza consultare il parlamento rischia di ledere la legittimità dell’intero processo. La presidente ha avvertito che, se il consiglio dovesse portare avanti la riforma appellandosi all’articolo 122, sarebbe pronta ad attivare le procedure previste dall’articolo 155, relative al ricorso alla corte di giustizia europea. Questo scontro conferma le difficoltà di bilanciamento tra gli organi europei, soprattutto su temi sensibili come la difesa.

L’allarme lanciato da metsola apre una fase di incertezza sul proseguimento delle operazioni relative alla riforma. A breve si dovrà capire come verrà gestita la questione dal punto di vista istituzionale e se il dialogo potrà prevalere su una possibile battaglia nei tribunali comunitari.

L’impatto politico e le divisioni tra gli stati membri

Il piano di riarmo europeo interviene in un momento clima geopolitico molto teso, con la guerra in ucraina che ha rafforzato le preoccupazioni per la sicurezza del continente. La scelta di destinare fondi di coesione alla difesa modificherà le priorità nei bilanci europei, con effetti replicabili nei territori più fragili. Alcuni paesi, come la polonia, si trovano ad affrontare diverse sfide interne legate a pressioni politiche e alla gestione dei flussi migratori, che rendono questo riassetto finanziario ancora più delicato.

Le opinioni degli elettori appaiono frammentate e i partiti politici si dividono tra chi difende la proposta come necessaria e chi la considera un salto troppo deciso verso una militarizzazione in europa. L’ascesa di movimenti euroscettici e partiti con posizioni nazionaliste influisce sul processo decisionale e rischia di complicare ulteriormente il raggiungimento di un consenso ampio.

Il quadro complessivo che emerge, con valutazioni tecniche che mettono in guardia dagli effetti collaterali e pressioni politiche che surriscaldano il dibattito, si traduce in una fase incerta per il futuro della cooperazione europea in materia di difesa. Le prossime settimane saranno decisive per stabilire se il progetto riuscirà a consolidarsi o se dovrà affrontare rilievi istituzionali e politici difficili da superare.