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La strategia della russia in africa: sicurezza militare, concessioni minerarie e diplomazia nucleare nel 2025

La Russia sta espandendo la sua influenza in Africa attraverso operazioni militari private, concessioni minerarie e progetti energetici, mirando a contrastare l’Occidente e sfruttare le risorse locali.

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L'articolo analizza il crescente ruolo della Russia in Africa, basato su compagnie militari private, concessioni minerarie e diplomazia nucleare, che rafforza l'influenza di Mosca in un contesto di competizione globale e instabilità locale, pur con risorse limitate e senza promuovere uno sviluppo duraturo. - Unita.tv

Nel contesto globale attuale, il ruolo della russia in africa si rafforza attraverso un mix di operazioni militari private, accordi sulle risorse naturali e progetti energetici difficili da ignorare. Mosca punta a consolidare la propria influenza in diverse aree del Continente, contrastando la presenza occidentale e cavalcando le opportunità offerte dai Paesi africani, spesso segnati da instabilità politica e sanzioni internazionali.

Attenzione alle compagnie militari private e concessioni minerarie

Il passaggio dei privati militari russi come elemento chiave per Mosca in africa si basa su un modello piuttosto definito. Le cosiddette società militari private, prima conosciute come Wagner e ora parte del cosiddetto Africa Corps, operano per mettere in sicurezza infrastrutture strategiche, proteggere leader autarchici e offrire supporto militare e addestrativo alle forze locali. Spesso si tratta di conflitti contro ribelli o gruppi terroristici presenti in vari Paesi, dove l’esercito nazionale non riesce a mantenere il controllo.

In cambio di questo supporto, le agenzie governative russe ottengono concessioni minerarie importanti. Questi accordi riguardano risorse come oro, uranio e diamanti, preziose non solo per le economie dei Paesi africani ma anche per Mosca, che sfrutta questi giacimenti. La russia, quindi, mette a disposizione anche canali di commercio sommerso, utili in situazioni in cui Paesi sottoposti a sanzioni internazionali non possono esportare liberamente queste risorse. Le merci vengono così immesse nel mercato globale tramite rotte illecite, pulendole di fatto.

Paesi chiave sotto la lente russa

Il fenomeno si riscontra in Paesi come Libia, Mali, Burkina Faso, Niger, e nella Repubblica Centrafricana. Qui la presenza russa si lega non solo a obiettivi economici ma anche geopolitici, perché i legami con governi spesso instabili o autoritari servono a garantire a Mosca un ruolo influente nelle dinamiche politiche locali e nelle votazioni internazionali, come all’Onu.

La politica di mosca: non ingerenza e il “pacchetto wagner”

Rispetto a modelli occidentali, la russia adotta una strategia basata sulla non ingerenza nella politica interna dei Paesi africani. Non impone condizioni riguardo alla governance o al rispetto dei diritti umani, fatto che le garantisce un accesso esclusivo a quei governi che rifiutano di sottostare a pressioni esterne. Questa politica viene spesso identificata come il “pacchetto Wagner” e si struttura su uno scambio di vantaggi pragmatici.

Attraverso questa formula, Mosca offre ai suoi partner militare, economico e politico senza chiedere un cambio di regime o riforme interne. “Viene difeso il diritto sovrano di questi Paesi di non piegarsi a modelli occidentali”, favorendo al contempo la creazione di una rete di alleanze che tutelano gli interessi russi nel continente. In Assemblea Generale Onu, i Paesi africani legati a Mosca spesso schierano i loro voti a favore di Mosca, fragilizzando le relative sanzioni e campagne politiche.

Questo approccio tuttavia limita le possibilità di sviluppo reale per le nazioni coinvolte. Mosca non investe con fondi statali né promuove uno sviluppo industriale concreto. Dispone infatti di risorse economiche e capacità industriali limitate in africa, e non punta a competere apertamente con potenze come la Cina, la Turchia o l’India, che ovviamente giocano in un’altra dimensione nei rapporti economici e infrastrutturali con il Continente.

La diplomazia nucleare russa: centrali nucleari come leva politica

Una parte strategica della presenza russa in africa si concretizza nella diplomazia nucleare. Mosca propone la costruzione di impianti nucleari per la produzione di energia elettrica, offrendo competenze, ingegneria e formazione al personale locale. Questi progetti, pur in numero limitato, creano legami tecnici e politici di lungo corso con i governi ospitanti.

Realizzare una centrale nucleare implica scambi tecnologici che vincolano il partner africano e creano assuefazione nei confronti della russia. Questa forma di cooperazione si aggiunge agli altri strumenti dell’influenza russa, configurando un legame che va oltre la mera amministrazione del potere o delle risorse.

Nonostante ciò, la russia non ambisce a essere leader nella penetrazione in africa, incontrando forti concorrenti. Cina, Turchia, India e monarchie del Golfo tendono a investire più risorse e persone sul campo rispetto a Mosca. Per questo la presenza russa si muove con equilibrio tattico, agendo per lo più in contropiede e mantenendo un ruolo secondario.

L’italia e il piano mattei in libia: i nuovi equilibri

L’Italia si ritrova a confrontarsi con il rafforzamento russo in africa, specie in Libia, dove Roma ha in corso il cosiddetto Piano Mattei, un programma orientato a stabilizzare il paese attraverso la cooperazione economica e energetica. Mosca, dal canto suo, ha legami stretti con figure chiave come il generale Haftar, espressione di un approccio più autoritario al controllo del territorio.

I russi parlano con interlocutori che l’Italia non può incontrare a causa di principi di rispetto dei diritti umani. Non fanno proposte per lo sviluppo economico nazionale come il Piano Mattei, ma riescono a essere antagonisti reali. La loro presenza rappresenta un ostacolo in bande specifiche, dove il rapporto russo-libico si traduce in influenza militare e politica.

Anche a livello internazionale, la penetrazione russa complica gli sforzi diplomatici italiani, che mirano a stabilizzare le aree strategiche per la sicurezza energetica europea. Il confronto tra i due Paesi mostra quindi un mix di antagonismo e concorrenza su più fronti.

Difficoltà della presenza militare e ovvie sfide politiche

La presenza militare russa in africa deve fare i conti con diversi limiti. L’impegno sul fronte della sicurezza non ha rafforzato la situazione in Mali, Burkina Faso e nelle altre zone dove il terrorismo jihadista resta aggressivo. L’uso della forza bruta, sostiene l’esperto Marco di Liddo, non basta per debellare gruppi armati radicati nel territorio.

La russia, inoltre, soffre l’impossibilità di impiegare grandi numeri di uomini a causa della guerra infuriata in Ucraina. Questo limita notevolmente la capacità operativa e la gestione logistica delle missioni africane.

Il primo obiettivo di Mosca appare dunque garantire la sopravvivenza dei governi amici, senza impegnare risorse per cambiare davvero il panorama di sicurezza. Il sistema fondato su compagnie militari private e concessioni minerarie si rivela un modello “a rendimento limitato” ma sostenibile per le esigenze del Cremlino.

La corsa alle materie prime fra russia, stati uniti e altri player globali

L’interesse per le materie prime critiche definisce la corsa di russia, Stati Uniti e altri attori verso l’africa. I Paesi occidentali vedono il Continente come fonte fondamentale di risorse indispensabili per le industrie tecnologiche e militari. Mosca, da parte sua, sfrutta la disponibilità africana per non solo acquisire risorse ma anche per ridurre l’accesso ai rivali euroatlantici.

Gli Stati Uniti si muovono con accordi bilaterali, addestrando le forze locali e mantenendo un presidio discreto di forze speciali impegnate nella lotta al terrorismo. Negli ultimi anni si è aperto il dialogo con Paesi chiave come la Repubblica Democratica del Congo, che ha chiesto supporto militare americano contro ribelli attivi nel territorio.

Il timore di un coinvolgimento militare pesante, alla maniera di Iraq o Afghanistan, frena per ora l’approccio Usa nella regione. Il valore delle materie prime, specialmente delle terre rare, accentua però la necessità di stabilire condizioni di controllo.

La russia occupa un ruolo strategico nell’interdizione delle materie prime ad altri attori, più che in un effettivo sviluppo economico locale. La competizione è aperta, ma africani e globali sanno che non si tratta solo di risorse, ma di una partita geopolitica più ampia.

Il peso della guerra in ucraina sulla presenza russa in africa

Nonostante la guerra in ucraina assorba gran parte delle risorse militari russe, Mosca continua a mantenere o a consolidare la sua presenza africana, anche se con fatica. La promessa di stabilità e lotta al terrorismo non si è concretizzata davvero in zone calde come il Sahel. Terrorismo e instabilità rimangono all’ordine del giorno.

La guerra limita significativamente l’aumento degli impegni russi sul Continente e costringe il Cremlino a ragionare su priorità e capacità di intervento. L’accompagnamento della politica con canali privati e accordi politici consente però a Mosca di mantenere rapporti stabili, senza dilapidare troppe risorse.

Il ruolo russo in africa si situa quindi in un quadro complesso, dove deve fare i conti con la competizione globale e la gestione di una guerra sanguinosa ai confini. Ogni passo mosso sul Continente africano sembra calibrato per salvaguardare interessi a medio termine, senza impegnarsi in sviluppi profondi o duraturi.