Home La scuola italiana e la letteratura: perché i classici da soli non bastano più a scuola

La scuola italiana e la letteratura: perché i classici da soli non bastano più a scuola

La didattica della letteratura italiana nelle scuole secondarie è in crisi, con programmi poco adattivi che non rispondono alle reali esigenze degli studenti, creando un divario tra teoria e competenze pratiche.

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L’articolo evidenzia le criticità dell’insegnamento della letteratura italiana nelle scuole tecniche e professionali, sottolineando la necessità di un approccio più pratico, flessibile e vicino alle reali competenze linguistiche degli studenti. - Unita.tv

La letteratura italiana è un pilastro dell’istruzione, ma nel 2025 il modo in cui viene insegnata nelle scuole secondarie genera forti critiche. Nei percorsi tecnici e professionali in particolare, molti studenti non riescono a seguire i programmi tradizionali che si basano quasi esclusivamente sulla storia della letteratura. Questo crea un divario tra ciò che si insegna e le competenze pratiche che i ragazzi hanno realmente bisogno di sviluppare. In effetti, centrare l’educazione solo su autori e movimenti senza consolidare le capacità di lettura e scrittura rischia di rendere l’insegnamento poco efficace e distante dalla realtà degli studenti.

Il problema concreto degli studenti e l’adeguatezza dei programmi scolastici

Molti ragazzi raggiungono la scuola secondaria con lacune fondamentali nelle competenze linguistiche, come la comprensione del testo e la capacità di scrittura. Nei licei tradizionali, questo può risultare meno evidente, ma nei tecnici e professionali il divario si fa netto. Continuare a proporre programmi che prediligono l’analisi dettagliata di testi complessi come quelli di Tasso o la disputa letteraria tra classicisti e arcadi non aiuta chi fatica già a comprendere il significato di frasi semplici. Gli studenti spesso non riescono a interpretare il contenuto o a esprimere un pensiero coerente e articolato. Di questa emergenza educativa però si discute poco, mentre dovrebbe essere al centro della revisione dei programmi scolastici.

Un modello statico e poco adattivo

L’attuale modello si basa su una replica statica di metodi consolidati senza riconoscere le diverse esigenze di chi frequenta la scuola. Gli approcci rimangono fermi a decenni fa, senza alcuna manutenzione per adattarsi a contesti sociali e culturali mutati. Così, un giovane con difficoltà linguistiche si trova spesso a dover affrontare un percorso piuttosto lontano dal suo livello. La mancanza di esercizi funzionali a migliorare la scrittura e la lettura limita la possibilità di avvicinarsi ai grandi autori. Per questo, molti restano disorientati, demotivati e in difficoltà a scuola.

Tra università e scuola: continuità e ostacoli nella didattica della letteratura

Le università italiane giocano un ruolo importante nella formazione culturale e nella preparazione dei futuri insegnanti, ma finora non hanno saputo dare risposte innovative. La storia della letteratura italiana viene trattata come un campo accademico elitario, un simbolo di superiorità più che uno strumento utile per la didattica. Le facoltà umanistiche raramente propongono corsi che mettono in discussione il canone o che si concentrano sul modo in cui trasmettere efficacemente i contenuti a studenti con diversi livelli di partenza.

Il rischio è che questo approccio accademico alimenti una scuola che si guarda troppo allo specchio, restando chiusa in metodi tradizionali e in una certa autoreferenzialità. I docenti, spesso formati secondo modelli universitari datati, ritengono sufficiente replicare le pratiche che hanno imparato loro stessi, e non sempre si interrogano sulle reali esigenze delle classi in cui insegnano. Questa distanza tra formazione universitaria e realtà scolastica contribuisce a mantenere una scuola poco attenta alle competenze di base, essenziali per permettere ai ragazzi di accedere ai contenuti letterari.

Formazione docente e distanza dal reale

“I docenti, spesso formati secondo modelli universitari datati, ritengono sufficiente replicare le pratiche che hanno imparato loro stessi”, una dinamica che impedisce il rinnovamento necessario per rispondere alle esigenze degli studenti.

La difficoltà di leggere e scrivere: un ostacolo sulle spalle degli studenti oggi

Oggi, molti studenti trovano molta distanza tra il linguaggio con cui si confrontano quotidianamente e quello presente nei testi letterari classici. Il divario si amplia, specie nelle scuole tecniche e professionali dove mancano strumenti e tempi adeguati per sviluppare una solida padronanza del codice linguistico. A questi studenti si chiede di interpretare Dante senza aver acquisito le basi necessarie per decifrare frasi di media complessità. La richiesta di scrivere commenti o testi strutturati si trasforma in un compito quasi impossibile.

Di fronte a questa realtà, nascono accuse di voler abbassare l’asticella, mentre invece si tratta di ammettere che senza fondamenta solide non si possono costruire competenze elevate. L’insegnamento letterario deve diventare uno strumento di crescita reale, non un rito immutabile. Serve una riorganizzazione dei tempi e dei contenuti, che consideri l’effettiva situazione degli studenti e le loro capacità. Non è possibile pretendere di dedicare solo quattro ore a settimana a programmi vastissimi che comprendono sia lo studio della metrica sia l’apprendimento di forme di scrittura funzionale, come una mail o un testo argomentativo.

Una proposta per rinnovare la didattica della letteratura italiana nelle scuole tecniche

Per rendere l’insegnamento più vicino agli studenti, è necessario partire da testi che parlino direttamente alle loro esperienze: lavoro, famiglia, memoria e ingiustizia sociale. Scrittori come Carlo Levi, Natalia Ginzburg, Cesare Pavese o Primo Levi offrono linguaggi accessibili e temi che stimolano la riflessione critica. Questi autori possono servire da punto di partenza per risalire poi alle opere di Dante, Leopardi o Manzoni, ma senza trattarle come pietre miliari da venerare. È importante proporle come interlocutori vivi, inseriti in un percorso di apprendimento.

La necessità di una scuola più selettiva e flessibile

La scuola deve abbandonare l’idea che si possa insegnare tutto a tutti nello stesso modo. Occorre fare scelte precise, concentrandosi su ciò che serve davvero a formare la capacità di leggere, comprendere e scrivere. La formazione degli insegnanti, a sua volta, deve uscire da schemi rigidi e aprirsi a metodi efficaci per comunicare con studenti di diversa formazione e preparazione. Università e scuola, quindi, dovrebbero dialogare per migliorare i percorsi educativi e per aiutare i giovani a entrare nel mondo della letteratura senza barriere inutili.

L’attenzione va posta sulla possibilità che la letteratura resti uno spazio vivo, dove imparare a pensare e a interpretare la realtà. Questo passaggio passa per la padronanza di abilità di base, senza le quali anche i testi più grandi rimangono chiusi, muti. Serve un nuovo modo di proporre la tradizione letteraria, più aderente alle condizioni concrete dei ragazzi di oggi, per mantenere forte il legame tra scuola e cultura.