Home la tragedia di gaza raccontata da jean-pierre filiu e i suoi effetti sulla popolazione civile

la tragedia di gaza raccontata da jean-pierre filiu e i suoi effetti sulla popolazione civile

La guerra a Gaza ha causato una crisi umanitaria devastante, colpendo donne e bambini, mentre il ruolo di Hamas si rafforza in un contesto di violenze e mancanza di aiuti.

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Il libro di Jean-Pierre Filiu offre una testimonianza diretta sulla devastazione di Gaza, evidenziando la crisi umanitaria, il ruolo di Hamas e l’assenza di soluzioni internazionali, con un focus su donne, bambini e la popolazione civile intrappolata in una spirale di violenza e povertà. - Unita.tv

La guerra a gaza ha generato una crisi umanitaria senza precedenti, che colpisce soprattutto donne, bambini e la classe media ormai quasi scomparsa. Lo storico francese Jean-Pierre Filiu ha vissuto per quasi un anno in un centro di Medici Senza Frontiere nel territorio, portando una testimonianza diretta molto dettagliata nel libro “uno storico a gaza”. Le sue parole, riprese da Le Monde, rivelano una realtà fatta di distruzione urbana quasi totale, mancanza di aiuti, violenze e tensioni frutto di uno stallo politico e sociale che sembra non trovare soluzione. Il racconto esplora le condizioni della popolazione civile, l’emergenza sanitaria e sociale e il ruolo di Hamas oggi più forte nella debolezza generale.

Come è devastata gaza e l’impatto del blocco sugli aiuti

Dall’inizio del conflitto, gaza è stata devastata: secondo Filiu, l’87% degli edifici risulta distrutto o danneggiato gravemente, compromettendo abitazioni, scuole, ospedali e infrastrutture essenziali. Le strade sono spesso ridotte a macerie, mentre i servizi di base hanno un accesso limitato o nullo. Il blocco imposto al territorio impedisce l’ingresso regolare degli aiuti e dei giornalisti. Ciò blocca ogni possibilità di monitoraggio e di interventi rapidi, lasciando la popolazione in uno stato di abbandono e crescente disperazione.

La scarsità di rifornimenti arriva nei momenti più critici, ma sono frequenti i saccheggi. I pochi alimenti che riescono a circolare vengono comprati a prezzi molto elevati, a causa della presenza di speculatori che approfittano della situazione. Filiu descrive questo fenomeno come una “morte doppia” delle vittime: prima colpite dalla guerra, poi da chi sfrutta la loro vulnerabilità economica e dalla mancanza di attenzione mediatica.

Condizioni igieniche e sanitarie in forte deterioramento

Il contesto urbano ridotto a uno scenario di guerra ha reso impossibile assicurare servizi come acqua potabile o elettricità, andando ad aggravare le condizioni igieniche. Gli ospedali, sovraccarichi, non riescono più a rispondere alle esigenze della popolazione.

La drammatica condizione di donne e bambini

Il racconto di Filiu dà particolare rilievo alla situazione di donne e bambini, da sempre i soggetti più fragili nei conflitti armati. A gaza, i bambini sono privati della scuola, percorso che rappresenta l’unica prospettiva di futuro per molti, e sono costretti a muoversi per ore senza scarpe, cercando acqua e cibo in una città ridotta a macerie. Questo vagabondare aumenta il rischio di malattie.

Le madri invece devono prepararsi a fuggire improvvisamente a ogni bombardamento. Spesso abbandonano le loro case con uno zaino contenente quel poco che serve a sopravvivere, lasciando tutto il resto dietro di sé. La pressione psicologica e materiale produce un aumento delle malattie fisiche e mentali, mentre si segnalano numerosi episodi di violenza domestica.

Aumento dei disturbi mentali e violenze

Filiu sottolinea che più di un terzo dei bambini soffre di problemi mentali che necessiterebbero di cure specifiche, assenti ormai da tempo. Le donne rimaste in strada, spesso vestite di stracci, sono vulnerabili e sempre più vittime di abusi sessuali. Questi episodi hanno spinto il ministero della salute locale ad approvare l’aborto fino al 120esimo giorno di gravidanza.

In certi casi, le famiglie costringono le figlie a matrimoni precoci per proteggerle dal rischio di violenze, anche quando vivono nei rifugi temporanei. L’emergenza di questa situazione dimostra quanto la guerra abbia messo in ginocchio ogni forma di tutela e protezione sociale.

Il ruolo di hamas e le tensioni dopo il 7 ottobre

Dopo l’attacco del 7 ottobre, il ruolo di Hamas nelle dinamiche interne a gaza si è consolidato, pur con la scomparsa di numerosi leader storici. Filiu osserva che, con la quasi totale sparizione della classe media e degli intellettuali critici verso il movimento islamista, l’organizzazione guadagna terreno.

Il vuoto politico e l’assenza di alternative offerte dalle istituzioni internazionali spingono sempre più persone a unirsi alle brigate Qassam, attratte da una voglia di vendetta. Le fonti israeliane stimano che almeno 8500 terroristi – tra combattenti, comandanti e personale vario – siano morti durante i combattimenti. Nonostante questo, il numero di arruolati sembra destinato a crescere.

Rafforzamento del controllo e dipendenza dalle fazioni interne

Il controllo esercitato da Hamas oggi non incontra opposizione reale e rafforza la dipendenza dei cittadini dai clan interni. Filiu mette in guardia sul fatto che anche se il consenso per l’organizzazione può calare, il rischio di un regime ancora più estremo resta alto.

Sguardo internazionale e mancanza di soluzioni per gaza

Il libro di Filiu mette in evidenza una mancanza evidente di decisioni concrete da parte della comunità internazionale per porre fine a questa drammatica situazione. Il silenzio mediatico e il blocco delle informazioni aumentano la sensazione di abbandono nella popolazione.

Uno scenario di stallo politico continua a impedire il dialogo per un futuro stabile. Filiu conclude che gaza potrà aprirsi davvero solo con la creazione di uno stato palestinese che conviva pacificamente con israele. Finché questo non avverrà, la popolazione resterà intrappolata in una spirale di violenza, povertà e violazioni dei diritti umani. La testimonianza rimane un documento prezioso per capire la portata della tragedia lontano dagli occhi e dall’attenzione pubblica.